Negli ultimi anni si dibatte molto sul consumo di alcol e di quanto questo faccia male in termini di salute. Ora, un recente studio suggerisce che anche piccole quantità di alcol potrebbero aumentare il rischio di sviluppare demenza.
Pubblicato su eClinicalMedicine di The Lancet, il nuovo studio contraddice ricerche precedenti che suggerivano che un consumo leggero o moderato di alcol potesse avere effetti protettivi sul cervello. Al contrario, i nuovi dati suggeriscono che non esiste una quantità sicura di alcol che non sia associata a un aumento del rischio di demenza.
I risultati delle ricerche degli ultimi anni sono ormai unanimi: un consumo eccessivo e prolungato di alcol può portare a gravi danni neurologici. Tuttavia, finora l’effetto del consumo moderato rimaneva ambiguo. Il nuovo studio, che ha analizzato dati genetici e comportamentali, fornisce una nuova prospettiva, dimostrando che anche piccole quantità di alcol possono aumentare significativamente il rischio di sviluppare demenza nel tempo.
Lo studio ha esaminato i dati di oltre 313.000 bevitori britannici raccolti dalla UK Biobank, una vasta banca dati contenente informazioni mediche e genetiche della popolazione del Regno Unito. I partecipanti erano inizialmente privi di demenza e hanno auto-segnalato le loro abitudini di consumo di alcol durante la raccolta dei dati tra il 2006 e il 2010. I ricercatori hanno seguito i partecipanti fino al 2021, monitorando lo sviluppo di eventuali casi di demenza.
Per ottenere una visione completa della relazione tra alcol e demenza, i ricercatori hanno adottato due approcci distinti. In primo luogo, hanno condotto un’analisi statistica convenzionale utilizzando il metodo di Cox, spesso impiegato per valutare la relazione tra fattori di rischio e la salute nel tempo. Questo ha prodotto una classica curva a forma di “J”, che sembrava indicare che un consumo moderato di alcol potesse essere protettivo contro la demenza, come suggerito da studi precedenti.
Il secondo approccio ha coinvolto l’analisi genetica. Utilizzando dati genetici, i ricercatori hanno identificato specifici polimorfismi genetici legati al consumo di alcol, ma non al fumo, permettendo così di isolare l’effetto specifico dell’alcol. L’analisi genetica ha evidenziato una relazione lineare tra il consumo di alcol e il rischio di demenza: più alcol si consuma, maggiore è il rischio. Questa scoperta ha smentito l’ipotesi della curva a J, dimostrando che qualsiasi livello di consumo di alcol comporta un aumento del rischio di demenza.
Per molti anni, studi osservazionali avevano suggerito che un consumo leggero o moderato di alcol, in particolare vino rosso, potesse offrire benefici per la salute, soprattutto a livello cardiovascolare. Alcuni ricercatori avevano anche proposto che queste quantità moderate potessero ridurre il rischio di malattie neurodegenerative come la demenza. Tuttavia, il nuovo studio suggerisce che queste conclusioni potrebbero essere state influenzate da un fenomeno chiamato “pregiudizio dell’astensione”.
Il pregiudizio dell’astensione si verifica quando i gruppi di controllo negli studi includono ex bevitori che hanno smesso di consumare alcol per motivi di salute. Questi individui possono avere condizioni preesistenti che li portano a evitare l’alcol, dando così l’impressione che i bevitori leggeri abbiano una salute migliore rispetto ai non bevitori. Il nuovo studio ha tenuto conto di questo fattore, evidenziando che la correlazione osservata tra consumo moderato e riduzione del rischio di demenza era probabilmente il risultato di questo bias e non di un reale effetto protettivo dell’alcol.
L’alcol è una neurotossina nota, e i suoi effetti sul sistema nervoso centrale sono ben documentati. L’assunzione cronica di alcol può danneggiare gravemente il cervello, causando atrofia cerebrale e compromettendo le funzioni cognitive. Il dottor Clifford Segil, neurologo presso il Providence Saint John’s Health Center di Santa Monica, ha spiegato che l’alcol può contribuire alla degenerazione del cervello, specialmente nei pazienti già predisposti a condizioni neurodegenerative come la demenza. L’alcol agisce come un depressore del sistema nervoso centrale, aggravando le condizioni cerebrali esistenti e accelerando il declino cognitivo.
L’alcol ha un impatto particolarmente dannoso sull’ippocampo, la regione del cervello responsabile della memoria e dell’apprendimento. Studi hanno dimostrato che l’alcol può causare la morte delle cellule cerebrali in questa area, riducendo la capacità del cervello di formare nuovi neuroni attraverso un processo chiamato neurogenesi. Inoltre, l’alcol cronico può ridurre i livelli di tiamina (vitamina B1), un nutriente essenziale per il corretto funzionamento del cervello. La carenza di tiamina può portare a gravi disturbi neurologici, tra cui la sindrome di Wernicke-Korsakoff, una forma di demenza causata dall’abuso di alcol.
Secondo il dottor Ozan Toy, specialista in psichiatria, l’alcol compromette anche la capacità del cervello di riparare i danni e di formare nuove connessioni neuronali. Nel tempo, l’abuso di alcol porta a una riduzione della plasticità cerebrale, rendendo il cervello più vulnerabile a malattie neurodegenerative come la demenza.
L’uso cronico di alcol è stato collegato a una serie di problemi neurologici, tra cui convulsioni, neuropatie periferiche e perdita di memoria. Segil ha spiegato che l’alcol può interrompere i segnali elettrici nel cervello, portando a disfunzioni cognitive e motorie. Anche bevute occasionali ma pesanti possono avere effetti a lungo termine sul cervello, compromettendo la capacità di concentrazione, memoria e pensiero critico.
Toy concorda sul fatto che non esiste una quantità sicura di alcol quando si parla di salute cerebrale. Anche un consumo moderato può avere effetti deleteri sul cervello, soprattutto in individui con predisposizioni genetiche o condizioni mediche preesistenti.
Sebbene l’alcol sia un fattore di rischio significativo per la demenza, non è l’unico. Età, predisposizione genetica, malattie cardiometaboliche, stile di vita e livello di istruzione giocano tutti un ruolo importante nel determinare il rischio di sviluppare la malattia. Il dottor Toy ha spiegato che, sebbene l’alcol sia un fattore modificabile, altre variabili come l’età e le malattie croniche possono avere un impatto cumulativo più significativo.
Tuttavia, ridurre o eliminare il consumo di alcol può rappresentare una strategia preventiva importante per proteggere la salute del cervello, soprattutto per le persone a rischio di demenza. Molti esperti sostengono che, poiché l’alcol è una sostanza evitabile, affrontare questo fattore di rischio dovrebbe essere una priorità nella prevenzione delle malattie neurodegenerative.
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