Dengue, Chikungunya, Zika, West Nile. Continuano a crescere i casi di malattie trasmesse da artropodi, per esempio insetti – come zanzare e pappataci – o artropodi come le zecche. Dall’inizio dell’anno, secondo il sistema di sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità si sono contate complessivamente quasi 450 infezioni, la gran parte contratte in viaggi all’estero. Nella mappa dei casi disegnata dai dati Iss la Dengue è quella che ha fatto registrare il maggior numero di contagi: 324, circa la metà in sole tre Regioni (Veneto, Lombardia e Lazio). Tutti erano associati a viaggi fuori dall’Italia e nessuno è stato letale. Al momento il trend sembra indicare un lieve aumento dei casi rispetto allo scorso anno, quando il bilancio alla fine dell’anno aveva fatto registrare 377 casi. Tuttavia, a differenza di quest’anno, nel 2023 si erano contati anche 82 contagi autoctoni e 1 decesso.
Sono stati 8 i casi di infezione da virus Chikungunya: 3 in Lombardia, 2 in Emilia Romagna, 1 rispettivamente in Veneto, Marche e Campania. 4 i contagi da virus Zika. Anche questi sono stati tutti importati dall’estero e non hanno fatto registrare nessun decesso. Sono invece quasi tutti autoctoni i casi di encefalite da zecca (31) e di infezioni da Toscana Virus (47). I primi si sono concentrati soprattutto in Veneto, dove sono stati registrati 20 casi; i secondi soprattutto in Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Marche. Dall’inizio di maggio al 31 luglio il sistema di sorveglianza dell’Iss ha confermato anche 28 casi di infezione da West Nile Virus, quasi tutti nel Nord-Est. Tra questi si contano anche due decessi (1 in Veneto e 1 Friuli-Venezia Giulia).
La situazione è coomunque monitorata. L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha comunicato che dalle proprie attività di sorveglianza emerge che in circa l’1% delle zanzare campionate in Veneto e Friuli Venezia Giulia è presente il virus West Nile. Non sono stati segnalati, invece, ulteriori casi di infezioni da virus Oropouche dopo i 4 riscontrati a inizio estate in viaggiatori di rientro dal Centro e Sud America. Al momento non ci sono particolari preoccupazioni nel nostro Paese, dove il principale vettore dell’infezione – il moscerino Culicoides paraensis – non è presente. Cresce invece l’allarme su scala internazionale.
La Pan American Health Organization, vale a dire l’ufficio per le Americhe dell’Oms, sabato ha alzato il livello di rischio per l’infezione da moderato ad alto. Una decisione che si è resa necessaria dopo “il recente aumento dei casi e l’espansione in aree al di fuori del regioni precedentemente considerate endemiche per il virus Oropouche”, dopo “il primo evento mai segnalato di decessi associati all’infezione” e i “casi di trasmissione verticale correlate a morti fetali e microcefalia neonatale”, scrive la Paho. Dall’inizio dell’anno il virus Oropouche ha fatto registrate oltre 8 mila contagi e 2 decessi. L’epicentro dell’epidemia è il Brasile, dove si concentra oltre il 90% dei casi.
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