Un semplice integratore potrebbe rappresentare un valido supporto nella gestione della depressione. Secondo un recente studio internazionale, l’assunzione di creatina, in combinazione con la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), avrebbe migliorato in modo significativo i sintomi depressivi nei pazienti coinvolti nella ricerca. I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica European Neuropsychopharmacology, indicano che chi ha assunto creatina durante il trattamento ha registrato un miglioramento doppio rispetto a chi ha seguito esclusivamente la psicoterapia con un placebo.
Lo studio
La ricerca, condotta da un team internazionale tra Regno Unito e India, ha coinvolto cento pazienti affetti da disturbo depressivo maggiore, equamente divisi tra uomini e donne, con un’età media di circa 30 anni. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: al primo è stata somministrata creatina insieme alla terapia cognitivo-comportamentale, mentre al secondo è stato assegnato un placebo in aggiunta alla stessa psicoterapia.
Dopo otto settimane di trattamento, i risultati hanno mostrato che i pazienti che avevano assunto creatina hanno riportato una riduzione significativamente maggiore dei sintomi depressivi rispetto al gruppo di controllo. In particolare, il punteggio del Patient Health Questionnaire-9 (PHQ-9), uno strumento standardizzato per valutare la gravità della depressione, è risultato inferiore di circa cinque punti nei soggetti trattati con l’integratore. Inoltre, il tasso di remissione completa dei sintomi è stato più del doppio rispetto al gruppo placebo.
Creatina, alleato contro la depressione?
La creatina è un composto organico naturale che l’organismo sintetizza a partire da tre amminoacidi – arginina, glicina e metionina – ed è coinvolta nella produzione di energia cellulare. Fino a oggi, il suo utilizzo è stato principalmente legato al miglioramento delle prestazioni fisiche negli sportivi, ma studi recenti suggeriscono che potrebbe avere un ruolo anche nella salute mentale.
Secondo precedenti ricerche, alterazioni nella produzione e nell’utilizzo dell’energia cerebrale potrebbero essere implicate nello sviluppo della depressione. Poiché la creatina funge da riserva energetica nei tessuti ad alta richiesta metabolica come il cervello, gli scienziati ipotizzano che possa contribuire a migliorare il funzionamento neuronale nei pazienti con disturbi dell’umore.
Uno studio del 2019, intitolato Creatine for the Treatment of Depression, aveva già evidenziato una correlazione tra livelli di creatina nel cervello e sintomi depressivi. I ricercatori suggeriscono che l’integrazione di questa molecola possa migliorare la bioenergetica cerebrale, contribuendo a contrastare gli effetti della malattia. La nuova ricerca condotta tra Regno Unito e India rafforza questa ipotesi, mostrando risultati concreti sui pazienti in trattamento.
Alcune osservazioni
Nonostante i risultati promettenti, gli scienziati invitano alla cautela. Lo studio ha coinvolto un numero limitato di pazienti e sarà necessario condurre ulteriori ricerche per confermare l’efficacia della creatina su larga scala. Inoltre, resta da chiarire se l’integratore possa essere efficace anche in assenza di una terapia psicologica strutturata o se il suo effetto sia strettamente legato alla CBT.
Gli esperti sottolineano inoltre l’importanza di consultare un medico prima di assumere qualsiasi integratore, specialmente nel contesto di patologie complesse come la depressione. Sebbene la creatina sia considerata sicura e ben tollerata, ogni paziente ha esigenze specifiche che vanno valutate da uno specialista.
La possibilità che un integratore così comune possa offrire un beneficio tangibile nella cura della depressione rappresenta una prospettiva interessante per il futuro della psichiatria. Se studi successivi dovessero confermare questi risultati, la creatina potrebbe diventare un supporto accessibile ed economico per migliorare l’efficacia delle terapie attualmente disponibili.
Nel frattempo, i ricercatori proseguiranno le loro indagini per comprendere meglio i meccanismi di azione di questa molecola e valutare il suo impatto a lungo termine sulla salute mentale.