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Diabete 2 collegato a rischio maggiore di demenza, nuovi indizi

Il diabete di tipo 2 è una condizione cronica che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con tassi in aumento esponenziale. Oltre ai noti problemi legati al controllo della glicemia, la gestione del peso e le complicanze cardiovascolari, nuove ricerche stanno evidenziando sempre di più un legame tra diabete di tipo 2 e malattie cognitive come la demenza, incluso il morbo di Alzheimer. Gli studi recenti non solo confermano questo collegamento, ma offrono anche intuizioni su come uno stile di vita sano possa rallentare l’invecchiamento cerebrale associato al diabete.

Due studi condotti nel 2023 offrono indizi fondamentali su come il diabete influisca sulla salute del cervello e quali strategie preventive possano essere adottate per ridurre il rischio di demenza. I risultati, pubblicati sulle riviste mediche JAMA Network Open e Diabetes Care, forniscono dati cruciali per chi vive con il diabete di tipo 2 e offre speranza su come gestire meglio questa condizione complessa.

Il diabete di tipo 2 e il suo legame con la demenza

Il diabete di tipo 2 si manifesta quando il corpo sviluppa resistenza all’insulina o non riesce a produrre abbastanza insulina per mantenere normali livelli di zucchero nel sangue. Questo squilibrio può portare a una serie di complicazioni a lungo termine, tra cui danni ai nervi, problemi cardiovascolari e insufficienza renale. Tuttavia, una delle conseguenze meno conosciute del diabete di tipo 2 è il suo impatto sul cervello.

Negli ultimi anni, diversi studi hanno evidenziato che le persone con diabete di tipo 2 hanno un rischio significativamente maggiore di sviluppare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e altre forme di demenza. Questo legame è stato attribuito a vari fattori, tra cui l’infiammazione cronica, il danno vascolare e l’insulino-resistenza nel cervello, che possono contribuire al deterioramento delle capacità cognitive.

Studio sull’emoglobina A1c e il rischio di demenza

Un recente studio pubblicato il 2 agosto 2023 su JAMA Network Open ha fatto luce su un aspetto cruciale della gestione del diabete di tipo 2: i livelli di emoglobina A1c (HbA1c). Questa misura rappresenta il livello medio di zucchero nel sangue negli ultimi tre mesi ed è comunemente utilizzata per valutare quanto bene una persona stia gestendo la propria glicemia. Lo studio ha scoperto che mantenere livelli stabili di HbA1c nel tempo potrebbe essere un fattore chiave nella riduzione del rischio di demenza.

I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre 374.000 veterani americani affetti da diabete di tipo 2, con un’età media di 73 anni. Durante un periodo di osservazione di dieci anni, circa l’11% dei partecipanti ha sviluppato demenze correlate all’Alzheimer. Tuttavia, coloro che sono riusciti a mantenere stabili i livelli di HbA1c nel loro “intervallo target” avevano un rischio significativamente inferiore di sviluppare queste malattie cognitive rispetto a chi aveva livelli di HbA1c fuori controllo.

L’importanza di questo studio risiede nella scoperta che una maggiore percentuale di tempo con livelli di HbA1c stabili (almeno il 60%) riduce drasticamente il rischio di demenza. Questo dato indica che non solo il controllo della glicemia è cruciale per prevenire complicazioni fisiche legate al diabete, ma può anche essere determinante nel mantenere una buona salute cerebrale.

L’importanza del TIR (Tempo nell’Intervallo)

Un altro concetto chiave emerso dallo studio è il TIR, ovvero il “tempo nell’intervallo” dell’HbA1c. Questa misura si riferisce alla quantità di tempo in cui i livelli di zucchero nel sangue rimangono entro un intervallo sicuro. Il TIR è considerato un indicatore più preciso rispetto alla sola media dell’HbA1c, poiché riflette quanto siano stabili i livelli di glicemia nel tempo.

La ricerca ha dimostrato che una maggiore stabilità nei livelli di zucchero nel sangue riduce il rischio di malattie cognitive. Al contrario, grandi fluttuazioni nei livelli di glicemia, soprattutto quando i valori scendono troppo al di sotto dell’intervallo target, aumentano il rischio di sviluppare demenza. Questi risultati evidenziano l’importanza di monitorare attentamente i livelli di zucchero nel sangue e di evitare picchi e cali eccessivi per proteggere non solo il cuore e i reni, ma anche il cervello.

Stile di vita sano e invecchiamento cerebrale

Un altro studio pubblicato il 28 agosto 2023 sulla rivista Diabetes Care ha esplorato come le scelte di vita possano influenzare l’invecchiamento cerebrale nelle persone con diabete di tipo 2 o prediabete. Il prediabete è una condizione in cui i livelli di zucchero nel sangue sono elevati, ma non abbastanza da essere diagnosticati come diabete. Tuttavia, è noto che il prediabete aumenta il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 e può anche accelerare il processo di invecchiamento cerebrale.

I ricercatori hanno utilizzato la risonanza magnetica (MRI) per analizzare le scansioni cerebrali di oltre 31.000 partecipanti di età compresa tra i 40 e i 70 anni. I risultati hanno rivelato che sia il prediabete che il diabete di tipo 2 erano associati a un “invecchiamento cerebrale” accelerato. In media, le persone con prediabete avevano un cervello con un’età di circa 0,5 anni superiore alla loro età cronologica, mentre coloro con diabete avevano un’età cerebrale di 2,3 anni superiore rispetto alla loro età reale.

Questi risultati indicano che il diabete e il prediabete possono accelerare il deterioramento delle funzioni cognitive, rendendo le persone più vulnerabili a problemi cognitivi precoci. Tuttavia, lo studio ha anche rivelato un aspetto incoraggiante: uno stile di vita sano può mitigare questo effetto. Le persone che praticavano regolarmente attività fisica, non fumavano e consumavano alcol con moderazione mostravano un rallentamento dell’invecchiamento cerebrale rispetto a chi non adottava queste abitudini salutari.

Il ruolo dell’esercizio fisico

Il ruolo dell’esercizio fisico (blitzquotidiano.it)

 

L’attività fisica regolare è uno degli interventi più efficaci per mantenere la salute cerebrale nelle persone con diabete di tipo 2. L’esercizio aiuta a migliorare la sensibilità all’insulina, riduce l’infiammazione e favorisce la circolazione sanguigna, tutti fattori che contribuiscono a proteggere il cervello dagli effetti negativi del diabete. Inoltre, l’esercizio fisico stimola la produzione di neurotrasmettitori e fattori neurotrofici che supportano la crescita e la sopravvivenza delle cellule cerebrali.

Lo studio ha evidenziato che le persone che svolgevano un’intensa attività fisica avevano un cervello più “giovane” rispetto a coloro che erano sedentari. Anche camminare regolarmente, andare in bicicletta o fare yoga può avere un impatto significativo sulla salute cerebrale e ridurre il rischio di invecchiamento precoce.

Fumo e consumo di alcol

Il fumo e il consumo eccessivo di alcol sono comportamenti noti per avere effetti dannosi sulla salute generale, e questo include anche la salute del cervello. Le persone che fumano o consumano grandi quantità di alcol sono più a rischio di sviluppare complicazioni legate al diabete e al declino cognitivo.

Lo studio ha dimostrato che evitare il fumo e limitare l’alcol può aiutare a proteggere il cervello dalle conseguenze negative del diabete di tipo 2. Questi risultati rafforzano l’importanza di fare scelte di vita consapevoli non solo per gestire il diabete, ma anche per preservare la funzionalità cerebrale a lungo termine.

Claudia Montanari

Nata nel 1985 a Roma. Una laurea in lettere con indirizzo moda e comunicazione, sostengo che Roberto Rossellini, lo Stedelijk Museum, Naruto e Lena Dunham mi abbiano cambiato la vita. Da più di 10 anni lavoro come society journalist per ladyblitz e blitzquotidiano occupandomi di moda, lifestyle, salute, viaggi e bellezza.

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