
Dieci album fondamentali per conoscere il funk: The Meters, Parliament, Betty Davis... Blitz Quotidiano. Foto ANSA
Da quando è comparso sulla scena musicale, il funk ha influenzato ogni possibile genere musicale, espandendosi a macchia d’olio in maniera esponenziale. Potete immaginare quanto sia difficile racchiuderne anche solo i tratti principali nelle ridotte dimensioni di un articolo. Ma io qui ci proverò, parlandovi di dieci album fondamentali per conoscere il funk, più qualche inevitabile consiglio a margine. Nato negli anni Sessanta in America, all’interno del contesto della “musica nera”, lo stile funk era originariamente una derivazione, o forse una caratterizzazione di brani soul e motown: una evoluzione prevalentemente ritmica che ben si adattava in particolare a brani allegri e di protesta.
Nella sua storia, infatti, il funk si è spesso legato alle lotte per i diritti civili e l’emancipazione, non solo dei neri, ma anche ad esempio delle donne. Uno dei temi ricorrenti, in varie sfumature, è quello della liberazione sessuale, tema che in quegli anni era indissolubile dalle lotte per i diritti delle donne, e che allo stesso tempo si sposava bene con l’idea della festa, della musica per gli hyppie felici. E la ricetta che man mano si è fatta strada per tutto questo era fatta principalmente di groove e slogan. La stragrande maggioranza dei brani più squisitamente funk si basano su un unico groove, in genere suonato a oltranza dalla sezione ritmica. In questo si può trovare una somiglianza con gli esperimenti di quegli anni del free jazz, in cui molti brani erano costruiti su un unico accordo, mantenuto interessante proprio dal groove della sezione ritmica. Su questo groove, la musica funk sviluppa melodie incisive, spesso ripetute e caratterizzate da veri e propri slogan, come “Say it loud, I’m black and I’m proud!” di James Brown. Ma il tono assertivo di slogan è presente anche quando il contenuto è meno “politico”, come in “I feel good!”, sempre di James Brown, o in “I freak out!” degli Chic.
È comunque difficile individuare album e artisti esclusivamente dedicati a un funk “puro”. All’inizio erano prevalentemente artisti soul e motown che inserivano nei loro album uno o due brani funk, o che coloravano di atteggiamenti funky le loro hit. Ben presto il funk diede vita a nuovi generi: dalla disco music fino al rap, l’hip pop e via dicendo. Allo stesso tempo, però, il funk penetrava un po’ in tutti i generi, creandosi uno spazio che non avrebbe più lasciato. Nella fusion ebbe un ruolo molto importante, esplorato soprattutto da Herbie Hancock: ascoltate il suo album Head Hunters del 1973. Nel rock entrò di soppiatto e sembrò da subito che ci fosse sempre stato: pensate ad esempi moderni come i Talking Heads, i Faith No More, i Living Colour, i Primus…
Anche il pop ha accolto a braccia aperte il funk e i suoi interpreti: pensate a Chaka Khan, che negli anni Settanta era la voce dei Rufus, band squisitamente funk di cui vi consiglio l’album Rufusized del 1974. Oppure pensate ai Cameo, celebri negli anni Ottanta per la hit pop Word Up, che conteneva molte caratteristiche del funk. In effetti i Cameo esistono dagli anni Settanta: ascoltate il loro album Cardiac Arrest del 1977 e capirete da dove viene quel funk! Nell’ambito psichedelico, elementi tipici del funk si ritrovano continuamente: basti pensare alla ritmica di quasi tutta la produzione dei Gong. E questi non sono che alcuni esempi sparsi: l’influenza del funk sulla musica contemporanea è assolutamente smisurata. A margine di questa carrellata storica, penso sia anche il caso di menzionare come la musica funk sia rapidamente diventata sinonimo di poliziesco nelle colonne sonore e nelle sigle di film e serie televisive.
Menzioni speciali
Cercando di limitare il campo agli artisti e agli album più strettamente funky, si possono riconoscere alcune correnti all’interno di questa scena musicale. C’è il funk ancorato al soul e alla scena motown da cui ha preso origine. In questa corrente vale la pena citare gli Ohio Players, in particolare con Skin Tight, album del 1974, e soprattutto Curtis Mayfield, in particolare con l’album Superfly del 1972. Artista politicamente impegnato, spesso associato a Marvin Gaye per stile e carriera musicale, Curtis Mayfield ha però inserito molti più elementi funky in alcuni suoi album, pur non abbracciando mai il funk come genere a sé stante. C’è poi la corrente più disimpegnata, che ha visto nel funk la potenzialità per una musica molto ballabile. Gli Earth, Wind & Fire, di cui vi consiglio l’album Head to the Sky del 1973 e gli Chic, in particolare con C’est Chic del 1978, sono due perfetti rappresentanti di questa corrente. Aggiungerei anche gli Isley Brothers, di cui vi suggerisco di ascoltare Go for your Guns del 1977.
Da questi e altri artisti che vedremo più avanti sono derivati diversi generi, primo fra tutti la disco music. C’è anche una corrente che del funk ha fatto una vera e propria arte, un luogo in cui ripensare la società, in cui mettere in discussione tabù e trovare spazi di libertà espressiva, sessuale e a volte anche di rivendicazione sociale. Protagonisti di questa corrente sono tutti gli artisti che gravitavano intorno alla cosiddetta scena P-Funk. Il termine è un’abbreviazione di parliafunkadelicment, neologismo che mette insieme i Parliament e i Funkadelic, le due band capitanate da George Clinton, di cui parleremo più avanti. Band che erano una sorta di famiglia, di collettivo che si allargava sempre più e che vedeva appunto nascere progetti paralleli e band collaterali. C’era ad esempio la Bootsy’s Rubber Band, la band del bassista Bootsy Collins, altra figura centrale per il funk: il loro Stretchin’ Out in Bootsy’s Rubber Band del 1976 è un grande esempio di album prettamente funk.
Ma c’erano anche una serie di band tutte al femminile, tra cui le Brides of Funkenstein: il loro Funk or Walk del 1978 è un altro esempio eccezionale di funk. Anche Malia Franklin, vocalist nei Parliament e Funkadelic ha prodotto interessanti album da solista, tanto da guadagnarsi il soprannome di “regina del funk”. Infine c’era una corrente funk che tendeva verso la fusion: oltre al già citato Herbie Hancock, vi suggerisco l’album eponimo dei Tower of Power del 1973. In tempi più recenti, i Vulfpeck hanno portato avanti questo concetto di funk: fondati nel 2011, hanno prodotto diversi album. Il loro Mr Finish Line del 2017 vede la partecipazione, fra gli altri, anche di Bootsy Collins. Ovviamente la scena funk è molto più ampia di così, ma lascio agli esperti la caccia agli album mancanti in questa lista, e ai curiosi la gioia di andarli a scoprire.
James Brown, Love Power Peace (Live at the Olympia, Paris, 1971)
Ovviamente non si può parlare di funk senza nominare e celebrare James Brown come uno dei paladini del genere e uno dei suoi interpreti più importanti. Ma negli anni Cinquanta e Sessanta, James Brown era noto come “il padrino del soul”, non del funk. Nei suoi album si trovano fin dagli anni Sessanta grandi classici funky come Papa’s Got a Brand New Bag, Sex Machine o I Got You, ma non si tratta mai di album esclusivamente funk. Contengono infatti sempre anche ballate e brani più vicini al soul. D’altra parte, il vero James Brown, quello oltretutto più funk, è quello dei concerti. Per questa ragione, vi propongo un album registrato dal vivo nel 1971, Love Power Peace, che però venne pubblicato solo nel 1992. Qui la band è quella che prese il nome di JB’s, con Bootsy Collins al basso e Maceo Parker a guidare la sezione fiati. Nel video, un’esecuzione live di Give it up or Turnit a Loose, tratta da quello stesso concerto.
The Meters, Rejuvenation
Band di New Orleans, dove i confini tra blues, jazz, funk e soul sono tradizionalmente molto sfumati, i Meters sono stati seminali nella costruzione dello stile funk e dei groove, sempre creati con il tipico sapore di New Orleans. I Meters sono stati anche la band che ha registrato su alcuni album di Dr. John, in particolare i più funky, come In the Right Place del 1973. Rejuvenation, pubblicato nel 1974, è il quinto album dei Meters, e costituisce un immancabile punto fermo in qualsiasi discografia funk. Nel video, i Funky Meters, nome sotto il quale alcuni componenti originari della band si sono riuniti dal 1989, eseguono un medley di Hey Pockey A-Way, sesta traccia dell’album, e Cabbage Alley, title track dell’album pubblicato nel 1973.
Average White Band, AWB
Se pensate che il funk sia solo una musica nera e americana, allora adesso dovrete ricredervi. Gli Average White Band sono bianchi e scozzesi e hanno fatto la storia del funk, almeno nei primi due album che hanno pubblicato. In seguito, i due sax hanno guidato la band verso nuovi territori, diventando pionieri della disco music. AWB è il loro primo album, pubblicato nel 1974. Contiene uno dei loro brani più famosi, Pick up the Pieces, nel video eseguito dal vivo a Montreaux nel 1977.
Parliament, Mothership Connection
I Parliament e i Funkadelic sono due creazioni del genio di George Clinton. Due band composte dagli stessi musicisti, entrambe funk: i Parliament più da ballare, i Funkadelic più sperimentali, spesso con tendenze alla psichedelia. Così nasce il collettivo P-Funk, del quale vi ho già suggerito sopra qualche album da approfondire. Dei Funkadelic vi consiglio Maggot Brain, album del 1971 che si apre con una splendida ballata psichedelica caratterizzata da uno degli assoli probabilmente più belli e sicuramente più lunghi della storia della chitarra, o anche il classico One Nation Under a Groove, pubblicato nel 1978. Mothership Connection è un album dei Parliament del 1975, che contiene l’iconica Give Up the Funk. Nel video è eseguita dal vivo nel 1999, in una performance che mostra in maniera esemplare come George Clinton possa essere definito un vero sciamano del funk.
Sly & the Family Stone, Fresh
Band fondata a metà degli anni Sessanta e considerata fondamentale per lo sviluppo del funk e del rhythm’n’blues, gli Sly & the Family Stone sono anche stati una delle prime band, se non la prima in assoluto, a includere musicisti bianchi e neri. Il bassista originale Larry Graham è considerato l’inventore della tecnica dello slap. Nelle loro prime produzioni i riferimenti al soul sono molto evidenti, ma già in There’s a Riot Goin’ On del 1971 il funk era molto più presente. Fresh, album pubblicato nel 1973, è forse quello più propriamente funk. Nel video, la seconda traccia If You Want Me to Stay, è eseguita dal vivo.
Graham Central Station, Graham Central Station
Album di esordio della band messa su da Larry Graham dopo essere uscito dagli Sly & the Family Stone, Graham Cenrtal Station è stato pubblicato nel 1973. Nonostante siano presenti alcuni riferimenti alla musica soul, si tratta di un album squisitamente funk, carico dell’energia tipica della band. It Ain’t No Fun to Me è la seconda traccia, nel video eseguita live nel 1997 con la partecipazione di membri degli Sly & the Family Stone.
Betty Davis, Nasty Gal
Betty Davis, per quanto poco conosciuta, è stata una artista molto importante, e non solo per il funk. Seconda moglie di Miles Davis, fu lei a presentare Jimi Hendrix al marito e a spingerlo a creare la fusion. I suoi album erano esplosioni di energia funk straripanti della sua visione aperta in materia sessuale. Probabilmente fu questo aspetto a farli boicottare dalle radio e a limitarne la diffusione, ma oggi sono diventati oggetti di culto per tutti gli amanti del funk. Nasty Gal è il suo terzo album, pubblicato nel 1975. La penultima traccia è Shut Off the Light, un funk indemoniato che all’epoca ebbe un discreto successo.
Mother’s Finest, Another Mother Further
Perfetto esempio di fusione tra funk e rock, i Mother’s Finest sono stati fondati nel 1972 come una band mista di neri e bianchi ad Atlanta. Molti loro successi sono brani in pieno stile rock anni Settanta, in alcuni casi quasi hard rock, ma sempre con importanti ed evidenti elementi funk. Il terzo album della band, pubblicato nel 1977, è Another Mother Further, da cui ho estratto la seconda traccia Baby Love, nel video eseguita dal vivo nel 1978.
Red Hot Chili Peppers, Blood Sugar Sex Magik
Attivi dal 1982, i Red Hot Chili Peppers sono una delle band che più di tutte ha portato avanti la tradizione del funk in anni più recenti, mantenendo un filo diretto con il lavoro di Sly & the Family Stone e di George Clinton. Pur sfociando spesso in commistioni con il rock, molti loro brani, anche di successo, rientrano pienamente nella categoria funk. Nel 1991 pubblicano Blood Sugar Sex Magik, un bellissimo album in cui, accanto ad alcune ballate di successo, si trovano diversi brani decisamente funk. La traccia di apertura è The Power of Equality, nel video proposta live nel 1999.
Prince, Parade
Prince è da molti considerato l’icona moderna del funk, e a ragione. Come per James Brown, in realtà i suoi album sono in genere un misto di funk, pop elegante e sperimentazione. Parade, pubblicato nel 1986 come colonna sonora del film Under the Cherry Moon, affianca una serie di brani prettamente funk a composizioni “di servizio” per l’accompagnamento delle immagini del film, nel suo ormai classico stile pop sperimentale e vagamente psichedelico. Kiss è sicuramente il brano di maggior successo dell’album, un funk dalle sonorità moderne.
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