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10 album per approfondire il rockabilly: Stray Cats, The Chop Tops, Di Maggio Bros... Blitz Quotidiano
Il blues ebbe un figlio, che si chiamava rock’n’roll. Oggi vi propongo 10 album per approfondire il rockabilly e le sue evoluzioni. Del rockabilly si parla poco in genere, facendolo rientrare nella categoria più generale del rock’n’roll. Effettivamente, non so se si possa davvero parlare di un sottogenere, dal momento che alle sue origini era più che altro una “corrente” all’interno del nascente rock’n’roll.
Infatti negli anni Cinquanta, quando compaiono i primi brani definiti rockabilly, non c’erano artisti o band specializzate in questo genere. Solo musicisti che suonavano il rock’n’roll e a volte facevano un brano rockabilly. È il caso ad esempio di Bo Diddley, Bill Haley and His Comets, Jerry Lee Lewis o Elvis Presley. È fuori di dubbio che questi e tanti altri artisti hanno contribuito in maniera fondamentale alla definizione e allo sviluppo del rockabilly, ma fino al revival degli anni Ottanta è praticamente impossibile trovare un album interamente definibile nello stile del rockabilly. Per questa ragione qui mi concentrerò principalmente sul periodo più recente, proponendovi album schiettamente rockabilly.
Ma se davvero volete approfondire la conoscenza del genere, vi consiglio vivamente di riascoltare anche i brani di questi pionieri. Facciamo ora un passo indietro e cerchiamo di chiarire che cosa è che definiamo rockabilly. Il nome deriva dalla fusione di rock’n’roll e hillbilly, termine leggermente dispregiativo con il quale si indicava la musica “dei montanari”, in particolare dei monti Appalachi, terra del country, del bluegrass, del western swing e di tutte quelle derivazioni che oggi rientrano nella categoria “Americana”. Si tratta quindi di una fusione di generi, del tentativo di creare un sound nuovo rimescolando elementi presi da ambienti musicali diversi, ma comunque vicini. Rispetto al rock’n’roll classico, quello di Chuck Berry per capirsi, il rockabilly ha un ritmo swing, sottolineato dal caratteristico modo ritmico di suonare il contrabbasso con la tecnica dello slap. Anche la chitarra, caratterizzata dal tipico sound rock’n’roll del riverbero a molla, viene suonata con una particolare tecnica di pennata.
Dagli anni Cinquanta, poi, ci arriva una meravigliosa definizione del rockabilly come un “bluegrass dal ritmo forsennato”. Tutti questi elementi erano già presenti alle origini, nei brani fondamentali di artisti come Carl Perkins, Johnny Burnette, Eddie Cochran o Wanda Jackson, la “regina del rockabilly”. Ma è solo in tempi più recenti che diventano caratteristici non solo di una corrente del rock’n’roll, ma dell’intera produzione di band specializzate. Il rockabilly delle origini era fusione di generi, condividendo elementi in comune non solo con il country e il bluegrass, ma anche con altre correnti, come il surf. Così anche il rockabilly del revival degli anni Ottanta si è fuso con altri generi: il punk prima di tutto, ma a volte ha inserito anche elementi dello ska.
Menzioni speciali
Tra gli artisti che hanno fondato il rockabilly, definendone alcuni aspetti, vale la pena ricordare qualche nome un po’ meno famoso di quelli citati prima. Sleepy LaBeef, ad esempio, che alla fine degli anni Cinquanta cominciò a incidere hit in stile rockabilly, come il suo primo singolo di successo I’mThourgh del 1957: qui possiamo apprezzare in maniera piuttosto evidente gli elementi più country che caratterizzano il genere. Ancora dalla fine degli anni Cinquanta, citerei Gene Summers and His Rebels, con la loro hit School of Rock’n’Roll o, ancora meglio, con Nervous, entrambe del 1958. E ancora i Fendermen, che nel 1962 pubblicarono Mule Skinner Blues. Ma la storia del rockabilly non si interrompe e contagia invece tutte le epoche e tutte le nazioni. Negli anni Settanta, in Inghilterra, troviamo i Flying Saucers: il loro album del 1976 Planet of the Drapes contiene molto rockabilly. E poi anche i Polecats, già più legati al revival della scena punk di fine anni Settanta. Sì, perché gran parte del revival del rockabilly avvenne all’interno della scena punk, inizialmente soprattutto britannica.
Tra le band che popolavano questa scena mantenendosi più vicine al sound originale del rockabilly, vale la pena ricordare gli scozzesi The Shakin’ Pyramids, di cui vi consiglio l’album Shake ’em Up del 1981, e i gallesi Demented Are Go, che nel 1986 pubblicano In Sickness & In Health. Questi ultimi sono considerati fra i pionieri dello psychobilly, ovvero proprio l’evoluzione del rockabilly con forti influenze punk, in genere legato anche a temi horror. Ma del 1980 è anche American Music degli americani The Blasters, che quindi ci indicano che anche nella patria del rockabilly la tradizione non si è mai fermata.
Dagli anni Ottanta in poi, sono tantissimi i nomi e le band che si dedicano al rockabilly, allo psychobilly e alle altre derivazioni, creando una scena specializzata e facendo del rockabilly un vero e proprio sottogenere, anche se ormai con alcune caratteristiche diverse. D’altra parte il genere era nato come fusione, quindi era naturale che continuasse a fondersi con altri generi e sottogeneri. Così troviamo una band fondata da Lemmy Kilminster dei Motorhead nel 2000, gli Headcat, dedicata esclusivamente al rockabilly. E poi una band svizzera, gli Hillbilly Moon Explosion, i canadesi Boom Chucka Boys, con forti connotazioni country, gli italiani Hormonauts, i tedeschi Billy and the Siderburnz. Il caso dell’irlandese Imelda May è particolare: considerata un’importante esponente del rockabilly, che effettivamente è molto presente nei suoi album, Imelda May è in realtà una cantautrice che inserisce sempre nei suoi album canzoni con atmosfere diverse, che spesso la fanno “scivolare” verso lo swing, a volte anche verso il pop.
Stray Cats, Stray Cats
Non si può parlare di rockabilly senza citare gli Stray Cats. Veri protagonisti del revival degli anni Ottanta, gli Stray Cats nacquero nel 1979 in America, ma ben presto si trasferirono in Gran Bretagna per cavalcare l’onda della commistione del sound rockabilly con il punk. Il loro album di esordio, Stray Cats, è del 1981 e contiene diversi brani che divennero subito veri e propri inni del rinato movimento rockabilly. Tra questi c’era Rock This Town, che nel video vi propongo dal vivo nella versione incisa nell’album live Rumble in Brixton del 2004. Qui possiamo apprezzare anche le iconiche scelte sceniche della band, con il batterista che suona in piedi e i funambolici giochi da equilibristi di chitarrista e contrabbassista.
Restless, Why Don’t You Just Rock
I britannici Restless sono nati nel 1978 e sono considerati fra i pionieri del neo rockabilly. Ancora attivi oggi, nella loro lunga carriera hanno pubblicato una ventina di album. Why Don’t You Just Rock è il loro album di esordio, pubblicato nel 1982. Long Black Shiny Car, settima traccia dell’album, nel video è eseguita dal vivo in un concerto del 1987.
The Sharks, Phantom Rockers
Nati in Inghilterra nel 1980, gli Sharks sono un’altra band di una certa importanza per il movimento di revival che univa il rockabilly a elementi punk. Il loro primo album Phantom Rockers è del 1983. La title track nel video è eseguita live in un concerto del 2015.
The Cramps, Songs the Lord Taught Us
Attivi fin dal 1976 nell’area di New York, gli americani Cramps sono un perfetto esempio di fusione tra il rockabilly e il punk, spesso con una maggiore propensione verso il punk. Guidati dalla coppia Lux Interior e Poison Ivy, hanno inciso il loro album di esordio, Songs the Lord Taught Us a Memphis, la culla del rockabilly, nel 1980. Nel video, una travolgente e a dir poco provocatoria esecuzione live di Tear It Up, brano originariamente registrato da Johnny Burnette and the Rock and Roll Trio negli anni Cinquanta.
The Reverend Horton Heat, The Full-Custom Gospel Sounds of the Reverend Horton Heat
The Reverend Horton Heat è una formazione texana di rockabilly e psychobilly attiva dal 1985. Sempre fedeli al sound rockabilly e alla classica formazione in trio, hanno pubblicato ad oggi 13 album. The Full-Custom Gospel Sounds of the Reverend Horton Heat è la loro seconda produzione in studio, del 1993, da cui è tratta The Devil’s Chasing Me, nel video in una performance dal vivo.
The Amazing Crowns, The Amazing Crowns
Americani del Rhode Island, nella parte settentrionale della costa est degli Stati Uniti, gli Amazing Crowns sono stati una band che ha infuso impulso punk nel sound rockabilly a partire dal 1993. Il loro sound però si distingue da quello di tante band punk precedenti: qui la base è chiaramente rockabilly e gli elementi punk sono più “di contorno”. Il loro album di esordio The Amazing Crowns è stato pubblicato nel 1997. La seconda traccia è Do the Devil, di cui vi propongo il video ufficiale.
The Chop Tops, Deadly Love
Ancora americani, ma questa volta dalla California, sono i Chop Tops, band attiva per venti anni dal 1995. Recentemente si sono riuniti, dando anche alle stampe un nuovo album, Fabrikate, che ha visto la luce all’inizio del 2025. Deadly Love è invece l’album che hanno pubblicato nel 2010, che conteneva anche Matchbox, brano originariamente inciso da Carl Perkins nel 1957. Nel video, un’esecuzione live.
Di Maggio Bros., When I Hit my Stride
Il contagio del rockabilly è arrivato potente anche in Italia. A rappresentare i numerosi gruppi rockabilly italiani, ho scelto i Di Maggio Bros. Marco Di Maggio, leader della band, è considerato fra i i migliori chitarristi interpreti del rockabilly al mondo. Dopo una proficua esperienza in Gran Bretagna, ha fondato prima i Di Maggio Bros. e poi i Di Maggio Connection, pubblicando diversi album. When I Hit my Stride è un album dei Di Maggio Bros. del 2007, da cui ho tratto la title track.
Kat Men, Katmen Cometh
Fondati dall’ex batterista degli Stray Cats Slim Jim Phantom nel 1997, i Kat Men hanno pubblicato due album. Katmen Cometh è il secondo, uscito nel 2013, da cui è tratta questa When the Drinks Dried Up.
Bad Bone Stompers, Bad Love Boogie
Per finire, a testimonianza della vitalità di cui gode ancora oggi la scena rockabilly, vi propongo l’ascolto di una band italo-spagnola nuova di zecca. I Bad Bone Stompers hanno infatti da poco pubblicato il loro primo singolo, Bad Love Boogie, di cui vi propongo il video ufficiale in attesa che incidano il loro primo album.
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