Draghi a capo dell’Europa? non scherziamo, ammonisce Matteo Salvini, le anticipazioni di un libro

Draghi a capo dell’Europa? Ma non scherziamo, ammonisce Matteo Salvini. E lo fa dal pulpito di un libro. Il libro,  ‘Controvento’, 272 pagine, edito da Piemme, sarà presentato il 25 aprile.

  • Le anticipazioni sembrano un bel siluro contro Mario Draghi.
  • Già molti, alla luce della sua attività (o inattività) di governo, si chiedonose fu vera gloria o solo un mito gonfiato dai giornali.
  • Pochi ricordano che il famigerato superbonus che tanto danno ha recato alle finanze italiane, è passato indenne sotto lo scrutinio del mitico Draghi.
  • Ma la domanda chiave è: può un uomo che si avvicina agli 80 anni prendere le redini di un agglomerato di Paesi da 745 milioni di abitanti come è l’Europa, in mezzo a due guerre e alla sfida della Cina?

I ricordi di Salvini sono spietati. Sulle elezioni presidenziali del 2022 scrive:”Nella conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio aveva fatto intendere di ritenere sostanzialmente conclusa la sua missione di governo. Un’uscita che in molti avevano letto come l’ammissione di voler puntare al Colle”. Successivamente Draghi sondò la disponibilità della Lega e del centrodestra in generale per un’eventuale sua ascesa al Colle”.

Un libro di ricordi infelici

Salvini chiede cosa ne sarebbe stato del governo, se lui fosse salito al Quirinale, Draghi tergiversa: “La risposta non arrivò. O meglio, ci fu un “Ne parleremo dopo”». L’esecutivo, da quel momento, entra in un travaglio che si concluderà con la fine anticipata della legislatura.

Per Salvini, tuttavia, i segnali di delusione si palesano molto prima, scrive Open, fin dall’insediamento del governo Draghi. Il nome dell’ex governatore, quando il Colle gli affida l’incarico, gode di «prestigio internazionale. Anche nel centrodestra c’è un’ottima considerazione».

Ma la stima del numero uno del Carroccio si consuma subito: “Al di là della cortesia dei primi approcci, il premier Draghi scelse di non condividere con i segretari dei partiti nemmeno la scelta dei ministri. Ricordo che ero a casa quando squillò il telefono. Palazzo Chigi. Da lì a dieci minuti, i nomi degli aspiranti ministri sarebbero stati consegnati al Colle. Ripeto: dieci minuti”.

“Draghi mi comunicò di aver individuato in Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia ed Erika Stefani i leghisti meritevoli di ottenere dei dicasteri. Nomi autorevoli che godono della mia totale stima e fiducia, ma il metodo era evidentemente sbagliato. Peraltro, era opinione diffusa in tutti i partiti”.

Le nomine di Draghi, un disastro secondo Salvini

 “Un metodo evidentemente sbagliato». E questo non è “l’unisco scivolone” di Draghi. Salvini ricorda alcunidei suoi membri: “La disastrosa Luciana Lamorgese confermata al Viminale, per non parlare di Roberto Speranza alla Salute, fino all’irriducibile Luigi Di Maio agli Esteri”. Altri se ne potrebbero aggiungere.

Inoltre”«quel governo non fece assolutamente nulla nella direzione” del fisco. “Dalla manovra alle nomine, espressi sempre al presidente del Consiglio la massima determinazione a semplificargli la vita. Senza mai avanzare pretese su poltrone o incarichi – rimarca Salvini -. Alla vigilia della prima manovra economica, organizziamo una riunione informale della Lega con il ministro Giorgetti. Chiamai Draghi per confrontarmi su alcune misure e spiegare che la bozza del governo sulla rottamazione delle cartelle esattoriali era assolutamente insufficiente per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo ripromessi. Era e rimane nostra intenzione garantire ai cittadini che hanno correttamente fatto la dichiarazione dei redditi, ma che non sono riusciti a onorare il proprio debito con il fisco, di ripartire pagando solo una parte del dovuto. Chiamatelo saldo e stralcio, rottamazione o pace fiscale: l’importante è il risultato. Non è un premio ai furbi o ai delinquenti, ma un percorso ragionevole per restituire dignità e lavoro a chi si è trovato di fronte a difficoltà inaspettate. Purtroppo, nonostante le rassicurazioni del premier, quel governo non fece assolutamente nulla di utile in questa direzione”.

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Marco Benedetto