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Elena Ferrante chi è? Identità mistero dopo il trionfo a New York: napoletana? si chiama Anita Raja e vive a Roma

Elena Ferrante, scrittrice italiana di fama internazionale, con libri di successo nel decennio scorso, ha fatto parlare di sé di recente per essere stata inclusa in una top list del New York Times.

Ben tre suoi romanzi, I giorni dell’abbandono (92 esimo), La storia della bambina perduta (80 esimo), L’amica geniale (primo) sono nella classifica e questo ha scatenato l’entusisiasmo un po’ provinciale dei nostri giornali.

ELENA FERRANTE PIACE ALLA DIVE DI SEX AND THE CITY

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La classificaè stata redatta compilata in base alle preferenze di un gruppo di 503 fra poeti, romanzieri e personaggi newyorkesi vari, fra cui Stephen King, Bonnie Garmus, Claudia Rankine, James Patterson, Sarah Jessica Parker, Karl Ove Knausgaard, Elin Hilderbrand, Thomas Chatterton Williams, Roxane Gay, Marlon James, Sarah MacLean, Min Jin Lee, Jonathan Lethem, Jenna Bush Hager, che hanno risposto alla domanda quali siano i 10 libri migliori del 21.mo secolo.

Chi legge libri di narrativa italiana contemporanea afferma che i libri di Elena Ferrante sono belli. Il fatto di essere uno dei pochi autori italiani che abbiano avuto successo all’estero lo conferma.

Un po’ forse contribuisce alla rinomanza della scrittrice il mistero della sua identità.

Non è che la qualità di un romanzo migliori secondo l’autore. Ma contribuisce al chiacchiericcio.

Il tema della identità di Elena Ferrante è stato riproposto proprio sul New York Times daimanda a un articolo pubblicato nel 2016 da Claudio Gatti, uno dei più bravi giornalisti italiani di tutti i tempi.

L’INDAGINE DI CLAUDIO GATTI

L’articolo è stato pubblicato sul Sole 24 Ore, dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, dal sito di giornalismo investigativo francese Mediapart e da quello della rivista americana The New York Review of Books.

Esso, avverte Gatti, “fa ora emergere evidenze “documentali” che danno un contributo senza precedenti all’opera d’identificazione della misteriosa scrittrice”.

Anziché su un’immaginaria figlia di una sarta napoletana, come si presenta l’autrice in La Frantumaglia, le prove puntano il dito su Anita Raja, traduttrice residente a Roma la cui madre era un’ebrea di origine polacca prima sfuggita all’Olocausto e poi trasferitasi a Napoli.

Perché abbia scelto un altro nome è un mistero nel mistero. Forse si vergognava del suo cognome, forse il nome le pareva troppo garibaldino.

Di lei, ricorda Gatti,non sono mai state pubblicate foto. Né è mai stato stabilito chi sia veramente. Come riporta la quarta di copertina di ogni suo libro, si sa solo che «è nata a Napoli». Allo stesso tempo Ferrante ha saputo parlare molto di sé, concedendo innumerevoli interviste mediate dalla casa editrice e scrivendo un volume sedicentemente autobiografico, La Frantumaglia.

Secondo Gatti, Anita Raja è sposata con lo scrittore napoletano Domenico Starnone, ed era da tempo in uno stretto rapporto di collaborazione con Edizioni e/o, la casa editrice di Ferrante, per la quale da anni lavora come traduttrice dal tedesco. 

La responsabile stampa ha spiegato che Raja è una semplice traduttrice freelance e «assolutamente non una dipendente» della casa editrice. 

Ma come è arrivato Gatti a collegare Ferrante con Raja? Incrociando le denunce dei redditi e esaminando i compensi pagati nell’ultimo paio (siamo nel 2016) di anni da Edizioni e/o a Raja, che risulta essere stata la principale beneficiaria del successo commerciale dei libri di Ferrante.

Un’analisi dei redditi registrati da Edizioni e/o e da Anita Raja negli ultimi anni, quelli del boom della tetralogia de L’amica geniale, è illuminante. Nel 2014 il bilancio di Edizioni e/o Srl riporta ricavi per 3.087.314 euro, con un aumento di oltre il 65% sul 2013. Nell’anno successivo, il 2015, il balzo è ancora più significativo: i bilanci si chiudono a 7.615.203 euro, pressappoco il 150% in più rispetto al 2014.

Lo stesso trend in forte ascesa è replicato dai compensi che ci risultano essere stati pagati da Edizioni e/o a Raja. Nel 2014 sono aumentati di quasi il 50%, mentre nel 2015 hanno fatto un ulteriore balzo di oltre il 150 per cento.

Il compenso totale pagato l’anno scorso da Edizioni e/o a Raja è arrivato a superare di oltre sette volte il compenso del 2010, quando il successo dei suoi libri era ancora circoscritto all’Italia e ancora non era stato pubblicato il primo volume della tetralogia.

Questo balzo, di cui non ci risulta abbia beneficiato alcun altro dipendente, scrittore o collaboratore di Edizioni e/o, non può essere giustificato da un incremento della mole di lavoro di traduttrice, notoriamente pagato poco. La spiegazione più logica è che sia dovuto al successo dei libri di Ferrante. Anche perché i compensi del 2014 e 2015 appaiono coincidere proprio con le somme generate dai diritti di autore.

A confutare la tesi che i libri siano stati scritti da Raja a quattro mani con il marito Domenico Starnone è il fatto che quest’ultimo non ci risulta aver ottenuto retribuzioni equivalenti da parte della casa editrice di Sandro Ferri e Sandra Ozzola (anche se non si può certamente escludere che Starnone abbia dato un rilevante contributo intellettuale).

Da visure catastali abbiamo poi appreso che nel 2000, dopo il successo del film ispirato al primo romanzo di Ferrante per la regia di Mario Martone, L’amore molesto, Anita Raja ha acquistato, da sola e non con il marito, un appartamento di sette vani in una zona nobile di Roma e nel 2001 ha poi comprato una piccola casa di campagna in un paesino della Toscana noto per essere frequentato dall’élite giornalistico-letteraria italiana.

Ma come abbiamo detto, da un punto di vista dei risultati economici, i libri di Ferrante hanno preso il volo solo dopo i successi registrati molto più recentemente nei mercati in lingua inglese, in particolare quello americano. 

Ed è quindi significativo che quattro mesi fa, nel giugno scorso, Domenico Starnone risulti aver comprato un altro appartamento a Roma a pochi passi da quello intestato a sua moglie. Si tratta di 11 vani e mezzo per un totale di 227 metri quadri all’ultimo piano di un’elegante palazzina dei primi del ’900 in una delle strade più belle di Roma il cui valore di mercato si aggira tra 1,2 e 2 milioni.

Sergio Carli

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