Ci sono date da ricordare, date per sempre, date che hanno segnato una rivoluzione epocale. Una di queste è certamente il 4 febbraio 2004. Giusto vent’anni fa, giorno in cui è nato Facebook, il primo social della storia, il più popolare, lo strumento relazionale che ha ridotto le distanze tra le persone, 3 miliardi oggi di utenti mensili.
Un record. Ha debuttato con la popolazione universitaria di Harvard – il prestigioso Ateneo privato statunitense, 20 mila studenti, record di Premi Nobel – e nel 2015 (24 agosto) ha raggiunto il primo miliardo di utenti, tutti attivi sulla piattaforma, contemporaneamente. Facebook ha macinato miliardi ma anche scandali e processi.
Uno scandalo. Di più: uno di maggiori scandali politici avvenuti agli inizi del 2018 quando venne a galla che “Cambridge e Analytica” – società di Londra specializzata nella gestione dei dati per influenzare le campagne elettorali – aveva raccolto i dati personali di 87 milioni di account Facebook senza il loro consenso e li aveva usati per scopi di propaganda politica.
I media incalzarono suscitando grande clamore e sconvolgendo l’opinione pubblica. I politici americani e inglesi hanno chiesto spiegazioni al Ceo di Facebook, cioè a Mark Zuckerberg, l’inventore, a 23 anni, del primo social. La bufera ha costretto Zuckerberg ad accettare di testimoniare davanti al Congresso degli Stati Uniti e il mondo ha acceso i riflettori sugli standard etici dei social media, delle organizzazioni per la consulenza politica e degli stessi politici.
Oggi Mark Zuckerberg (che al Congresso in settimana ha chiesto scusa alle famiglie delle vittime degli abusi) sta ricevendo un pagamento di circa 700 milioni di dollari dal primo dividendo in assoluto del colosso dei social media. Ha un patrimonio stimato dalla rivista Forbes di oltre 104 miliardi di dollari; è l’ottavo uomo più ricco al mondo.
Ma in questa favola social ci sono molti lati oscuri, soprattutto sul fronte della privacy. Ma c’è dell’altro come dicono gli psicologi della comunicazione: “Prima Facebook era uno strumento espressivo per raccontare noi stessi, ora è uno strumento relazionale. Un tempo era usato come un diario condiviso, oggi è un vero e proprio organizzatore sociale. Siamo passati dall’essere all’esserci”. Cioè abbiamo perso il luogo, il darsi appuntamento, il guardarsi in faccia.
Aggiunge lo psicologo Giuseppe Riva ( Università Cattolica di Milano): “All’inizio i social erano la nuova modalità per riorganizzare rimpatriate reali e per ritrovare i vecchi compagni. Ora hanno sostituito le uscite, oppure le hanno cambiate: ogni uscita ha il suo selfie da postare, altrimenti è come se non fosse esistita”.
L’India ha il record di utenti attualmente sono 385 milioni seguita da Usa (188,6), Indonesia (136,35), Brasile (111,75). L’Italia conta quasi 36 milioni di utenti mensili che spendono più di 2 ore al giorno sui social.
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