Il “Fattore S”: gli st**nzi alla conquista della Terra, lo speciale del Corriere

ROMA – Sette pagine e la copertina su Sette, il settimanale del Corriere della Sera, tutte dedicate al “fattore S“. S sta per stronzi (in americano asshole, in inglese arsehole), un’epidemia che dilaga, come racconta Antonio D’Orrico: se una volta c’era il fattore K (kommunismus) a terrorizzare l’occidente, ora il fattore dilagante è il “fattore S”, lo stronzismo.

L’analisi prende spunto da Stronzi – Manuale di sopravvivenza, trattato filosofico di Aaron James della California University (Rizzoli, pp. 320, 18 euro). La questione è serissima e preoccupante: gli stronzi sono in aumento, occupano posizioni influenti e, scrive D’Orrico “muovono alla conquista della Terra”.

I test per scoprire se si è stronzi. Chi ha pronunciato una sola la frase “Lei non sa chi sono io” non ha bisogno di fare il test: è uno stronzo senza appello. Mentre chi si è chiesto “Ma io sono uno stronzo?” la mattina davanti allo specchio è escluso dal “club S”: “Chi è disposto ad ammettere di essere uno stronzo, molto probabilmente non lo è”, spiega James. Ammetterlo è cosa diversa da rivendicarlo: “Ci sono stronzi che rivendicano la loro condizione con fierezza”. Gli Stronzi Pride.

Il test della vergogna consiste in due domande. La prima: “Vi preoccupa l’idea che gli altri possano considerarvi stronzi?”. La seconda: “Provate vergogna al solo pensiero che questo possa accadere?”. Se rispondete sì a tutte e due, non potete ritenervi stronzi.

Il test dell’orgoglio. Tre domande. La prima: “La possibilità di essere considerati stronzi vi tiene svegli la notte?”. La seconda: “Della possibilità di essere considerati stronzi non ve ne può fregare di meno?”. La terza: “La possibilità di essere considerati stronzi vi fa addirittura provare un brivido di piacere?”. Con tre sì, siete stronzi col pedigree.

Definizione scientifica di stronzo. “Essere stronzi significa non dover (anzi voler) dire mi dispiace”, spiega James parafrasando la celebre battuta del film anni 70 Love Story (“amare significa non dover mai dire mi dispiace”). Un vero stronzo deve avere tre caratteristiche:
1. Arrogarsi sistematicamente privilegi che non gli competono
2. Agire sulla base di un radicato senso di superiorità
3. Tale senso di superiorità lo rende del tutto immune alle lamentele

Il Paese degli stronzi. Una delle teorie base del “Fattore S” è che “gli stronzi prosperano in tutti i Paesi e in tutte le società”. Ma in alcuni Paesi prosperano di più. Secondo la classifica stilata da James, le nazioni ad alta densità di stronzi per metro quadro sono nell’ordine gli Stati Uniti, il Brasile, l’Italia e Israele. Mentre attecchiscono di meno in Giappone, Canada e Norvegia.

Categorie di stronzi. James passa in rassegna i diversi tipi di stronzi, facendo degli esempi. Si va dallo Stronzo Bifolco (Noel Gallagher degli Oasis, Michael Moore) un cafone che “lo fa apposta”, allo Stronzo Compiaciuto. Nella patria dei Compiaciuti, che James individua nella Francia, l’esempio è il filosofo Bernard-Henri Lévy: “Autoproclamatosi Tocqueville dei nostri tempi” è un degno esponente della scuola di pensiero “Dio è morto, ma la mia messa in piega è impeccabile”. Quindi c’è il Capo Stronzo, che “urla ordini invece di dare istruzioni” o, come Naomi Campbell, “picchia la propria domestica con un telefono cellulare”. Fra gli “Stronzi Presidenziali” James colloca Hugo Chavez, Ahmadinejad e Berlusconi. I massimi esponenti degli “Stronzi manageriali” sono Al “Motosega” Dunlap, specialista in ristrutturazioni aziendali che “adorava i licenziamenti di massa” e Steve Jobs, uno che si sentiva autorizzato dal suo successo a “parcheggiare nei posti riservati agli handicappati, a dare in beneficenza cifre miserande e danneggiare scientemente i suoi soci”. Ci sono Stronzi Megalomani come Julian Assange uno che dalla vicenda Wikileaks sembra che “a interessargli più di ogni altra cosa sia la possibilità di fare danni”. E poi ci sono Stronzi Deliranti dell’Alta Finanza, i banchieri che – mentre i contribuenti si salassavano per salvare la finanza mondiale dal crac – pensavano solo a “tutelare i loro bonus miliardari”.

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