La salute del cervello è strettamente legata a numerosi fattori, tra cui il colesterolo, una sostanza lipidica prodotta dal fegato e presente in vari alimenti. Essenziale per molte funzioni biologiche, il colesterolo può diventare un problema quando i suoi livelli sono troppo alti o quando mostrano oscillazioni significative. Un recente studio ha evidenziato una possibile connessione tra fluttuazioni del colesterolo negli anziani e un aumento del rischio di sviluppare demenza o declino cognitivo.
Il colesterolo e la sua importanza nel corpo
Il colesterolo è fondamentale per il funzionamento del nostro organismo. È una componente chiave delle membrane cellulari, aiuta a produrre ormoni e favorisce la digestione dei grassi attraverso la sintesi dei sali biliari. Tuttavia, quando i livelli di colesterolo superano i limiti di sicurezza, il rischio di malattie cardiovascolari come infarti e ictus aumenta.
Esistono due tipi principali di colesterolo: il colesterolo HDL, definito “buono” poiché contribuisce a rimuovere il colesterolo in eccesso dal sangue, e il colesterolo LDL, chiamato “cattivo” perché, in quantità elevate, può accumularsi nelle arterie, favorendo l’aterosclerosi. Entrambi i tipi di colesterolo, insieme ai trigliceridi, una forma di grasso presente nel sangue, sono generalmente monitorati per valutare il rischio cardiovascolare.
Un numero crescente di ricerche suggerisce che, oltre ai livelli di colesterolo statici, anche le loro variazioni nel tempo possono fornire indicazioni sulla salute, in particolare per quanto riguarda il cervello.
Colesterolo e cervello: una relazione complessa
Il colesterolo non è solo cruciale per la salute cardiovascolare, ma è anche un elemento essenziale per il corretto funzionamento del sistema nervoso. Le cellule cerebrali utilizzano il colesterolo per costruire e mantenere le membrane cellulari, supportare la trasmissione dei segnali neuronali e favorire la formazione della mielina, una sostanza che isola le fibre nervose e accelera la trasmissione degli impulsi nervosi.
Tuttavia, quando i livelli di colesterolo sono instabili, si possono verificare conseguenze negative. Lo studio presentato alle sessioni scientifiche dell’American Heart Association del 2024 ha scoperto che fluttuazioni significative nel colesterolo totale e nel colesterolo LDL (quello “cattivo”) possono aumentare il rischio di demenza negli anziani.
Secondo Emer MacSweeney, neuroradiologa consulente presso Re Health, le oscillazioni dei livelli di colesterolo LDL possono destabilizzare le placche aterosclerotiche nelle arterie, aumentando il rischio di ostruzioni e riducendo il flusso sanguigno verso il cervello. Questo può portare a danni neuronali e compromettere le funzioni cognitive nel tempo.
I dettagli dello studio
Lo studio ha analizzato i dati di 9.846 partecipanti settantenni reclutati nell’ambito del progetto ASPREE (ASPirin in Reducing Events in the Elderly), condotto in Australia e negli Stati Uniti. All’inizio dello studio, i partecipanti erano esenti da demenza e altre condizioni cognitive. Durante i tre anni successivi, i ricercatori hanno monitorato annualmente i loro livelli di colesterolo totale, LDL, HDL e trigliceridi.
I partecipanti sono stati suddivisi in quattro gruppi in base all’entità delle fluttuazioni dei loro livelli di colesterolo. Dopo un monitoraggio di sei anni, è emerso che 509 individui avevano sviluppato demenza, mentre 1.760 avevano manifestato un declino cognitivo senza diagnosi di demenza conclamata.
I risultati hanno mostrato che chi presentava maggiori variazioni annuali nei livelli di colesterolo totale aveva un rischio aumentato del 60% di sviluppare demenza e un rischio del 23% più alto di declino cognitivo rispetto a chi mostrava livelli di colesterolo stabili. Analogamente, fluttuazioni elevate nel colesterolo LDL erano associate a un rischio maggiore del 48% di demenza e del 27% di declino cognitivo.
Questi risultati suggeriscono che l’instabilità nei livelli di colesterolo potrebbe rappresentare un indicatore precoce di problemi cognitivi, sottolineando l’importanza di un monitoraggio regolare, soprattutto negli anziani.
Meccanismi possibili alla base della relazione
Ma perché le fluttuazioni del colesterolo influenzano la salute del cervello? Gli esperti ritengono che i cambiamenti nei livelli di colesterolo possano essere un segnale di un metabolismo lipidico instabile o di un’infiammazione cronica.
Il colesterolo LDL è noto per il suo ruolo nell’infiammazione, un processo che può contribuire al deterioramento delle cellule cerebrali. Inoltre, variazioni nei livelli di colesterolo potrebbero riflettere disfunzioni nel sistema vascolare, compromettendo il flusso sanguigno e l’apporto di ossigeno al cervello, entrambi essenziali per il mantenimento della salute cognitiva.
MacSweeney sottolinea che interruzioni del flusso sanguigno possono causare danni ai neuroni, accelerando il declino cognitivo. Anche le fluttuazioni nei trigliceridi, pur non mostrandosi direttamente correlate alla demenza in questo studio, potrebbero influenzare la salute cardiovascolare e cerebrale nel lungo termine.
I ricercatori propongono di utilizzare la variabilità del colesterolo come biomarcatore per identificare il rischio di demenza e declino cognitivo. Secondo Zhen Zhou, autore principale dello studio e ricercatore presso la Monash University di Melbourne, un monitoraggio regolare dei livelli di colesterolo, in particolare delle variazioni nel tempo, potrebbe consentire interventi preventivi più mirati.
Ad esempio, programmi di screening annuali potrebbero aiutare a identificare le persone più a rischio e favorire l’adozione di strategie per stabilizzare i livelli di colesterolo attraverso modifiche dello stile di vita, terapie farmacologiche o altre misure preventive.
Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per chiarire se le fluttuazioni del colesterolo siano un fattore di rischio diretto per la demenza o semplicemente un segnale di altri processi patologici sottostanti.
Sfide e limiti dello studio
Nonostante i risultati promettenti, lo studio presenta alcune limitazioni. La maggior parte dei partecipanti era di origine caucasica, il che potrebbe ridurre la generalizzabilità dei risultati a popolazioni più diversificate. Inoltre, i ricercatori non sono stati in grado di determinare se le fluttuazioni del colesterolo fossero causate da fattori esterni, come cambiamenti nella dieta o terapie farmacologiche, o da variazioni fisiologiche interne.
Clifford Segil, neurologo presso il Providence Saint John’s Health Center, esprime cautela rispetto all’applicazione clinica immediata di questi risultati. Secondo lui, il monitoraggio del colesterolo rimane fondamentale per la prevenzione di eventi cardiovascolari, ma non è ancora chiaro se possa essere utilizzato efficacemente per valutare il rischio di demenza.