Gesù disse: ( Gv 6,44-51) “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che
io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Paolo, colui che portò il cristianesimo ai non ebrei, aggiunge (1 Cor 11, 23-27): “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:‘Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me’.
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: ‘Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga”.
Siamo al racconto più antico della istituzione dell’ Eucaristia.
Il rito millenario di Gesù
Gesù da nuovo significato a un rito millenario, perpetuato nei secoli fini a oggi dagli ebrei che celebrano il rito pasquale.
L’origine, per ebrei e cristiani, è nella Genesi e nell’incontro fra Abramo e Melchisedek, re e sommo sacerdote.
(Gen14,18) Melchisedek, re di Salem, portò pane e vino. Era sacerdote del Dio altissimo. E benedisse Abram, dicendo: «Benedetto sia Abram dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra!
E benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha dato nelle mani i tuoi nemici!». Allora Abram gli diede la decima di ogni cosa.
Ma la tradizione affonda le radici in un tempo ancora più remoto, come ricordano Michael D. Coogan e Mark S. Smith in Stories from ancient Canaan: Centrale per la teologia di Israele era il monte Sion. Gerusalemme era stata un centro di adorazione di El, come illustra Genesi 14:18–24: lì Melchisedec era un sacerdote di El Altissimo (El Elyon). Come la montagna di El nei testi ugaritici, Sion era, specialmente nella visione apocalittica, la fonte di acqua dolce.
Paolo e Melchisedek
Parla di Melchisedek Paolo nella lettera agli Ebrei (Eb 7,1-3.15-17). Fratelli, Melchìsedek, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dall’avere sconfitto i re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa.
Anzitutto il suo nome significa “re di giustizia”; poi è anche re di Salem, cioè “re di pace”. Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre.
[Ora,] sorge, a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza:
«Tu sei sacerdote per sempre
secondo l’ordine di Melchìsedek».
(Eb 6,10-20) Fratelli, Dio non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse.
Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso dicendo: «Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza». Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia.
Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.
E il Salmo 109 canta:
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!
A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».
Gesù, le sue parole: dalle donne al bene, dalle beatitudini ai talenti, a questi link