Gesù disse: pensate a Ninive, la città più bella del mondo non c’è più, un monito per tutti noi

Gesù disse: gli abitanti di Ninive furono migliori degli ebrei del suo tempo, si pentirono e furono perdonati e salvati da Dio, destino negato da Gesù ai suoi concittadini. La citazione fatta da Gesù dal racconto del profeta Giona manca di un seguito importante. Che col passare del tempo i niniviti tornarono alle antiche abitudini e questa volta il Padreterno non ha mandato nessuno a metterli in guardia.

Così Ninive fu distrutta, nel 612 a.c. e rimase un cumulo di rovine fino ai primi scavi negli ultimi due secoli. Ma, a leggere la storia con gli occhi della Bibbia, Dio era così infuriato con la fu capitale dell’impero assiro che 26 secoli dopo toccò ai fanatici dell’Isis, nel 2014, completare l’opera, distruggendo i monumenti riportati alla luce dagli archeologici.

La morale di queste pagine presenta più conclusioni. Può apparire come un monito per gli ebrei, anzi per tutta l’umanità nella sua invincibile tendenza a peccare (non di sesso, intendiamoci, ma di cattiveria e crudeltà, le Beatitudini, testo fondamentale, non parlano di astinenza ma di povertà e bontà verso il prossimo). Se ne ricava anche un disperante senso di caducità delle cose del mondo. Una delle città più grandi e prospere del suo tempo semplicemente non esiste più. E così fu per Roma, per Atene, per Babilonia, Ugarit e chissà quante altre.

Il ricordo di Ninive nelle parole di Gesù si ferma al tempo di Gioma, quello che passò tre giorni nells pancia della balena (e per i bambini degli anni ’50 il personaggio dei fumetti Giona lo jettatore) e he visse otto secolii prima di lui e almeno cent’anni prima della distruzione totale di Ninive.

Secondo WIkipedia, Ninive fu una delle più famose città antiche della storia del mondo, sorta sulla riva sinistra del Tigri nel Nord della Mesopotamia. Si sono trovate tracce di insediamenti preistorici risalenti probabilmente al VI millennio a. C. e altri reperti, più consistenti, di epoca Uruk e successive. Divenne capitale del regno assiro sotto il re Sennacherib (704 – 681 a.C.); ampliata e abbellita da questi e da Assurbanipal (668 – 626 a.C.) quando raggiunse l’apice del suo splendore, ospitando fra i 100 e i 150 mila abitanti. La sua distruzione, nel 612 a.C., ad opera di Medi e Caldei, segnò anche la fine del grande regno assiro.

Fu Sennacherib che fece di Ninive nel 700 circa a.C. una città magnifica. Costruì nuove vie e piazze e imponenti palazzi fra cui il “Palazzo senza Eguali” scoperto nel 1847 da Layard. Il piano, in gran parte recuperato, ha una dimensione di circa 503 per 242 metri e comprende almeno 80 vani. Nel palazzo è stata trovata una vera e propria biblioteca di tavolette cuneiformi.

Secondo teorie recenti, adiacenti al palazzo vi erano forse i meravigliosi giardini conosciuti come Giardini pensili di Babilonia. Questo perché mentre a Babilonia non sono stati mai trovati resti ad essi riconducibili, i giardini creati da Sennacherib appaiono molto vicini alle descrizioni successive. 
La cronaca babilonese narra la caduta di Ninive, assediata dagli eserciti di Nabopolassar, re di Babilonia, e di Ciassare di Media nel 612 a.C.: «La città [ridussero] in cumuli di rovine e mucchi [(di detriti)]».

In tempi moderni, pur trovandosi vicino alla città di Mossul, vi sorgeva solo un modesto villaggio e buona parte dei resti archeologici erano sepolti.
La più antica citazione è nel testo noto come Q, da quelle, fonte in tedesco: “Gli abitanti di Ninive risorgeranno nel giorno del giudizio contro questa generazione e la condanneranno. Poiché loro si pentirono alla predicazione di Giona, ed ecco, qui c’è qualcosa di più di Giona!”.

A questa versione originale si sono ispirati Luca e Matteo o chi per loro.

Lc 11,29-32 . Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona»

Mt 12,41. «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!

Il libro di Giona racconta tutta la storia. Dio ordinò a Giona: “Alzati, và a Ninive la grande città e in essa proclama che la loro malizia è salita fino a me”. Giona però si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s’imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore. Così il Padreterno si irritò, scatenando una grande tempesta. Qui nacque la fama di menagrmo. I marinai, sempre superstiziosi, lo individuarono e lo gettarono in mare, su richiesta, a dire il vero, dello stesso profeta. Così Giona finì in bocca alla balena.

Poi, racconta la Bibbia, il SIgnore si impietosì per le preghiere di Giona, lo fece sputare dlla balena e ancora una volta gli ordinò di andare a Nininìve, obbedito.

Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città, per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fu proclamato in Ninive questo decreto, per ordine del re e dei suoi grandi: «Uomini e animali, grandi e piccoli, non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e si invochi Dio con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si impietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì che noi non moriamo?». Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.

Durò più o meno un secolo, poi gli abitanti di Ninive ci ricaddero e fu la fine.

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Sergio Carli