Gesù disse: pregate sempre e comunque. Che il Padreterno ci dia retta non è scontato come accadde allo stesso Gesù nell’orto del Getsemani la notte in cui fu crocifisso. Gesù non fu ascoltato, quello era il suo destino dicono gli islamici. Doveva morire, dicono i cristiani, per risorgere e perché il seme delle sue parabole facesse nascere una religione con 2 miliardi e mezzo di fedeli.
La preghiera infatti può collidere con il disegno imperscrutabile della divina provvidenza.
A volte è la nostra fortuna. Un mio amico ricorda sempre che fu salvato dal disastro proprio perché le sue preghiere per un importante incarico non furono ascoltate.
Nei testi sacri si insiste sulla importanza della preghiera.
Giacomo definisce i limiti della preghiera:
“Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni”.
E allora? Pregare è inutile? Pregare è vitale, ma non per i beni del mondo.
Pregare devi, nel chiuso della tua stanza, nel profondo della tua anima intima Gesù. La preghiera è il mezzo attraverso il quale riconosciamo la supremazia di Dio, senza condizioni, senza distrazioni né deviazioni. Preghiera e buone azioni sono i due gesti di sottomissione, ciascuno con le sue parole, ciascuno con il suo rito, cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, animisti e quant’altri.
Matteo 6:5-13 Quando pregate, non siate come gli ipocriti; poiché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe e agli angoli delle piazze per essere visti dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensia. Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate.
La preghiera è il mezzo attraverso il quale riconosciamo la supremazia di Dio, senza condizioni, senza distrazioni né deviazioni. Preghiera e buone azioni sono i due gesti di sottomissione, ciascuno con le sue parole, ciascuno con il suo rito, cristiani, ebrei, musulmani, indù, buddisti, animisti e quant’altri.
E Luca promette. Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui.
(Lc 18,1-8) In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».