Il Natale è una festa cristiana originale o un rito pagano di cui la Chiesa si è appropriata? Il 25 dicembre è proprio il compleanno di Gesù?
Il tema è controverso e dibattuto anche se poco rilevante per i fedeli. Il valore simbolico e mistico del Natale trascende la realtà del calendario. Il Vangelo non aiuta a capire. Il racconto di Luca sulla nascita di Gesù non contiene riferimenti climatici e stagionali. La data è stata fissata dalla tradizione e codificata da Papa Giulio primo nel 337 o nel 350 secondo le fonti, cioè tre secoli e mezzo dopo la nascita di Gesù e pochi anni dopo l’editto di Costantino che fece uscire i cristiani dalle catacombe.
Ma quale nascita, visto che secondo gli studiosi Gesù sarebbe nato quattro anni prima dell’anno zero quindi il 4 avanti Cristo? E anche questa data non trova tutti d’accordo.
Perché Papa Giulio fissò il Natale il 25 dicembre? Per occupare, con la celebrazione dell’evento cristiano per eccellenza, superato solo dalla Pasqua, una festa pagana, quella del Sol Invictus, il “Sole Invitto”, invincibile e mai vinto, il Dio Sole (El Gabal) che l’imperatore Eliogabalo importò nel 218 a Roma dalla Siria.
Come scrisse Giovanni Crisostomo, uno dei padri della Chiesa, nel 390,
“in questo giorno, 25 dicembre, anche la natività di Cristo fu definitivamente fissata in Roma”.
“Anche”: una vera e propria occupazione di territorio nella lotta senza quartiere che si svolgeva in quei tempi fra religioni e sette di una stessa religione.
Il giorno di Natale coincide con uno dei giorni più corti dell’anno. Doveva essere qualcosa di meraviglioso il fenomeno del Sole che a poco a poco restava in cielo per periodo sempre più brevi, per poi tornare a splendere con sempre maggiore intensità, facendo germogliare i campi e gli alberi. Affascina oggi, pensiamo l’effetto che doveva fare sulle masse di contadini, pastori e schiavi, ma anche militari e marinai, che vivevano sul ciclo delle stagioni.
Ormai nessuno si ricorda più del Dio Sole e pochi di Eliogabalo
In Siria, a Homs, dove una volta sorgeva il tempio del Dio Sole e dove l’imperatore Eliogabalo indulgeva nei suoi riti sodomitici, c’era un distributore di benzina che la primavera araba ha raso al suolo.
L’imperatore Aureliano, quello delle grandi mura ancor oggi parzialmente esistenti, era anche lui un adoratore del Dio Sole e il 25 dicembre del 275 gli dedicò un tempio proprio nel giorno della festa del Natale del Sole, per celebrare la conquista di Palmyra, altra città della Siria, magica location di splendide rovine. Il tempio del Dio Sole sorgeva a Roma, dove oggi si apre piazza San Silvestro.
In un articolo pubblicato da Repubblica nel 2010, Piergiorgio Odifreddi, ateo dichiarato in rapporti epistolari con Benedetto XVI, ha incluso nei seguaci del Dio Sole un altro imperatore pagano che grazie al reputation management della Chiesa è poco meno che santo, l’imperatore Costantino,
“tollerante verso i cristiani ma che cristiano, se davvero lo diventò, solo in punto di morte”.
Costantino, il 7 marzo 321, cioè 8 anno dopo il suo editto, dedicò il giorno del riposo, il settimo giorno, al Dio Sole
E quella che noi chiamiamo domenica diventò il Dies Solis. Ancor oggi, nota Odifreddi, in inglese si dice Sunday. il giorno del sole, appunto.
Ci vollero secoli per affermare il Natale come festa invernale per eccellenza, con una accelerazione negli ultimi cent’anni grazie alla retorica natalizia anglosassone e alla spinta consumistica universale. Ma per secoli non fu facile. Scrive Odifreddi che
“il culto di Cristo non riuscì a rimuovere quello del Sole, come dimostra il Sermone di Natale del 460 di papa Leone Magno: “E’ così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro Apostolo, dedicata all’unico Dio, vivo e vero, dopo aver salito la scalinata che porta all’atrio superiore, si volgono al Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente”.
Ma il “simbolismo solare” permane ancor oggi, nota Pierluigi Odifreddi, nei rituali della Chiesa: nell’ostensorio
“l’ostia consacrata viene esibita come un sole irradiante raggi dorati. Esso fu introdotto nella liturgia cristiana da Bernardino da Siena nel secolo XV, ma era di uso comune già nella liturgia egizia per il culto di Aton, il dio unico di Akhenaton rappresentato dal disco solare. Lo stesso dio, cioè, che potrebbe aver ispirato Jahvè a Mosè”.
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