Gesù: “Se hai avuto il tuo, non invidiare gli altri, gli ultimi saranno i primi

Gesù: "Se hai avuto il tuo, non invidiare gli altri, gli ultimi saranno i primi
Gesù: “Se hai avuto il tuo, non invidiare gli altri, gli ultimi saranno i primi

ROMA – Il Vangelo di domenica 21 settembre è tratto dal Vangelo di Matteo.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.

Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna.

Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono.

Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto.

Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”.

Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro.

Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.

Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi»”.

La parabola sembra pensata oggi, per raffreddare l’impeto di odio sociale che ci circonda.

Rappresenta anche un ritorno a uno dei temi principali dell’insegnamento di Gesù: nel regno di Dio in arrivo imminente i valori di questo mondo saranno sovvertiti, gli ultimi saranno i primi e solo i poveri in spirito vi entreranno. Non i poveri e basta, come piace tanto all’anima pauperistica della Chiesa, negatrice del progresso e del benessere diffuso.

Per l’ingresso nel regno dei cieli non valgono le regole dell’esenzione dal ticket. La povertà richiesta si chiama umiltà, rifiuto di invidia, odio. La malvagità non viene distribuita secondo la denuncia dei redditi.
La povertà rende più difficile il peccato di superbia ma può aiutare la crescita di rancore e invidia.
Come spiega la parabola dei talenti, il problema non viene da quanto Dio ti ha dato ma da come lo hai usato per fare il bene.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie