L’Avvocato finisce sulla t-shirt: e scoppia la lite in casa Agnelli

(Dal sito WaitFashion.com)

ROMA – Baruffa in casaa Agnelli per una foto dell’Avvocato. Non una foto qualunque, ben inteso, ma una scattata dalla nipote di Gianni Agnelli, la fotografa Priscilla Rattazzi, e finita sulle t-shirt di mezzo mondo.

A non apprezzare l’opera della figlia di Susanna Agnelli, racconta la stessa Rattazzi al Giornale, è John Elkann, che non avrebbe gradito l’idea di mettere in vendita, seppure per beneficenza, il volto del celebre nonno.

“Scattai io quella fotografia, e altre ancora, riempiendo un rullino, in Argentina, l’anno era il 1978. A natale tutta la famiglia era riunita nella fattoria di mio fratello Cristiano, Los Cardos, I Cardi per l’appunto. C’era mia madre, le mie sorelle e lo zio ci aveva raggiunti. Posò apposta per quella fotografia. Si vede no?”, si giustifica Rattazzi. Non aveva molta pazienza ma si piaceva, ero io la sua paparazza”.

“La prima volta che quella istantanea argentina venne pubblicata, racconta sempre la nipote dell’Avvocato, fu nel 2004 su Panorama, con la mia autorizzazione, dopo una mostra che avevo allestito a Roma. Alcuni giorni dopo apparve su Repubblica. In seguito venne presa, così ritengo, dagli archivi Mondadori e messa in circuito su Internet. Ogni controllo è impossibile ma almeno non mi rubino il lavoro”.

Ma ad infiammare la questione “di famiglia” è stata la pubblicazione di quella foto sulle magliette. “Un anno e mezzo fa, racconta Priscilla Rattazzi, mia nipote mi telefona da Cortina: zia, qui vendono la maglietta con la fotografia che hai scattato tu e costa oltre cento euro. Telefonai al negoziante per chiedere spiegazioni. Fu molto scortese, alla fine mi comunicò il numero del produttore della maglietta”. Matteo Caneva. “Un anno fa mi assicurò che avrebbe bloccato la produzione anche perché nel frattempo gli avevo inviato una diffida”.

Rattazzi dice di non pretendere la difesa di un “diritto commericale”, ma  di “una questione professionale e affettiva. Avevamo raggiunto un accordo per destinare gli introiti della vendita in beneficenza, alla fondazione “Il Faro” creata da mia madre. Ma a Torino mio cugino John disse che non trovava la cosa di buon gusto. L’avrei capito se ci avessi guadagnato un solo centesimo. Non ne facemmo nulla. Me l’aspettavo ma non voglio litigare con John per questo o per altro”.

“Matteo Caneva mi preannunciò che sicuramente i cinesi avrebbero invaso il mercato con la maglietta falsa. A tre euro. Così è stato e così è. Questa è l’Italia, io non ho tutela. Questo negli Stati Uniti non potrebbe mai accadere”.

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