Non servono sushi, sashimi, tempura o sukyaki. Prima di entrare occorre togliersi le scarpe ed esser sicuri di essere vestiti civilmente per superare l’esame che gentilmente ma fermamente vi fa la graziosa ragazza in kimono oltre la porta di ingresso. Dopodichè potete entrare, sorseggiare tè e accarezzare, se si fanno accarezzare, i gatti.
Sono i Cat Cafe, che a Tokyo ed in altre città giapponesi stanno spuntando come funghi, dopo il successo ottenuto dal primo della serie, il Calico, aperto nel 2007 e subito diventato popolarissimo e presto imitatissimo.
I clienti dei Cat Cafe appena entrati, tra i tavolini dove si serve il tè (niente bevande alcoliche), scorgono sul pavimento i gatti, in genere una ventina, che quando sono dell’umore giusto si abbandonano alle carezze degli avventori. Ma, attenzione: chi conosce i gatti sa che se non sono nel mood giusto, di carezze non ne desiderano e vogliono essere lasciati in pace. È anche una regola fatta osservare severamente dal management.
Tutti i gatti dei Cafe sono di razza, ed alcuni molto belli, oltrechè altezzosi, come il ricercato gatto blu russo del Calico, dove convivono 17 razze diverse in perfetta armonia.
È un fenomeno sociale. Le abitazioni giapponesi sono molto piccole, i giapponesi non sono molto socievoli, ed avere un gatto proprio per compagnia presenta problemi. Così, gente di ogni età ed estrazione sociale che vuole una tazza di tè, fare conversazione col vicino di tavolo e, naturalmente, accarezzare i felini, si reca nei Cat Cafe e passa piacevolmente il tempo ad un modico prezzo.
Il fenomeno è in espansione. Se vi trovate a Tokyo e desiderate fare quest’esperienza munitevi di pagine gialle in inglese e cercate alla voce Cat Cafe. Ne troverete, all’ultimo conto, trentanove.