Gioco d’azzardo, Sacchetti (AISDCO): “A piccole dosi non è dannoso”

Gioco d'azzardo, Sacchetti (AISDCO): "A piccole dosi non è dannoso"
Gioco d’azzardo, Sacchetti (AISDCO): “A piccole dosi non è dannoso”

ROMA – “Il gioco, a piccole dosi, non solo non è dannoso ma può essere un buon passatempo. Bisogna stare attenti a non oltrepassare il limite”: a dirlo è Emilio Sacchetti, presidente dell’AISDCO, Accademia Italiana di Scienze delle Dipendenze Comportamentali.

Durante il convegno Tentazioni pericolose tenutosi questa mattina a Milano e organizzato da Bayer Italia Sacchetti ha sottolineato l’importanza della legalizzazione del gioco d’azzardo: “Eliminare del tutto l’azzardo non è possibile: tutto potrebbe essere legato a una scommessa. Tutto va controllato, non basta allontanare le sale giochi dai luoghi sensibili. E se si eliminasse il gioco legale si diffonderebbe quello illegale”, ha spiegato.

“Il gioco, a piccole dosi, non solo non è dannoso ma può essere un buon passatempo. Molte persone hanno giocato almeno una volta nella vita, bisogna stare attenti a non oltrepassare il limite. Un giocatore diventa patologico quando ci sono sentimenti di stress forte che portano il paziente a cercare sempre nuove fonti di gioco”, ha sottolineato Sacchetti. 

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità gli italiani che giocano sono circa 18 milioni e mezzo, ovvero il 36,4% della popolazione (43,7% uomini, 29,8% donne). Di questi, 13.453.000 rientrano nella categoria del giocatore “sociale”, ovvero saltuario e per puro divertimento. I giocatori stimati a “basso rischio” sono il 4,1% (2 milioni circa), i giocatori a “rischio moderato” rappresentano il 2,8% (1 milione e 400mila), quelli “problematici” sono il 3%, ovvero circa un milione e mezzo. Tra i giocatori problematici la fascia 50-64enni è la più rappresentata con il 35,5%.

L’area dei giocatori problematici non coincide con quella dei giocatori patologici, definibili così solo a seguito di una diagnosi medica e successivamente alla presa in carico da parte delle strutture sanitarie. In Italia sono solo 13mila le persone che vengono assistite dai Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche delle Asl, e rappresentano lo 0,87% dei giocatori problematici.

È evidente che il delta tra il numero dei giocatori considerati problematici (1.500.000) e quelli diagnosticati patologici (13.000) è così estremo da portare con sé valutazioni di segno opposto. La prima è che il passaggio tra problematico e patologico sia molto raro; la seconda è che il sistema sanitario riesce comunque ad intercettare solo tracce dei comportamenti patologici legati al consumo di gioco. (Fonti: Eurispes, Codere)

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