ROMA – Una filiera da 56mila posti di lavoro, con un gettito di sistema pari a 6 miliardi di euro annui, ovvero il 60 per cento del totale, che ammonta a 100 miliardi: è quella generata dal gioco legale in Italia, secondo i dati dell’Agenzia Dogane e Monopoli E l’Emilia Romagna, insieme alla Toscana, è una delle regioni con il più alto numero di lavoratori nel settore.
Molti di questi posti di lavoro sono a rischio nel caso di norme più restrittive nell’ambito del gioco d’azzardo. Lo Stato ha affidato l’organizzazione e la gestione del gioco lecito al ministero dell’Economia, che si avvale, nel suo lavoro, dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Il comparto del gioco lecito, che comprende apparecchi da divertimento e da intrattenimento con vincite in denaro, coinvolge diverse entità: non solo i gestori delle sale dedicate al gioco legale, ma anche le aziende che gestiscono questi apparecchi e le imprese della filiera, come produttori, manutentori, importatori e aziende nei cui locali si trovano slot che contribuiscono ai proventi economici.
L’Emilia Romagna, insieme a Lombardia, Lazio, Veneto, Campania e Toscana, è una delle sei regioni in cui il gioco è più diffuso, con le conseguenze a livello occupazionale: qui, sottolineano i dati dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, si concentra il 69 per cento del totale degli addetti.
Il timore dei sindacati di categoria Filcams Cgil, Fisascat e Uiltucs è che si possano perdere migliaia di posti di lavoro, come hanno sottolineato in occasione della manifestazione del 29 maggio scorso.
Ma il timore è anche che, come in ogni caso di proibizionismo, la stretta sul gioco legale si traduca in un incremento del gioco illegale: non esistono dati ufficiali sui guadagni che ne derivano, ma le stime ipotizzate dalla Guardia di Finanza parlano di una filiera parallela da 20 miliardi annui.