Giubileo 2025, le nuove regole della Chiesa sulle indulgenze. credevate fossero finite con Martin Lutero? Eccole invece ben presenti nella vita della Chiesa Cattolica. Un articolo di Mimmo Muolo su Avvenire ci dà le ultime novità, in vista del Giubileo del 2025. C’è un senso di continuità, e anche di Medioevo, che quasi emoziona. C’è un aggiornamento ai tempi nostri, con l’astensione non dalla carne, che pare ormai si pratichi comunque poco deviazioni a parte, ma dall’uso dei social network. Ma torniamo ai tempi di Dante quando leggiamo che “resta in vigore ogni altra concessione di indulgenza”e che sarà possibile ottenerla e applicarla anche “alle anime del Purgatorio in forma di suffragio”.
Che cosa bisogna fare per ottenere ’indulgenza durante il Giubileo? Innanzi tutto con i pellegrinaggi. Mete di pellegrinaggio sono Roma, con la visita ad almeno una delle Basiliche papali e la Terra Santa (almeno una tra le basiliche del Santo Sepolcro a Gerusalemme, della Natività a Betlemme e dell’Annunciazione a Nazareth).
Ma l’indulgenza si può ottenere anche partecipando alla Messa, al Rosario, alla Via Crucis e ad altre celebrazioni in un pellegrinaggio «verso qualsiasi luogo sacro giubilare» o «in altre circoscrizioni ecclesiastiche», cattedrali e chiese.
O recandosi in altri luoghi sacri a Roma (ad esempio le sette chiese care a san Filippo Neri, gran protagonista del Giubileo del 1575, o Santa Maria sopra Minerva, che custodisce il corpo di Santa Caterina da Siena) o nel mondo come i santuari di Assisi, Loreto e Pompei.
Chi “per gravi motivi” (suore di clausura, malati, detenuti) non può spostarsi, potrà comunque conseguire l’indulgenza recitando il Padre Nostro, il Credo in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, “offrendo la sua sofferenza o i disagi della propria vita”.
Le norme della Penitenzieria, aggiunge Mimmo Muolo, spiegano che l’indulgenza viene “annessa anche alle opere di misericordia e di penitenza”. Dunque con la visita a malati, carcerati, anziani soli, diversamente abili sarà possibile ottenere l’indulgenza a ogni visita, anche una volta al giorno.
E a iniziative “che attuino in modo concreto e generoso lo spirito penitenziale che è come l’anima del Giubileo”, in particolare riscoprendo “il valore penitenziale del venerdì”, con l’astensione “almeno durante un giorno” da distrazioni “reali ma anche virtuali» come quelle indotte da media e social network, da «consumi superflui”, praticando ad esempio il digiuno come indicato dalla Chiesa, “devolvendo una proporzionata somma in denaro ai poveri» o «sostenendo opere di carattere religioso o sociale”, a favore della difesa e protezione della vita, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti, o ancora “dedicando una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato”.
Non si parla, in questa circostanza, della “astinenza dalla carne”. Fin da bambini ci hanno abituato a pensare che si trattasse della carne, bovina o ovina. Ma se ci si pensa un po’, di ben altra carne si tratta, quella che in inglese si chiama “flesh” e che San Paolo bolla come uno dei peccati più gravi. Dai tempi in cui il precetto fu istituito apochi decenni fa, la carne da mangiare era infatti una rarità che comunque compariva in tavola, se e quando, solo la domenica.
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