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Giulia Cecchettin e non solo, Fiorella Mannoia cambia il testo di Quello che le donne non dicono

Dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin la cantante Fiorella Mannoia durante il suo ultimo concerto ha deciso di cambiare il testo di una delle sue canzoni più celebri, Quello che le donne non dicono.

Nel finale della canzone, quando il testo dice “Ma non saremo stanche, neanche quando ti diremo ancora un altro sì”, la cantante ha deciso di cambiare il sì in no.

Le parole di Fiorella Mannoia

“È un brano a cui sono molto legata – spiega Mannoia a Repubblica -, scritto da Enrico Ruggeri e da Luigi Schiavone e che ho portato a Sanremo nel lontano 1987… Ma ho deciso di cambiare il finale perché era giusto: dicevo sempre ‘Ti diremo ancora un altro sì’, ma non è mica vero… La cantavo e pensavo ‘non è mica detto, perché danno per scontato che dobbiamo dire un sì?’. Potrebbe essere un forse, o un no. E quando una donna dice no, con qualsiasi vestito, in qualsiasi circostanza e condizione, è no”.

“Purtroppo leggendo le cronache, ci si rende conto che la violenza sulle donne sembra essere una cosa che non trova soluzione, anzi pare che le cose stiano peggiorando, e oggi la rete divulga di più le notizie delle violenze e questo ci dà la dimensione del fenomeno”, aggiunge Mannoia che sottolinea come a innescare questa “guerra” sia sempre lo stesso “movente” ovvero “un uomo che non accetta la volontà di una donna”. Ciò che la preoccupa però è anche “il fatto che alla violenza ci si abitui, per questo è fondamentale mantenere i riflettori puntati. Va abolita l’abitudine di colpevolizzare le vittime e di giustificare il carnefice. C’è ancora molto da fare, ed è un percorso che possiamo fare solo tutti insieme, perché siamo tutti vittime di stereotipi, uomini e donne”.

“Io credo – aggiunge – per cambiare mentalità dovremmo cominciare a parlare nelle scuole già ai bambini delle elementari, che sono più ricettivi, per insegnare il rispetto reciproco, nei confronti delle donne, del diverso, in generale per insegnare il rispetto umano”.

Gianluca Pace

Laureato in Storia contemporanea, a Blitz quotidiano dal 2011. Qui mi occupo, si fa per dire, di quel che accade in questa misera Italia e nei dintorni. Con queste poche righe dovrei mettere in risalto, con un po’ di ironia e senza farlo notare troppo, le mie poche qualità. Ma insomma, alla fine che ci frega?

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