Questa settimana vogliamo andarci a riascoltare gli album più importanti del glam rock, esplorando anche un po’ le caratteristiche di questo genere, o meglio sottogenere musicale. Si tende spesso a mettere l’accento sul variopinto modo di presentarsi degli artisti del glam rock, sempre sopra le righe, ognuno a modo suo. Questo però rischia di generare della confusione, tanto che band di tutt’altra estrazione vengono associate al glam solo per la bizzarria dei loro costumi di scena. Vale la pena quindi fare un po’ di chiarezza su cosa sia il glam rock, almeno nella prospettiva proposta da questo articolo.
Il glam rock si sviluppa nel Regno Unito tra il 1971 e il 1975, grazie soprattutto all’opera di personaggi come Marc Bolan dei T. Rex, Bryan Ferry dei Roxy Music e ovviamente David Bowie. Dal 1976 viene praticamente soppiantato dall’avvento del punk. Caratteristiche ricorrenti nel glam rock sono la relativa brevità delle canzoni (quasi sempre…), il riferimento al rock’n’roll degli anni Cinquanta e le melodie accattivanti, che a volte vengono accostate a quelle del pop più commerciale dell’epoca. Ma l’elemento a mio avviso centrale è la teatralità, intesa come ciò che giustifica la canzone stessa, una sorta di “costruzione scenica” funzionale alle storie raccontate.
Teatralità che si ritrova nelle strutture e nelle scelte musicali, nei temi trattati e infine nel modo di presentarsi, dai costumi di scena sgargianti e trasgressivi alle facce dipinte (penso a Bowie più che ai Kiss, che comunque sono fortemente debitori al glam rock). Teatralità che arriva al punto di crearsi un alter ego, un vero e proprio personaggio che viene portato in scena sul palco. Celebre è Ziggy Stardust come alter ego di David Bowie, ma esistono anche esempi meno noti: Bernard William Jewry, ad esempio, creò il suo personaggio sulla scia di quello di Bowie, incidendo diversi album come Alvin Stardust (un parente di Ziggy forse?). Negli Stati Uniti, il fenomeno glam arrivò solo qualche anno dopo, e molte delle band che decisero di percorrere la strada del glam mostrano anche forti altre influenze dal punto di vista musicale: per questa ragione, la maggior parte degli album che abbiamo selezionato sono produzioni britanniche.
Electric Warrior è il secondo album dei T. Rex, pubblicato nel 1971. La band era stata formata alla fine degli anni Sessanta da Marc Bolan con il nome di Tyrannosaurus Rex e una propensione al folk psichedelico. Nel 1970 il nome viene cambiato e lo stile pure, con una maggiore ricerca di chitarre elettriche e distorsioni: questa ricerca viene spesso indicata come il momento della nascita del glam rock. Ed è in particolare Electric Warrior ad essere spesso indicato come il primo album glam della storia: contiene molti grandi classici, brani che avrete sicuramente sentito, ma che magari non sapevate di chi fossero… dite la verità, è successo anche a voi! Tra i tanti, spiccano Get it On e Cosmic Dancer.
I Roxy Music furono fondati da Bryan Ferry nel 1971, dopo che una sua audizione per diventare il cantante dei King Crimson non andò a buon fine. L’audizione colpì comunque Robert Fripp e Peter Seinfield, il paroliere dei King Crimson, che quindi sostennero la band di Bryan Ferry procurandogli un contratto discografico. For Your Pleasure è il secondo album dei Roxy Music, pubblicato nel 1973 e a pieno titolo considerato un capolavoro del glam rock. È l’ultimo album in cui la band si è avvalsa della collaborazione di Brian Eno. Do the Strand, In Every Dream Home a Heartache e Grey Lagoons sono tutte tracce memorabili.
Il nome probabilmente più famoso di tutta la scena glam rock è quello di David Bowie, pseudonimo di David Robert Jones (evidentemente la tendenza a crearsi un alter ego era già presente a inizio carriera!). Nel 1970 Bowie era già un astro nascente, grazie al successo planetario di Space Oddity del 1969 e al tour per la promozione di The Man Who Sold the World (1970), in cui già si presentava con vestiti sopra le righe e con una band in cui ogni componente impersonava un personaggio dei fumetti. E le frequentazioni artistiche con Marc Bolan non erano rare. In questo contesto nasce nel 1972 l’alter ego Ziggy Stardust e l’album celeberrimo The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. Un album che è una bibbia del glam rock e che contiene una serie ininterrotta di grandi classici, da Five Years a Moonage Dream, da Lady Stardust a Ziggy Stardust, fino alla traccia di chiusura Rock’n’roll Suicide.
Lo so, qualche purista qui storcerà il naso. Ma in un’intervista del 2003 a Vanity Fair, David Bowie cita questo album indicandolo come il “possibile punto di origine di uno stile glam embrionale”, aggiungendo che secondo lui la traccia iniziale, It’s the Time of Your Life, suona “come Bryan Ferry e gli Spiders from Mars (insieme, finalmente!), due anni prima delle pubblicazioni glam di entrambi”. E allora, se il Duca Bianco in persona considera questo album un riferimento imprescindibile per il glam rock, chi siamo noi per contraddirlo? Banana Moon è il primo album solista di Daevid Allen, pubblicato nel 1971, subito dopo la sua uscita dai Soft Machine e poco prima di formare i Gong. Nell’album troviamo infatti brani e musicisti da entrambe le band: Robert Wyatt e Pip Pyle alla batteria, Christian Tritsch alla chitarra e al basso, Gilli Smyth alle voci sussurrate che diventeranno il suo marchio inconfondibile con i Gong. La seconda traccia, Memories di Hugh Hopper, è cantata da Wyatt ed era già nel repertorio dei Soft Machine. Stoned Innocent Frankenstein sarà invece poi ripresa con gli Here and Now nel progetto parallelo Planet Gong.
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta i Mott the Hoople erano considerati “quelli bravi”: ai loro concerti si potevano incontrare tutti i grandi musicisti del Regno Unito che andavano a sentirli, forse anche per imparare, da David Bowie ai Rolling Stones e via dicendo… Nel 1971 la band aveva all’attivo già quattro album, ma nessuno di successo, ed erano sul punto di sciogliersi. Fu proprio Bowie a intervenire, cercando di farli rimanere insieme e addirittura offrendo loro un suo brano, All the Young Dudes, che divenne la loro maggiore hit nel 1972, con il loro omonimo primo album di successo. Mott fu pubblicato l’anno successivo, nel 1973. È un album che trasuda della teatralità del glam rock fin dalla prima traccia All the Way from Memphis, e sicuramente un ascolto che vale la pena recuperare.
Framed, pubblicato nel 1972, è l’album di esordio degli scozzesi The Sentational Alex Harvey Band. Un gruppo che ha abbracciato da subito l’estetica del glam rock, costruendoci sopra l’intera carriera, che è stata seminale per molti artisti successivi, anche insospettabili: sono stati citati come riferimento in interviste sia da Nick Cave che da Robert Smith! Qui tutti gli stilemi del glam rock si fondono su una base schiettamente blues rock. L’album contiene addirittura una cover di un blues di Willie Dixon, I Just Want to Make Love to You. Sebbene non sia difficile trovare l’album in rete, e valga la pena ascoltarlo tutto, ho deciso questa volta di proporvi uno spezzone di un live in cui la band esegue Midnight Moses e Framed, entrambe contenute in questo album, perché credo che vederli dal vivo possa spiegare molte cose… Provate a trovare elementi che sono stati poi ripresi da altre band più famose…
La storia degli Slade è sostanzialmente una travagliata ricerca del successo. Nati alla fine degli anni Sessanta come The N’Betweens, hanno tentato diverse strade e cambiato diversi nomi prima di trovare un equilibrio, e il successo, come Slade, abbracciando gli stilemi del glam rock. A metà degli anni Settanta, si sono addirittura trasferiti negli Stati Uniti, tentando di fare successo nel grande mercato americano e trasformandosi in una band hard rock. Slayed? è il loro terzo album in studio, pubblicato nel 1972 dopo che Chas Chandler, già bassista degli Animals e manager tra gli altri di Jimi Hendrix, aveva voluto diventare loro manager. Ed è anche l’album che li ha consacrati come band glam rock. Anche qui i riferimenti sono prevalentemente al blues rock: l’album contiene anche una cover di Move Over di Janis Joplin. Ma la teatralità dello stile glam trapela in ogni traccia dell’album.
I Queen non hanno certo bisogno di alcuna presentazione. La loro produzione degli anni Settanta è fortemente legata alla scena glam. E non solo per i costumi, realizzati da Zandra Rhodes che era già stata costumista di Marc Bolan dei T. Rex. Tra tutti i loro album, però, A Night at the Opera è forse quello che si dichiara più esplicitamente glam, con una teatralità musicale che abbraccia tutta la successione delle tracce dell’album, oltre all’ovvio riferimento all’opera nel titolo stesso. Pubblicato nel 1975, l’album è ricco di grandi brani: da You’re My Best Friend a The Prophet’s Song, da Love of My Life all’insuperabile Bohemian Rhapsody, tanto per citarne alcuni…
Questa opera rock è probabilmente l’apoteosi del glam rock, sotto ogni punto di vista. Il film, prodotto nel 1975, è l’adattamento di un musical teatrale, The Rocky Horror Show, appunto, andato in scena la prima volta nel 1973 a Londra. Entrambe le produzioni vedevano un cast internazionale: nel film, al cast originale si aggiunsero tra gli altri Susan Sarandon e Meat Loaf. Ideatore della commedia è Richard O’Brien, che nel cast interpreta il personaggio gobbo di Riff Raff, autore anche delle musiche insieme a Richard Hartley. La colonna sonora uscì su vinile nel 1975. Il link qui sotto vi manderà proprio alla colonna sonora, ma se finora avete vissuto fuori dal mondo e non avete mai visto il film, vi supplico guardatelo!
Potrà piacere o meno, ma la teatralità nella musica di Meat Loaf è indubbiamente una caratteristica centrale, che ne fa probabilmente uno degli esempi più espliciti di glam negli Stati Uniti. Dopo l’esperienza del Rocky Horror Picture Show, Meat Loaf produce il suo secondo album, Bat Out of Hell nel 1977, con la collaborazione alla composizione di Jim Steinman e la produzione di Todd Rundgren. Spiccano in particolare la title track, che apre l’album, la poliedrica Paradise by the Dashboard Light e la famosa For Crying Out Loud.
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