Guido Ceronetti: “L’oggetto delle passioni senili è la donna molto giovane”

Guido Ceronetti: “Invecchio e non so più chi sono ma non ridatemi gli anni felici”

ROMA – Vecchiaia solitaria e inganno delle passioni superstiti. Non è la prima volta che Guido Ceronetti indaga il groviglio dei sentimenti, i sussulti erotici nelle esistenze al tramonto: ovvero la condizione di Inaccessibilità dell’Amore Infinito. Figura inclassificabile di poeta/filosofo, erudito senza accademia, marionettista del Teatro dei Sensibili, Ceronetti affida alla Stampa (domenica 2 dicembre) una riflessione personale felicemente oscillante fra disperazione e consapevolezza: “Invecchio e non so chi sono ma non ridatemi gli anni felici”. Recuperando un capolavoro dell’ultimo Samuel Beckett, Ceronetti come Krapp (da L’ultimo nasto di Krapp, ndr.) dice no, convinto, a impossibili nostalgie.

Quel finale del dramma, straziante, dice Ceronetti, “cancella tutti i rimpianti del vecchio: degli anni felici è detto «…non li rivorrei indietro. Non col fuoco che sento in me ora. No, non li rivorrei indietro». Dietro il ricordo c’è la presenza oscurata del desiderio, della pulsione amorosa, l’energia più forte a nostra disposizione che si oppone alla morte,  quella realtà dell’amore che “ci tiene incollati alla finitudine dei corpi finiti”.

Nelle società primitive non c’era posto per i vecchi maschi: soltanto alle donne era permesso vivere a lungo. Lo scandalo della vecchiaia desiderante non era contemplata con il matriarcato. Conclude Ceronetti:

“E dal momento che il guazzabuglio psichico, il corpo eterico, di un uomo invecchiato col sentimento tragico dell’essere è un paradosso incessante, tra frustrazioni e speranze,  trabocchi d’estasi e brutali facili sconforti, l’oggetto delle passioni senili è inevitabilmente la donna molto giovane , incapace per lo più di comprenderle e medicarle”.

E le donne, le signore anziane sperimentano lo stesso tragico paradosso? No, con riserva, dice Ceronetti. L’assunto è che nella vecchiaia la diversità sessuale raggiunge il suo culmine:

“il suicidio di uomini soli e malati è abbastanza frequente; di donne invecchiate, con ogni specie di malanni, è inesistente. (Mettiamoci un quasi, perché di vecchiaie stiamo riempiendo la terra, tra lo stupore delle tartarughe)”.

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