Un virus mortale proveniente dai topi selvatici, l’hantavirus, è tornato a colpire negli Stati Uniti, uccidendo almeno quattro persone. Questo virus, noto per causare gravi crisi respiratorie, aveva già fatto danni significativi nel 1993 e sembra essere di nuovo una minaccia per la salute pubblica.
I roditori sono il serbatoio naturale dell’hantavirus, che si trasmette agli esseri umani principalmente tramite l’inalazione di particelle aerosolizzate di escrementi, urina o saliva di topi infetti. Questo virus ha già ucciso tre persone in Arizona e una in California. Non esistendo ancora una cura specifica, la comunità scientifica è in allarme per la difficoltà di intervenire efficacemente sui pazienti.
L’hantavirus fu individuato per la prima volta nel 1993, quando causò una devastante epidemia che colpì una tribù Navajo al confine tra Arizona e New Mexico, con un tasso di mortalità dell’80%. Dopo un caso isolato nel 2016, non erano stati segnalati nuovi episodi fino a quest’anno, quando il virus ha ripreso a mietere vittime.
L’infezione da hantavirus causa una sindrome polmonare grave, accompagnata da febbre, mal di testa e dolori muscolari. Nonostante i sintomi severi, le ricerche recenti indicano che il virus non si trasmette da persona a persona, ma esclusivamente attraverso il contatto con oggetti o cibo contaminati da secrezioni di topi infetti.
Per proteggersi dall’hantavirus, i funzionari della sanità pubblica raccomandano di seguire procedure rigorose di bonifica nelle aree infestate dai roditori. Queste includono l’uso di disinfettanti come la candeggina sugli escrementi e sui nidi dei roditori, la sigillatura e lo smaltimento sicuro di questi materiali, e l’evitare di spolverare le aree infestate. Inoltre, è cruciale prendere misure preventive per impedire ai topi di entrare nelle abitazioni, come applicare stucco o reti metalliche per chiudere eventuali fessure.