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I farmaci con semaglutide possono ridurre il rischio di Alzheimer

Secondo recenti ricerche, alcuni farmaci per il diabete potrebbero avere effetti positivi non solo nella gestione della glicemia ma anche nella prevenzione di gravi patologie cerebrali come l’Alzheimer. Tra questi, il semaglutide, principio attivo di farmaci antidiabetici come Ozempic, Rybelsus e Wegovy, si sta dimostrando particolarmente promettente. Studi recenti condotti dalla Case Western Reserve University suggeriscono infatti che il semaglutide possa ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare l’Alzheimer nelle persone affette da diabete di tipo 2.

Diabete di tipo 2 e Alzheimer

Le persone affette da diabete di tipo 2 presentano un rischio più elevato di sviluppare la malattia di Alzheimer, e i motivi sono molteplici. I fattori di rischio associati al diabete di tipo 2, come l’obesità, l’ipertensione e le malattie cardiache, sono collegati anche all’insorgenza dell’Alzheimer. Il diabete, inoltre, può provocare danni ai vasi sanguigni del cervello, aumentando la probabilità di un declino cognitivo progressivo. Tali connessioni non solo confermano l’importanza di controllare i fattori di rischio metabolici e vascolari per prevenire l’Alzheimer, ma sottolineano il ruolo che farmaci innovativi come il semaglutide potrebbero avere nella riduzione del rischio di demenza nelle persone con diabete.

Semaglutide, farmaco antidiabetico che promette di proteggere il cervello

Il semaglutide è un agonista del recettore GLP-1 (peptide simile al glucagone di tipo 1), utilizzato per il trattamento del diabete di tipo 2 e, più recentemente, anche per la gestione dell’obesità. Questo farmaco agisce stimolando la produzione di insulina e riducendo i livelli di glucosio nel sangue. Tuttavia, oltre alla sua efficacia nella gestione del diabete, il semaglutide sembra avere anche effetti neuroprotettivi, dimostrando un potenziale impatto positivo sulla salute del cervello.

Le prime ricerche precliniche evidenziano che il semaglutide potrebbe ridurre la neurodegenerazione e l’infiammazione cerebrale, due dei principali meccanismi attraverso cui si sviluppano malattie come l’Alzheimer. Inoltre, poiché aiuta a controllare condizioni metaboliche che sono fattori di rischio per l’Alzheimer, il semaglutide agisce anche indirettamente riducendo le probabilità di sviluppare questa grave forma di demenza.

Semaglutide, farmaco antidiabetico che promette di proteggere il cervello (blitzquotidiano.it)

La ricerca

La Case Western Reserve University ha recentemente pubblicato uno studio approfondito che ha coinvolto quasi un milione di pazienti con diabete di tipo 2 negli Stati Uniti. Nessuno dei partecipanti aveva ricevuto precedentemente una diagnosi di Alzheimer, il che ha consentito di analizzare l’insorgenza della malattia e confrontare i pazienti che assumevano il semaglutide con coloro che utilizzavano altri farmaci antidiabetici.

I risultati della ricerca sono stati significativi: i pazienti che assumevano il semaglutide presentavano una riduzione del rischio di sviluppare l’Alzheimer tra il 40% e il 70% rispetto a coloro che utilizzavano altri farmaci. Il confronto è stato effettuato considerando anche farmaci di ampia diffusione per il diabete, come la metformina, le insuline, gli inibitori della DPP-4, gli agonisti del GLP-1 di prima generazione e altri sette farmaci comunemente usati per la gestione della glicemia.

Questi risultati risultano ancora più sorprendenti se si considerano le categorie demografiche e cliniche coinvolte nello studio. L’efficacia del semaglutide nel ridurre il rischio di Alzheimer è stata confermata anche in base all’età, al genere e allo stato di obesità dei partecipanti, mostrando che il farmaco può avere effetti positivi a prescindere da queste variabili.

Perché il semaglutide può essere così efficace nella prevenzione dell’Alzheimer?

Il semaglutide offre diversi vantaggi grazie alla sua azione sul sistema nervoso centrale e sulla regolazione dei processi metabolici. Essendo un agonista del recettore GLP-1, non si limita a migliorare la sensibilità all’insulina, ma sembra influenzare anche i meccanismi di neuroinfiammazione. L’infiammazione del tessuto cerebrale è infatti una delle caratteristiche distintive della progressione dell’Alzheimer, e il semaglutide sembra in grado di limitarla. Inoltre, il farmaco potrebbe avere effetti benefici sulla neurodegenerazione, che rappresenta un ulteriore fattore di rischio per le malattie neurodegenerative.

Rong Xu, uno dei ricercatori a capo dello studio presso la Case Western Reserve University, ha sottolineato che il semaglutide potrebbe agire direttamente o indirettamente su alcuni dei principali fattori di rischio modificabili per l’Alzheimer, migliorando i risultati di salute cerebrale e proteggendo da processi neurodegenerativi.

La necessità di ulteriori studi

Le prospettive offerte dal semaglutide nella prevenzione dell’Alzheimer hanno suscitato un cauto ottimismo nella comunità scientifica. Verna Porter, direttrice del dipartimento di Demenza e Alzheimer presso il Pacific Neuroscience Institute, ha affermato che la riduzione del rischio di Alzheimer associata al semaglutide rappresenta un progresso significativo. Tuttavia, come molti altri esperti, la Porter sottolinea l’importanza di ulteriori ricerche per convalidare i risultati. Sono necessari studi a lungo termine e trial clinici controllati che permettano di verificare gli effetti neuroprotettivi del semaglutide su pazienti con o senza diabete.

I prossimi studi dovrebbero includere anche soggetti non diabetici con un alto rischio di Alzheimer, esplorando se il semaglutide possa avere effetti benefici anche in individui che non soffrono di diabete di tipo 2. Inoltre, si auspica che la ricerca futura possa esaminare altre molecole della stessa classe del semaglutide, come il tirzepatide, per verificare se anche altri agonisti del GLP-1 possano offrire benefici simili nella prevenzione delle patologie neurodegenerative.

Claudia Montanari

Nata nel 1985 a Roma. Una laurea in lettere con indirizzo moda e comunicazione, sostengo che Roberto Rossellini, lo Stedelijk Museum, Naruto e Lena Dunham mi abbiano cambiato la vita. Da più di 10 anni lavoro come society journalist per ladyblitz e blitzquotidiano occupandomi di moda, lifestyle, salute, viaggi e bellezza.

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