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Il blues in Italia: Fabio Treves, Tolo Marton, Francesco Piu…

È da tempo che penso a come poter impostare un articolo sul blues, senza però riuscire a trovare una chiave che mi permetta di limitarlo alle dimensioni ridotte che questi articoli richiedono. Per ora, quindi, accontentatevi di questa panoramica sul blues in Italia. Una panoramica tutt’altro che esaustiva, me ne rendo conto, e spero che mi perdoneranno tutti i grandi artisti che non troveranno spazio in questo articolo. Spero però di riuscire a dare un’idea dello sviluppo di una scena musicale blues in Italia e magari dare qualche spunto a chi volesse approfondire l’argomento.

Il blues, come sappiamo tutti, nasce negli States, ma arriva in Italia già intorno agli anni Venti, influenzando molti musicisti. Ma in quegli anni la musica “esterofila” non era ben vista, per cui bisognerà aspettare il dopoguerra per vedere le prime autentiche influenze sulla musica italiana. Un momento cruciale arrivò poi negli anni Settanta, anche grazie ad alcuni personaggi che si trasferirono qui da noi, tra cui gli americani Andy J. Forest e Cooper Terry e l’inglese Dave Baker. La loro presenza e le collaborazioni con musicisti locali diedero una spinta importante allo sviluppo della scena blues, soprattutto in nord Italia.

C’è anche un documentario di Bertolucci che racconta questa parte della storia: Quando il fiume suona il blues, quarto episodio della serie di documentari Viaggio sul Po. In quegli anni divengono centrali anche alcuni musicisti locali, come Fabio Treves, che ha avuto una grande importanza nella diffusione del blues in Italia, con la sua produzione musicale, le innumerevoli collaborazioni artistiche e le trasmissioni radiofoniche. Molte sperimentazioni hanno poi portato a forme ibride mescolate con tradizioni locali, nel pieno spirito della tradizione blues, che da sempre e in ogni luogo ha influenzato e si è lasciata influenzare da altri mondi musicali.

Un ruolo molto importante nella diffusione del blues hanno avuto ovviamente gli innumerevoli festival che dagli anni Settanta in poi sono nati come funghi su tutto il territorio italiano, spesso prosperando fino ai giorni nostri. Cominciamo quindi a vedere alcune produzioni importanti che non hanno trovato spazio nell’elenco che segue.

Menzioni d’onore

Il primo grande nome che merita a pieno titolo una menzione è Roberto Luti. Livornese, chitarrista, in particolare talentuoso esecutore sulla slide guitar, Luti ha vissuto per dieci anni negli Stati Uniti, a New Orleans, dove si è fatto un nome di tutto rispetto, collaborando con molti grandi nomi del blues, tra cui Andy J. Forest e Washboard Chaz, con i quali ha messo su un trio. Tornato in Italia qualche anno fa, ha contribuito a dare impulso anche alla scena nostrana con molte collaborazioni live. Luti è principalmente un musicista live, un musicista di strada, ed è uno dei principali promotori in Italia del progetto Playing for Change, che riunisce online musicisti di strada da tutto il mondo in collaborazioni che hanno creato una vera e propria scena musicale “virtuale”, a distanza.

Altro importante chitarrista (vedremo molti chitarristi in questo articolo…) è Paolo Bonfanti. La sua produzione in chiave blues è piuttosto ampia, ma vi consiglio di ascoltare l’album registrato con i suoi Big Fat Mama nel 1987, Good Men Feelin’ Bad. Poi ci sono i Lovesick, ex duo recentemente cresciuto in trio, che tra l’altro quest’anno sono usciti con il loro ultimo lavoro in studio Remember My Name, di cui vi ho parlato nell’articolo sugli album italiani pubblicati quest’anno. I Lovesick sono fondamentalmente legati alla tradizione bluegrass, che è indubbiamente una delle tante facce del blues, ma in questo articolo ho preferito fare scelte più “tradizionaliste”. Il veneto Guido Toffoletti, con i suoi Blues Society, è stata un’altra figura importante per lo sviluppo del blues in Italia. Il suo album del 1979 Midnight Guitar Talks vede tra l’altro la partecipazione di Fabio Treves, Tolo Marton e Herbie Goins.

Ma il blues ha anche interpreti di rilievo al sud. In particolare nel napoletano, dove si è creata una scena musicale di tutto rispetto. Ne fanno parte i Blue Staff: formatisi nel 1982, hanno visto un’importante collaborazione nel 1991 con Joe Sarnataro, alter ego di Edoardo Bennato, con cui hanno registrato l’album È asciuto pazzo ‘o padrone, un chiaro esempio di commistione con le tradizioni locali. Sempre in ambito napoletano, anche se da anni inserito nella scena musicale romana, merita una menzione anche Massimo Bevilacqua, chitarrista che vanta molte collaborazioni d’oltreoceano e che spesso si presenta come one man band, con un repertorio legato al blues delle origini: ascoltate il suo Silver Blues del 2014.

Molti riconoscimenti, anche internazionali, ha ricevuto l’armonicista Fabrizio Poggi, che nella sua produzione solista ha spesso messo l’accento sul proprio strumento, come ad esempio in Harpway 61, album pubblicato nel 2012. I romani Red Wagons sono una big band che propone un repertorio esplosivo di rock’n’roll e blues, ma soprattutto sono un collettivo che ha sempre tenuto molto alto il livello tecnico degli esecutori, dal pianista e cantante Marco Meucci al sassofonista Roberto “Rox” Marocchini, solo per fare due nomi… È sicuramente una band da apprezzare live, se ne avete l’occasione. Altrimenti, potete sempre ascoltarli in uno dei diversi album dal vivo che hanno pubblicato.

Enrico Cipollini, ancora una volta chitarrista, è un altro interprete di rilievo nella scena blues italiana: ascoltate il suo album Crossing del 2020. I Superdownhome, fondati nel 2016, sono un duo legato alla tradizione del blues rurale, che però rivisitano con contaminazioni di rock’n’roll, folk e punk: vi consiglio il loro album No Balls, No Blues No Chips del 2021. Ancora un duo merita almeno una menzione qui: i Cyborgs. Li abbiamo già incontrati nell’articolo sulle band mascherate. Con i loro riff di chitarra distorti e il batterista che fa gli straordinari, suonando contemporaneamente batteria e tastiere, i Cyborgs sperimentano e spingono i confini del blues un po’ più in avanti. Ascoltate ad esempio il loro album Electric Chair del 2009.

Fabio Treves, Hey Me Hey Mama

Armonicista milanese, Fabio Treves, detto “il puma di Lambrate”, è una figura importantissima per lo sviluppo e la diffusione del blues in Italia, come abbiamo già visto. Quest’anno ha festeggiato 50 anni di attività con un tour che lo ha portato in molte città italiane. Nella sua carriera ha prodotto almeno una ventina di album, senza contare le numerose partecipazioni e collaborazioni con altri artisti. Sarebbe veramente difficile sceglierne uno come più rappresentativo, quindi ho scelto un suo singolo, pubblicato nel 2011, Hey Me Hey Mama, che nel video è eseguito live a Varese proprio nel 2011.

Tolo Marton, Colours and Notes

Chitarrista e armonicista veneto, Tolo Marton è una delle figure di spicco del blues italiano, ma è anche stato chitarrista nel gruppo prog Le Orme nel 1975 e poi nuovamente dal 2010 a oggi. Il suo primo album solista è del 1981, intitolato significativamente The Blues Won’t Go Away. Nel 1998 venne anche premiato dalla famiglia di Hendrix come miglior chitarrista esecutore di Jimi Hendrix. Dal suo album Colours and Notes, pubblicato nel 1999, ho estratto il brano One More Train, nel video eseguito dal vivo in un concerto dell’anno scorso.

Roberto Ciotti, Troubles and Dreams

Non poteva mancare una citazione per il chitarrista romano Roberto Ciotti, che ha dedicato una vita al blues, anche se fondendolo spesso con altri ambiti musicali. No More Blues, title track dell’album del 1988, è probabilmente la sua canzone più famosa, inclusa anche nella colonna sonora di Marrakesch Express di Gabriele Salvatores. Ma io qui ho scelto per voi un album più propriamente blues, Troubles and Dreams, del 2011. Ascoltate la bellissima traccia di apertura Blues Writer.

Pino Daniele, Pino Daniele

Pur essendo un musicista principalmente votato alla fusion, Pino Daniele si è affacciato spesso alle sonorità più esplicitamente blues, dimostrandosi un grande interprete e coniugando il linguaggio del blues con quello della musica napoletana. Tra i suoi album più propriamente blues ci sono Pino Daniele, pubblicato nel 1979, e Nero a metà del 1980. Ho scelto di proporvi il primo, che contiene la celeberrima Je so’ pazzo, ma anche e soprattutto questo stupendo blues che, occasione piuttosto rara, Pino Daniele canta in inglese: Uè Man, nel video eseguito dal vivo in un filmato del 1979 della Rai.

Rudy Rotta, Blue Inside

Talentuoso chitarrista veneto scomparso qualche anno fa, Rudy Rotta ha pubblicato quattro album e partecipato come ospite a molti festival internazionali, collaborando con diversi nomi della scena internazionale, da B.B. King a John Mayall, dagli Allman Brothers a Peter Green. Blue Inside è il suo album del 2009, la cui quinta traccia è questa Had a Friend.

Nerves & Muscles, New Mind Revolution

Nerves & Muscles è il progetto creato da Angelo “Leadbelly” Rossi insieme a Max Prandi e Tiziano “Rooster” Galli. Angelo “Leadbelly” Rossi è considerato da molti uno dei principali esponenti del blues in Italia. Ispirato principalmente alla tradizione del blues del delta del Mississippi, ha prodotto tre album, oltre a questo New Mind Revolution del 2012, che è l’unica pubblicazione dei Nerves & Muscles. Nel video, il brano Nerves & Muscles eseguito dal vivo a Milano nel 2012.

Nick Becattini, Lifetime Blues

Originario di Pistoia e scomparso solo pochi mesi fa, Nick Becattini è stato un altro talentuoso chitarrista della scena blues italiana. Dal 1995, ha prodotto nove album, di cui l’ultimo, Crazy Legs, nel 2023. Qui vi propongo Lifetime Blues, lavoro pubblicato nel 2020 e composto di reinterpretazioni di grandi classici di Willie Dixon, Big Bill Broonzy, Otis Redding, accanto a brani originali. Nel video, la traccia di apertura You’re the One For Me, brano di Lucky Peterson, che lo aveva pubblicato nel suo album Move del 1998.

Francesco Piu, Peace and Groove

Dalla Sardegna arriva Francesco Piu, che sempre più si è fatto notare con le sue produzioni blues. L’ultimo suo album, From the Living Room è uscito solo pochi giorni fa: un album ricco di cover sempre eseguite con grande gusto, come era già accaduto in Crossing del 2019. Ma io qui vi propongo Peace and Groove, album del 2016 che contiene anche molti brani originali, come questa Black Woman, che nel video è eseguita dal vivo in veste di one man band.

Spookyman, Spookyman

Ancora un chitarrista e cantante, ma questa volta più che di un virtuoso dello strumento parliamo di un interprete eccezionale. Giulio Allegretti, in arte Spookyman, si è fatto notare nella scena blues romana per la visionarietà di un artista che lega il blues tradizionale delle origini con elementi moderni ed elettronici. Tornato da poco da un lungo tour americano, Spookyman è da sempre principalmente un one man band nel senso più pieno del termine. Il suo disco di esordio, Spookyman appunto, è del 2016. Questo è il video ufficiale di Friendly Woman, in cui lo possiamo apprezzare con l’attrezzatura che usava all’epoca: chitarra, charleston e… valigie!

Fleurs du Mal, Bootleg

Questo è stato un anno particolare anche per i Fleurs du Mal, band romana che nel 2024 ha festeggiato 40 anni di attività, gran parte dei quali spesi al servizio del blues e del rock blues. Con nove album in studio all’attivo, oltre a un mini cd e un live, i Fleurs du Mal sono ormai un’istituzione nella scena blues italiana. Agli appassionati di blues suggerisco l’ultimo album, Gumbo, pubblicato nel 2019, che vede la partecipazione di Andy J. Forest all’armonica su tre brani. Ma qui ho scelto di proporvi l’album live Bootleg del 2017, perché dal vivo credo si apprezzi meglio la vera forza della band. Nel video, Luna Blues, brano del 2003 inserito anche in Bootleg come sesta traccia, è eseguito live al San Lorenzo Blues Festival a Roma proprio quest’anno.

 

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Published by
Roberto Cruciani