Bere caffè potrebbe regalarti quasi due anni di vita in più. Lo suggerisce una nuova revisione scientifica condotta dall’Università di Coimbra, che ha analizzato decenni di ricerche sul consumo di caffè e i suoi effetti sulla salute. Questo studio, finanziato dall’Institute for Scientific Information on Coffee (ISIC), non solo conferma i numerosi benefici già associati al consumo di questa popolare bevanda, ma suggerisce che il caffè potrebbe contribuire a rallentare il processo di invecchiamento e migliorare la qualità della vita.
Pubblicato sulla rivista Ageing Research Reviews, lo studio afferma che bere caffè regolarmente può aggiungere in media 1,8 anni di vita sana, un concetto che va oltre la semplice longevità per concentrarsi sul benessere durante l’età avanzata. Ma come è possibile che una bevanda così comune, consumata in circa due miliardi di tazze al giorno a livello globale, abbia un impatto così significativo?
Il caffè è la seconda bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua, una realtà che rende la comprensione dei suoi effetti sulla salute una questione di interesse globale. Studi precedenti hanno attribuito al caffè una serie di benefici, come la riduzione del rischio di malattie croniche tra cui diabete di tipo 2, sindrome metabolica, obesità e malattie epatiche. Questo grazie alla presenza di nutrienti e antiossidanti naturali, come gli acidi clorogenici, che proteggono le cellule dall’ossidazione e dai danni chimici.
D’altro canto, il caffè non è esente da critiche. Alcuni studi hanno segnalato effetti negativi, come l’aumento dell’ansia, problemi gastrointestinali e disturbi del sonno. Tuttavia, questa nuova revisione della letteratura fornisce una visione bilanciata, analizzando oltre 50 studi precedenti per determinare con maggiore chiarezza l’impatto complessivo del caffè sulla longevità e sulla qualità della vita.
Rodrigo Cunha, ricercatore presso l’Università di Coimbra e autore principale dello studio, spiega che il consumo moderato di caffè è associato a una riduzione significativa del rischio di sviluppare malattie croniche legate all’età. “Gli acidi clorogenici presenti nel caffè attenuano il deterioramento delle cellule, mentre la caffeina aiuta a inibire i recettori che segnalano stress e pericolo, favorendo una funzione cellulare più costante e resiliente,” afferma Cunha.
A differenza di molte ricerche che si concentrano esclusivamente sull’aumento della durata della vita, questo studio si focalizza sulla “durata della salute”, ovvero il numero di anni vissuti in buona salute. La differenza è cruciale: vivere più a lungo, ma in condizioni di salute precaria, non rappresenta un miglioramento della qualità della vita. Il caffè sembra offrire un duplice vantaggio: non solo potrebbe aggiungere anni alla vita, ma anche migliorare il benessere durante quegli anni.
Secondo il dottor Cunha, l’invecchiamento della popolazione globale rappresenta una sfida significativa. “Se viviamo più a lungo ma con una qualità della vita peggiore, l’impatto sociale ed economico sarà devastante,” sottolinea. Per questo motivo, le ricerche sul caffè e il suo potenziale ruolo nell’invecchiamento sano sono particolarmente rilevanti in un mondo dove, per la prima volta nella storia, il numero di persone sopra i 65 anni supera quello degli under 18.
Gli effetti benefici del caffè sembrano essere legati a specifici processi biologici. Gli antiossidanti naturali, come gli acidi clorogenici, riducono lo stress ossidativo nelle cellule, mentre la caffeina agisce sul sistema nervoso centrale, migliorando l’attenzione, la memoria e le funzioni cognitive. Questi meccanismi aiutano a prevenire il declino cognitivo e fisico associato all’età.
Il caffè è anche stato collegato a una riduzione del rischio di sviluppare malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson, nonché a una migliore salute cardiovascolare. Tuttavia, Cunha avverte che è importante considerare le differenze individuali. Non tutti traggono gli stessi benefici dal caffè, e alcuni potrebbero risentire di effetti collaterali, come irritabilità o disturbi del sonno.
È importante sottolineare che questa ricerca è stata finanziata dall’ISIC, un’organizzazione sostenuta da alcune delle più grandi aziende del settore del caffè. Sebbene gli autori abbiano cercato di mantenere l’imparzialità, il coinvolgimento dell’industria potrebbe rappresentare un potenziale conflitto di interesse. Tuttavia, l’ampiezza della revisione e il rigore metodologico conferiscono credibilità ai risultati.
Scott Kaiser, geriatra e direttore della Geriatric Cognitive Health presso il Pacific Neuroscience Institute, che non è stato coinvolto nello studio, definisce la ricerca “incoraggiante”. Secondo Kaiser, il caffè rappresenta un esempio perfetto di come semplici scelte quotidiane possano avere un impatto significativo sulla salute a lungo termine.
Per chi vuole integrare il caffè nella propria routine, gli esperti suggeriscono di prestare attenzione alla qualità del prodotto e al modo in cui viene consumato. Monique Richard, dietista nutrizionista, sottolinea che il caffè dovrebbe essere consumato senza eccessi, idealmente non più di 3-5 tazze al giorno. Inoltre, è consigliabile evitare l’aggiunta di zuccheri raffinati o creme ricche di grassi saturi, che potrebbero annullare i benefici della bevanda.
Anche la qualità dei chicchi e il metodo di preparazione sono cruciali. Optare per caffè biologico e servito in tazze sicure, prive di materiali dannosi come il polistirolo, può fare la differenza. Inoltre, chi soffre di ansia o disturbi del sonno dovrebbe considerare di limitare il consumo di caffeina o scegliere alternative decaffeinate di alta qualità.
Richard invita inoltre a riflettere sul ruolo del caffè nella propria vita. “Se bevi caffè per puro piacere, è probabile che possa essere parte di una routine sana,” afferma. “Ma se lo usi come stimolante per compensare la mancanza di sonno o l’affaticamento cronico, potrebbe essere il momento di rivalutare il tuo stile di vita.”