Il digiuno intermittente riduce il rischio di trombosi (blitzquotidiano.it)
Un nuovo studio condotto da un team di ricercatori cinesi suggerisce che il digiuno intermittente potrebbe ridurre significativamente il rischio di trombosi, ovvero la formazione di coaguli di sangue potenzialmente pericolosi. Questa scoperta potrebbe avere importanti implicazioni nella prevenzione di malattie cardiovascolari come infarto e ictus, ma solleva anche interrogativi sull’adozione di questo regime alimentare senza una supervisione medica adeguata.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Life Metabolism, ha evidenziato che il digiuno intermittente agisce direttamente sulle piastrine, le cellule del sangue responsabili della coagulazione. Un’eccessiva attivazione di queste cellule può portare alla formazione di trombi, che a loro volta possono bloccare il flusso sanguigno e causare eventi cardiovascolari gravi. Lo studio ha dimostrato che il digiuno intermittente può contrastare questa iperattivazione, riducendo così il rischio di trombosi.
Il meccanismo alla base di questo effetto protettivo sembra risiedere nella modulazione del microbiota intestinale. Durante il digiuno, alcuni batteri benefici presenti nell’intestino aumentano la produzione di acido indolo-3-propionico (IPA), un composto che ha dimostrato proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Questo metabolita, secondo i ricercatori, si lega a specifici recettori sulle piastrine, riducendone l’attivazione e prevenendo l’aggregazione anomala che porta alla formazione di coaguli.
Lo studio, guidato dal professor Junbo Ge dell’Università di Fudan, ha analizzato sia pazienti affetti da malattia coronarica che modelli animali, riscontrando gli stessi benefici in entrambi i casi. I risultati suggeriscono che il digiuno intermittente potrebbe essere una strategia non farmacologica efficace nella riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.
Negli ultimi anni, il digiuno intermittente è stato oggetto di numerosi studi che ne hanno evidenziato i benefici sulla salute. Oltre alla riduzione del rischio di trombosi, questo regime alimentare è stato associato a un miglioramento della sensibilità all’insulina, alla riduzione dell’infiammazione sistemica e a una maggiore longevità. Alcune ricerche hanno anche suggerito che il digiuno possa favorire la rigenerazione cellulare e ridurre il rischio di sviluppare patologie metaboliche.
Esistono diverse varianti di digiuno intermittente, tra cui il metodo 16:8 (che prevede 16 ore di digiuno e 8 ore di alimentazione), il 12:12 (12 ore di digiuno e 12 di alimentazione) e il più restrittivo 20:4. Ognuno di questi schemi alimentari può avere effetti diversi sull’organismo e deve essere adattato alle esigenze individuali per massimizzarne i benefici senza incorrere in effetti negativi.
Nonostante i numerosi studi a favore del digiuno intermittente, la comunità scientifica rimane divisa sulla sua reale efficacia e sicurezza a lungo termine. Una recente ricerca presentata all’American Heart Association ha sollevato dubbi su questo regime alimentare, indicando che il modello 16:8 potrebbe essere associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Questo dato contrasta con quanto emerso dallo studio cinese, evidenziando come l’effetto del digiuno possa variare in base a diversi fattori, tra cui la composizione della dieta, lo stile di vita e le condizioni di salute preesistenti.
Un altro aspetto da considerare riguarda i possibili effetti collaterali di un digiuno prolungato. Se non praticato correttamente, può causare affaticamento, cali di pressione, vertigini e deficit nutrizionali. Inoltre, per alcune categorie di persone, come donne in gravidanza, soggetti con diabete o persone con disturbi alimentari, il digiuno intermittente potrebbe risultare controindicato.
Gli esperti sottolineano l’importanza di evitare approcci fai-da-te e di affidarsi a un professionista della nutrizione prima di adottare il digiuno intermittente. Un piano alimentare strutturato e bilanciato, basato sulle esigenze individuali, è essenziale per evitare squilibri e ottenere i massimi benefici da questo regime.
Secondo diversi esperti, il digiuno intermittente non dovrebbe mai essere iniziato senza una corretta valutazione medica, soprattutto per chi segue un’alimentazione ricca di zuccheri e carboidrati raffinati. Un passaggio brusco a un periodo di restrizione alimentare può infatti causare una serie di effetti indesiderati, che possono rendere il digiuno difficile da sostenere e, in alcuni casi, dannoso.