Quando si parla di musica progressive, si pensa subito agli anni Settanta, al periodo in cui le grandi band che hanno fatto la storia del genere imperversavano scalando addirittura le classifiche di mezzo mondo. Ma ancora oggi, si tratta di un ambito musicale tutt’altro che morto! E allora vediamo alcuni tra gli album più interessanti del prog internazionale di oggi. Per affrontare l’argomento in uno spazio così limitato, ho scelto di separare le produzioni internazionali da quelle italiane, a cui dedicherò a breve un altro articolo. Inoltre, ho preso il 2000 come spartiacque, decidendo di occuparmi solo delle produzioni da quell’anno a oggi.
Ventiquattro anni comunque molto intensi e ricchi delle più variegate uscite discografiche, a testimonianza della salute di cui gode ancora oggi questo genere musicale. Di conseguenza, ho dovuto stabilire altri parametri per restringere l’elenco che segue: ho dato la precedenza alle band che si sono formate in questi anni o comunque poco prima, lasciando fuori quindi le produzioni, spesso eccezionali, dei grandi nomi che ci accompagnano dagli anni Settanta. E ho cercato di focalizzare l’attenzione sulle produzioni più squisitamente prog, escludendo ad esempio quelle più esplicitamente legate al prog metal, che pure hanno avuto una grande importanza nell’evoluzione del genere nell’ultimo quarto di secolo.
Per venire a capo di un elenco così ridotto, ho dovuto perciò escludere a malincuore una serie di grandi album, che meritano però di essere almeno nominati, nella speranza di non averne dimenticati troppi! Partiamo quindi dai grandi nomi del passato, che sono ancora attivi oggi. I Jethro Tull, ad esempio, che nel 2022 hanno pubblicato un bell’album di progressive dal titolo The Zealot Gene. Ma anche gli Yes, con il loro Mirror to the Sky del 2023.
I Van der Graaf Generator hanno pubblicato nel 2011 A Grounding in Numbers e nel 2016 Do Not Disturb. I Rush, prima del definitivo scioglimento, hanno dato alla luce due interessanti album nel nuovo secolo: Snakes and Arrows nel 2007 e Clockwork Angels nel 2012. E ancora i King Crimson, con il loro The Power to Believe del 2003. Anche i Marillion hanno prodotto due buoni album: Marbles nel 2004 e An Hour Before It’s Dark nel 2022. Forse meno famosi, ma pur sempre storici, gli IQ hanno pubblicato Resistance nel 2019. Così come gli Enid con il loro U, sempre del 2019.
Meritano almeno una menzione anche una serie di produzioni più legate all’ambito prog metal. Primi fra tutti i Dream Theater, che dal 2000 ad oggi hanno pubblicato ben dieci album, di cui l’ultimo, del 2021, è A View from the Top of the World. I Flying Colors, supergruppo formato da Mike Portnoy accanto a Steve Morse, Neal Morse, Dave LaRue e Casey McPherson, hanno all’attivo tre album in studio, tra cui spicca quello di esordio nel 2012, appunto Flying Colors.
Altro supergruppo, sempre con Portnoy e Neal Morse, stavolta insieme a Roine Stolt dei Flowerkings e Pete Trewavas dei Marillion, i Transatlantic hanno prodotto cinque album, tutti in questo secolo: l’ultimo prima dello scioglimento, del 2021, è il doppio The Absolute Universe. Portnoy è stato uno dei veri protagonisti della scena in questi anni, partecipando anche, ad esempio, alla registrazione di Into the Maelstrom, album del 2014 dei BigElf. Sempre in ambito prog metal, caratteristico soprattutto delle produzioni d’oltreoceano, ricordo i Coheed and Cambria, con il loro concept album fantascientifico Vaxis II: A Window of the Walking Mind del 2022.
Anche i polacchi Riverside rientrano a pieno titolo nella categoria del prog metal, e sono figli degli anni Duemila: il loro ultimo album è I.D.Entity del 2023. Dall’Inghilterra vengono invece i Riverside, band poliedrica che nel 2005 ha pubblicato un bell’album decisamente prog, dal titolo Everyone into Position. Oltre ai tanti altri album che non riesco a citare qui, vi consiglio comunque It Leads to This, pubblicato nel 2024 dai Pineapple Thieves, Yesterwynde dei Nightwish, sempre del 2024, Gravitas degli Asia, pubblicato nel 2014, prima della scomparsa di John Wetton, Asymmetry dei Karnivool del 2013, Beautiful Distortion, pubblicato nel 2022 dai Gathering.
E ancora gli Echolyn, ad esempio con I Heard You Listening del 2015, i Wobbler, con From Silence to Somewhere del 2017 e, ovviamente, le produzioni dei Liquid Tension Experiment, altro supergruppo legato ai Dream Theater che si muove al limite tra fusion e prog metal. Credo di aver reso abbastanza l’idea della ricchezza che questo genere ancora oggi ci offre, e pensate che questa è solo la punta dell’iceberg!
Tra i nomi più importanti della scena prog contemporanea, troviamo una band che forse non è neanche nata per essere esplicitamente prog… I Porcupine Tree hanno costruito il proprio stile personale fin da subito, rientrando a volte nella categoria prog e altre volte nella più oscura e indefinita definizione di art rock. La loro evoluzione li ha portati però, soprattutto con il nuovo secolo, ad abbracciare stilemi più legati al prog, anche con l’influenza del prog metal.
Molte sono le produzioni, tutte interessantissime, degli ultimi ventiquattro anni, a cui accosterei anche i side project di Steven Wilson, primo fra tutti Blackfield, di cui vi consiglio ad esempio Blackfield V del 2017. Qui tra gli album dei Porcupine Tree ho scelto Fear of a Blank Planet, del 2007, perché fra tutti mi pare quello più squisitamente prog. Way Out of Here è la traccia di chiusura, nel video in un live tratto dal dvd Anesthetize.
Spesso annoverati nelle schiere del prog metal o del math rock, i Mars Volta sono a mio modo di vedere una delle band simbolo del prog contemporaneo. De-Loused in the Comatorium è il loro album di esordio, del 2003, che tra le altre cose vede Flea dei Red Hot Chili Peppers al basso. Di seguito vi propongo il video ufficiale di Inertiatic ESP.
Anche il progetto di Arjen Lucassen è tra i più iconici della scena prog odierna. Ogni singolo album degli Ayreon è una vera e propria opera rock, sempre condita da collaborazioni di eccezione. The Theory of Everything, pubblicato nel 2013, vede partecipare tra gli altri Keith Emerson, Rick Wakeman, Jordan Rudess, Steve Hackett, John Wetton e l’italiana Cristina Scabbia dei Lacuna Coil. Da questo concept album in 2 cd, vi propongo l’ascolto di The Parting.
Forse non abbastanza noti qui in Italia, i Big Big Train hanno animato la scena progressive contemporanea per decenni, rimanendo sempre fedeli a un’idea di prog piuttosto “pura”. Nella band milita anche Rikard Sjoblom, animatore di altre due band prog svedesi: i Beardfish e i Gungfly. The Likes of Us è stato pubblicato pochi mesi fa, nel 2024, ed è il primo album a vedere la partecipazione del nuovo cantante e tastierista che ha preso il posto del defunto David Longton: il triestino Alberto Bravin, già membro della PFM. A me pare davvero un gran bell’album, da considerare per i regali di Natale… La seconda traccia dell’album è Oblivion, di cui vi propongo il video ufficiale.
Band svedese attiva dagli anni Novanta, i Flower Kings sono un gruppo progressive guidato da Roine Stolt. Fra i membri, però, troviamo anche Jonas Reingold, fondatore del progetto parallelo Karmakanic. L’ultimo album dei Flower Kings è Look at You Now, del 2023. Io però ho scelto The Rainmaker, pubblicato nel 2001: la seconda traccia World Without a Heart dovrebbe darvi un’idea del perché di questa scelta…
Altro gruppo simbolo della nuova generazione del progressive, i britannici Haken propongono un prog metal che in realtà però si sviluppa intorno a sonorità molto più prog che metal. Nel 2023 hanno pubblicato l’album Fauna. Ma io ho scelto di proporvi il loro album di esordio, Aquarius, del 2010, che a mio personale parere è il migliore e il più prog. Celestial Elixir è la traccia di chiusura, nel video eseguita dal vivo negli Stati Uniti nel 2011.
Gli Spock’s Beard sono una band prog americana fondata negli anni Novanta dai fratelli Neal e Alan Morse. Neal Morse poi ha lasciato il gruppo per intraprendere una carriera solista, dalla quale vi segnalo gli album prettamente prog Sola Gratia del 2020 e The Dreamer – Joseph Part 1 del 2023. Noise Floor, del 2018, è l’ultima pubblicazione degli Spock’s Beard. Di seguito il video ufficiale della traccia di apertura To Breathe Another Day.
Lo so, avevo promesso che non avrei incluso i grandi nomi storici degli anni Settanta. Ma siamo onesti: quanti di voi conoscono davvero i Magma, nel senso che hanno ascoltato i loro album? Ho pensato in questo caso di fare un’eccezione, sperando di risvegliare in qualcuno la curiosità per una delle band che più di tutte nella storia ha saputo aprire gli orizzonti dell’ascolto musicale. Kartehl è l’ultima fatica della band di Christian Vander, del 2022. Pubblicato dopo l’uscita di Zess, album che parlava di un’apocalisse cosmica, Kartehl ha volutamente toni più allegri e leggeri, con diversi elementi jazz rock. Inoltre, dall’album è stato tratto l’unico video ufficiale in oltre 50 anni di carriera: Hakenh Deis.
Anche gli inglesi Pure Reason Revolution sono figli degli anni Duemila, ma incarnano una diversa anima della scena progressive, più legata alle sonorità psichedeliche e a volte anche elettroniche. Il loro esordio del 2006, The Dark Third, conteneva l’epica Bright Ambassadors of Morning, che li ha subito portati alla ribalta. Coming Up to Consciousness è invece il loro ultimo album, pubblicato nel 2024 con Annicke Shireen che sostituisce temporaneamente l’eclettica e geniale co-fondatrice della band Chloe Harper. Questo è il video ufficiale di Useless Animals.
Per concludere, ho scelto di lasciarvi con qualcosa che pochi, credo, conosceranno. Olga Karpova, in arte Dikajee, è una cantante, compositrice e polistrumentista russa, recentemente trasferita in Inghilterra, dove sta collaborando con diverse altre band. Forget Me Knots, del 2021, è il suo lavoro di esordio, purtroppo a quanto ne so non pubblicato su supporto fisico, ma solo scaricabile in versione “liquida”. Si tratta di un album estremamente interessante, con sonorità abbastanza rarefatte e soluzioni armoniche piuttosto sperimentali. Questo è il video ufficiale della traccia di apertura Forest.
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