Un raro caso di contagio umano con l’influenza aviaria è stato confermato oggi, lunedì 27 gennaio, dalle autorità sanitarie britanniche nel Regno Unito.
“La persona che ha contratto l’infezione” lavorava in una fattoria “ed è stata a contatto con un vasto numero” di polli contagiati in un allevamento, ha precisato la Uk Health and Security Agency. assicurando che il rischio di una diffusione pubblica più ampia fra le persone comuni che non svolgono lo stesso mestiere “continua a essere molto basso”.
Il rischio per gli esseri umani resta basso
La stessa Uk Health and Security Agency assicura che il rischio di una diffusione pubblica più ampia fra le persone comuni che non lavorano a contatto con gli animali infetti “continua a essere molto basso”. La conferma arriva anche dal National Institutes of Health statunitense che qualche settimana ha pubblicato un articolo sul New England Journal of Medicine.
Secondo Jeanne Marrazzo, direttrice dell’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive (Niaid) del Nih, e Michael Ison, a capo del dipartimento delle malattie respiratorie del Niaid, i trattamenti e i vaccini disponibili, così come quelli in fase di sviluppo, sono sufficienti a prevenire le forme gravi della malattia, anche se è importante continuare un attento monitoraggio del virus e delle sue mutazioni.
Identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, nel 2024 l’influenza aviaria ha ormai raggiunto anche l’Antartide. Nel 2024 ci sono stati 66 casi confermati e 7 probabili solo negli Stati Uniti, e uno più grave in Canada, causati sia dalla variante del virus circolante tra gli uccelli sia da quella che si è invece diffusa tra il bestiame.