Informazione in che mani sei finita? E in che mani eri nelle generazioni passate? Paolo Panerai, giornalista e editore di successo, propone una risposta in un nuovo libro, le mani sul l’informazione, appena uscìto.
Il libro, (“Le mani sull’informazione. I retroscena dell’editoria italiana”) si legge d’un fiato, ricco di dettagli inediti, costruito con una tecnica consumata e antica da grande reporter.
Si può anche non condividerne tutte le sottostanti tesi, come nel mio caso, ma non si può non restare alzati nella notte per seguire la trama e il ritmo incalzante del racconto.
Qui devo fare una serie di precisazioni doverose verso il lettore e verso l’autore.
La prima è che Panerai scrive bene di me. Il fatto è per me rilevante, la vanità è sempre più forte con gli anni. Purtroppo l’autore non risparmia Lodi nemmeno per persone che considero a dire poco incapaci. E questo è una doccia fredda per il mio orgoglio e ridimensiona il mio ego.
Aggiungo che con Panerai siamo amici dal lontano 1968. Abbiamo percorso la nostra vita professionale con le nostre sole gambe, lui figlio di un agente assicurativo io di un barbiere. Ci vogliamo ancora bene, dopo mezzo secolo, tra alti e bassi ma alla fine con l’affetto di sempre.
Ci conosciamo dal suo esordio sul Secolo XIX di Genova quando io ero unico redattore dell’Ansa in Liguria. Poi lui a Panorama io a Londra, ultima ruota di uno scalcinato ufficio di tre. Paolo era, poco più che ventenne, già capo del servizio economia di Panorama sotto il mitico direttore Lamberto Sechi. Scalfari una volta definì Panerai il più bravo giornalista della nostra generazione. Posso confermare per esperienza diretta. Lui mi insegnò a scrivere secondo uno schema logico inesorabile e stringente che poi è quello su cui si articola anche questo libro.
Scrivere per Panorama fu occasione per imparare, crescere e sottrarmi al cupo burocratismo dei miei colleghi Ansa.
Devo aggiungere che fu per me importante anche scrivere per il Secolo XIX di cui allora era vice direttore un altro dei più bravi giornalisti della mia generazione, Cesare Lanza, altra amicizia semisecolare.
Indimenticabile la sera di gennaio 1974, vigilia della mia nuova vita a Torino, la cena a Genova con Paolo, Cesare, Andrea D’Angelo, Andrea Poletti.
E poi quando mi chiese di essere, con mia moglie Fiorenza, padrino del suo primogenito Luca, scomparso prematuramente poche settimane fa.
Indimenticabile anche, sul piano professionale, la prova d’amicizia che mi diede Panerai nel 1976. Lui era direttore del Mondo. Io avevo da poco esordito come addetto stampa di Umberto Agnelli, candidato al senato per la Dc a Roma. Agnelli diede una intervista a un redattore del Mondo. L’intervista venne male, Luca Montezemolo, campaign manager, si allarmò.
Ero disperato. Panerai fermò le rotative del rotocalco che stampavano il Mondo e fece incidere di nuovo i cilindri con la versione corretta dell’intervista, operazione molto costosa.
Chi conosce un po’ gli arcani del mestiere può valutare il valore di quella decisione. Nessuno dei direttori che ho conosciuto (tranne Giovanni Valentini) lo avrebbe mai fatto, almeno per me.
Il nuovo libro di Panerai è stato concepito durante il lockdown. Forse incapace di sottostare alla inerzia forzata imposta dal Covid, ha cominciato a scrivere, partendo da ricordi vecchi di quasi mezzo secolo. Sono episodi che pochi conoscevano e pochissimi ricordano o siamo rimasti a ricordare.
Riconoscendomi buona memoria mi ha telefonato almeno due volte per verificare alcuni dettagli. Onore allo scrupolo dell’onesto giornalista.
È un pezzo di storia dell’editoria italiana che Panerai fa scorrere sotto i vostri occhi. La precisione e l’onestà del cronista di razza (sì, di razza, a scorno degli ipocriti del politicamente corretto) non subiscono deviazione per le personali opinioni dell’autore.
Sono fatti e quello sono. Poi giudicate voi.
Mi rendo conto che ho scritto più di me che del libro ma è stata una occasione per ricordare.
Comprate e leggete. Saranno due ore bene impiegate. Sarà un po’ come entrare nelle segrete stanze. È passato tanto tempo ma il potere si muove sempre alla stessa maniera
Paolo Panerai, Le mani sull’informazione. I retroscena dell’editoria italiana, Solferino editore, pagg. 110, € 15,68.
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