Nuovi cittadini italiani: istruiti, operai e soprattutto stranieri

Operai, di nazionalità albanese o marocchina, diplomati o laureati. Sono loro a cambiare il volto del nostro Paese: oltre 40 mila solo nel 2009, praticamente l’equivalente di una nuova cittadina di stranieri, che ogni anno diventano cittadini italiani.

I dati del Viminale. La fotografia è scattata dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale, i cui dati mostano, infatti, come nel 2009 su 61mila richieste siano stati oltre 40 mila i passaporti concessi: 22.962 per residenza, 17.122 per matrimonio.

Nel 2004 erano 11.945, poi sono saliti a 19.266 nel 2005. Nel 2006 si è registrato un balzo (35.766 naturalizzazioni), seguito da leggeri aumenti fino ai 40.084 dell’anno scorso.

I nuovi italiani. I nuovi italiani sono per lo più operai (7.710), studenti e casalinghe. Ma ci sono anche ventitré sportivi, tredici giornalisti e quattro registi. Hanno preso la cittadinanza anche venticinque architetti, undici avvocati, diciassette chimici, due fotografi, tredici commercialisti, otto industriali, sei docenti universitari, oltre a 102 medici e 241 religiosi. Una classificazione per titolo di studio mostra poi come 5.507 nuovi italiani abbiano solo la licenza media, 7.292 il diploma di media superiore e 1.798 la laurea. Meno di mille hanno la licenza elementare.

Un percorso lungo e difficile. Ma il percorso per diventare italiani non è certo privo di ostacoli. La legge sulla cittadinanza risale ancora al ’92 e obbliga gli immigrati a una lunga trafila di carte e burocrazia e l’attesa media è di oltre 4 anni. Due le possibilità per acquistare il passaporto italiano: la prima è la “naturalizzazione”. In questo caso l’immigrato deve dimostrare una residenza continuativa di 10 anni e un reddito minimo (8.300 euro all’anno, 11.300 con un coniuge a carico). La seconda è il matrimonio: la chance è allora sposare un italiano e presentare richiesta dopo due anni dalla cerimonia.

Chi è nato in Italia da genitori stranieri non ha vita più facile: deve infatti aspettare la maggiore età per chiedere la cittadinanza, dimostrare una residenza “senza interruzioni” fino ai 18 anni e ha solo un anno di tempo (fino al compimento del diciannovesimo anno) per presentare la domanda. Eppure, nonostante i tanti ostacoli, il numero dei nuovi italiani cresce costantemente.

Meno cittadinanze per matrimonio. In netto calo però, le cittadinanze concesse per matrimonio nell’ultimo anno (nel 2008 erano state ben 24.950). Il “pacchetto sicurezza”, infatti, ha ostacolato apertamente i matrimoni combinati: oggi si diventa cittadini italiani non più dopo sei mesi dalla cerimonia, ma dopo due anni e per sposarsi bisogna esibire il permesso di soggiorno. I nuovi cittadini del 2009 sono per lo più albanesi (6.101), seguiti da marocchini (5.917), romeni (2.032), argentini (1.556), tunisini (1.256), brasiliani (1.226).

Il numero più alto di concessioni per matrimonio spetta agli argentini (1.448). Per residenza invece il primato spetta agli albanesi (5.209). I nuovi italiani vivono soprattutto in Lombardia (7.414), Veneto (4.495), Emilia Romagna (4.143), Piemonte (3.682) e Lazio (3.151). Tra le province, in testa c’è Roma (2.516) seguita da Milano (2.417).

In Europa. L’Italia però resta indietro rispetto alle altre grandi nazioni del continente. Un esempio? Nel 2006 la Francia ha concesso 148mila cittadinanze, la Germania 124mila, la Gran Bretagna 154mila, la Spagna 62mila. E in Italia erano solo 35mila.

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