Italiani laureati, ormai una rarità: solo il Messico peggio di noi

Italiani laureati ormai una rarità infatti sono solo 4%
Italiani laureati ormai una rarità( foto dell’Ansa)

PARIGI – Sono davvero pochi gli italiani che nella vita superano la licenza di scuola superiore. Infatti solo il 4% possiedono una laurea. Negli altri Paesi invece la percentuale è molto più alta (17%). Lo dice l’ Ocse – l’Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico di Parigi che ogni anno raggruppa circa 40 Paesi di mezzo mondo per stabilire lo stato di salute del sistema di istruzione e formazione. Da quanto si evince dal rapporto “Education at a Glance 2018” del Osce, l’Italia è rimasta indietro anche nell’ambito dell’educazione nonostante si intraveda un leggero segnale di ripresa. Ma questo non è sufficiente a metterci alla pari con gli altri paesi sviluppati o in via di sviluppo.

L’istruzione non è mai stato un punto di forza nel Belpaese ma, da molti anni a questa parte, c’è da dire che questi dati sono veramente allarmanti. Ma cosa è successo a quella che una volta era la patria di Dante e di Virgilio? Cosa è accaduto a quello che un tempo era un punto di riferimento nel panorama culturale mondiale? Ci sono molte ipotesi sulle ragioni che avrebbero potuto influire sul declino culturale del nostro Paese. Tornando ai dati dell’Ocse – l’Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico – in Italia la percentuale di laureati che lavora è tra le più basse al mondo: appena l’81 per cento. Dunque questo dato potrebbe essere una delle motivazioni per cui i giovani optano per una scelta lavorativa per cui  la laurea non è necessaria.

D’altra parte l’Osce certifica che nonostante tutto laurearsi conviene perché offre maggiori opportunità lavorative e consente di guadagnare di più. Ma questo non sembrerebbe abbastanza per i giovani italiani. Nel 2017, in Italia solo 27 giovani dai 25 ai 34 anni su cento sono in possesso di una laurea, contro una media degli altri Paesi del mondo che che era del 44 per cento, superando soltanto il Messico. E tra i due generi sono i maschi i maggiori responsabili di questi dati: nel 2017, meno laureati delle donne (20 per cento contro 33 per cento) e veramente pochi progressi  nell’ultimo decennio.

Altro aspetto da considerare potrebbe essere il fatto che i giovani si scoraggino e dunque decidano di abbandonare gli studi appena possibile. Secondo gli esperti dell’Ocse la scuola italiana boccia troppo. Col 3 per cento di bocciati alla scuola media e il 7 per cento alle superiori supera le rispettive medie internazionali, che sono del 2 e del 4 per cento rispettivamente. Anche se quello italiano appare come uno dei sistemi di istruzione più equi perché 71 ragazzi su cento con genitori non laureati proseguono gli studi all’università dopo il diploma, contro una media Ocse del 47 per cento.

Riguardo a quanto investiamo sull’istruzione, in Italia si spende decisamente meno degli altri Paesi per l’educazione. L’Ocse spende il 28 per cento in meno degli altri Paesi. Anche se il trend è in crescita negli ultimi anni, questa è una spesa ancora troppo scarsa e che si ripercuote negativamente sugli studenti universitari. Infatti in Italia pagano ancora molto e non ricevono abbastanza. Per esempio, in media uno studente in Italia in tasse mediamente paga 1647 dollari (equivalenti) e soltanto uno su cinque riceve un aiuto economico: una borsa di studio o altro. In Finlandia non ci sono tasse universitarie e il 55 per cento degli studenti riceve un finanziamento. Anche i docenti vengono retribuiti di meno rispetto agli altri paesi dell’Ocse lungo il percorso della loro carriera.

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