La Chiesa questa volta nel mondo alla fine del mondo è andata a prendere il nuovo prefetto del Sant’Uffizio, ruolo chiave negli equilibri sempre più difficili della Curia romana e non solo.
Papa Francesco, che da quei confini estremi era stato scelto dal Conclave nel 2013 è tornato là, precisamente nella Diocesi di La Plata, sud di Buenos Aires, per incaricare il nuovo prefetto del Sant’Uffizio nella persona dell’arcivescovo di quella Diocesi, Victor Manuel Fernandez, detto “Tucho”, uno dei “preferiti” di Bergoglio che lo aveva unto vescovo all’inizio del suo pontificato.
La nomina di Fernandez è una vera rivoluzione copernicana nella Chiesa, qualcosa che cambierà nel profondo la Dottrina della Fede, la materia affidata nei secoli alle prefettura che svolge il ruolo più delicato e che è sempre stata la custode di principi sacri e inviolabili riassunti pi nel Catechismo.
Non a caso a difendere quella posizione baricentrica c’è stato stato sopratutto Ratzinger, prima di diventare papa, dopo Giovanni Paolo II.
Quello è l’ufficio, dove si è sempre difesa l’ortodossia cattolica e ora la nuova nomina sembra chiudere definitivamente una partita, rompendo anche il principio sacro della continuità dei pontificati.
Qualcuno sostiene che con la sua decisione “argentina” il papa abbia sepolto per la seconda volta Ratzinger, facendo svoltare verso un relativismo che era stato la barriera fino ad oggi invalicabile in tante scelte chiave della Chiesa cattolica e romana.
Fernandez non è semplicemente un “amico “ del papa , un conterraneo, né tanto meno un teologo sprovveduto, come qualcuno lo aveva definito.
I conservatori nemici dei nuovi corsi vaticani considerano che la sua teologia addirittura “non esiste”. Egli succede in quella altissima cattedra vaticana, al super moderato Luis Francisco Ladaria, molto riservato e quasi immune da uscite pubbliche e interviste. Invece Fernandez era già alla ribalta da tempo, dai sinodi americani, in cui si delineava già la linea Bergoglio, allora cardinale a Buenos Aires.
Più recentemente è stato Fernandez a battersi per la comunione ai divorziati e c’è lui, o meglio la sua mano, in due delle encicliche fondamentali del papato di Francesco “Amoris laetitia” e “Evangelii gaudium”.
Nominare Fernandez con Benedetto XVI ancora vivo sarebbe stata una mossa troppo forte e infatti Francesco ha atteso e la sua decisione, soprattutto la lettera con la quale l’ha accompagnata, preparano quello che viene già definito un terremoto.
“Sappi che la Chiesa ha bisogno di crescere nell’interpretazione della Parola Rivelata, ha scritto il Papa al nuovo prefetto, e nella comprensione della verità senza che ciò implichi l’imposizione di un unico modo di esprimerla…….”
Insomma altro che condanna del relativismo.
Ratzinger predicava ai cardinali, raccomandando di tenere ferma “la piccola barca della Chiesa” davanti a tanti venti di dottrina, a tante correnti ideologiche a tante mode di pensiero.”
Il papa di oggi dice esattamente l’opposto, augurandosi che arrivino altre linee di pensiero benvenute “per far crescere la Chiesa”.
Cosa vuol dire? Che la Chiesa abbandona censure, condanne, reprimende, un sistema che oggi viene definito nell’investitura di Fernandez “immorale”, ma che è stato in secula seculorum la storia della Chiesa.
Cosa succederà ora? Il nuovo corso scuoterà dalle fondamenta la Chiesa, metterà in imbarazzo tutti gli accademici, cresciuti con Ratzinger e gli alti gradi, come per esempio il durissimo cardinale tedesco, Cristoph Schonborn, che con il vecchio papa lavorò per scrivere il nuovo catechismo.
Che si sa di Fernandez, oltre alla sua adesione alla linea Bergoglio?
Matteo Matzuzzi, uno dei più attenti osservatori del mondo cattolico, ha scritto sul “Foglio” un ampio resoconto sulla grande svolta della Chiesa, raccontando anche di una tuonante omelia, pronunciata poco tempo fa dal nuovo prefetto, nella quale accusava la Chiesa di avere per secoli e decenni sviluppato una intera filosofia e morale piena di classificazioni, per catalogare le persone, “questo può ricevere la comunione, questo no, questo può essere perdonato, questo no.”
Il programma di Fernandez sarà quello di smontare questi principi, che erano il fondamento della dottrina e sostituirli con una politica “liquida” , incoraggiando un pensiero cristiano libero….Appunto una nuova teologia libera e liquida, un vero paradigma del relativismo.
Ratzinger aveva tracciato con i suoi studi, e poi con il ruolo nel sant’ Uffizio e poi da papa, una rotta, partendo addirittura dal 1981 e forse già da prima, quando era un giovane assistente durante il Concilio Vaticano II.
Libri, documenti, relazioni, anche prese di posizione forti, come il famoso discorso di Ratisbona, che fece sussultare non solo la chiesa cattolica ma anche i rapporti con l’Islam e la sua religione.
Ora la sterzata è potente e, appunto, rivoluzionaria, e la barca cui alludeva Benedetto XVI ha abbandonato i suoi ormeggi e chissà dove parte, iniziando il suo viaggio, ancora una volta “dal mondo alla fine del mondo”.
Bisognerà capire come tutto questo grande e profondo cambiamento influirà sugli altri movimenti che scuotono la Chiesa di Roma, la conclusione del Sinodo universale che il papa ha voluto e che in alcune Chiese sta suscitando spinte anch’esse rivoluzionarie.
Basta pensare alla Germania a ai messaggi che arrivano dalle sue Diocesi più avanzate, come quella di Colonia, e per i quali si parla del rischio di uno scisma. La chiesa tedesca vorrebbe che si affrontasse il tema del celibato dei preti, e quello del ruolo delle donne, già molto coinvolte in una liturgia che le escludeva. Roma fino ad ora ha risposto no. Ma adesso arriva Fernandez e tutto potrebbe velocemente cambiare.