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La musica nei libri: David Byrne, Victor Wooten, Joe Jackson... Blitz Quotidiano. Foto ANSA
Oggi voglio affrontare un argomento poco frequentato in ambito musicale: la musica nei libri, ovvero quando i musicisti sono anche scrittori. In questo articolo non parlerò dei molti, e spesso ben riusciti, romanzi scritti da musicisti: questo argomento merita probabilmente una trattazione a parte. Non parlerò neanche di libri di poesie, numerosissimi, dal momento che tanti musicisti sono anche poeti: da Suzanne Vega a Patti Smith, da Leonard Cohen a Bob Dylan, solo per citarne alcuni… In questo articolo non troverete neanche le miriadi di autobiografie e libri di ricordi che popolano gli scaffali dei settori musicali di tante librerie.
Vi propongo invece una selezione di libri che i musicisti hanno scritto sulla musica, escludendo i manuali tecnici rivolti esclusivamente a musicisti e strumentisti. Libri che potrebbero ben figurare nelle case di qualsiasi appassionato di musica (ammesso che esista qualcuno sano di mente che non lo è!). Libri che costituiscono una lettura importante per la formazione di musicisti, come di ascoltatori, e che contribuiscono alla costruzione di una cultura musicale nel senso più profondo e umano. Libri che ci guidano alla comprensione di aspetti del fenomeno sociale “musica” spesso relegati nell’ombra del “dietro le quinte”. Libri che ci propongono interrogativi sulla natura dell’essere umano e del suo “fare musica”, che in questo senso include anche l’ascolto della musica. Questa selezione non pretende di essere esaustiva, ma semplicemente un elenco di proposte che, a mio avviso, sono interessanti e forse addirittura importanti.
Menzioni d’onore
Nel 1977, Ian Dury pubblicò il singolo Sex & Drugs & Rock’n’Roll e questa espressione, che già veniva utilizzata per condannare uno stile di vita edonistico generalmente attribuito agli hippy, divenne di uso comune. Nel brano di Ian Dury, però, quella frase indicava una scelta di vita rivoluzionaria, rispetto al grigiore della vita da dipendente in giacca e cravatta, sottopagato e senza vie di uscita da una routine che poco ha di umano. Oggi, la maggior parte dei libri scritti da musicisti è piena di aneddoti e racconti che non fanno altro che rinforzare il falso mito che la vita dei musicisti rock sia fatta solo di sesso, droga e rock’n’roll. Questo è uno dei motivi principali per cui non ho voluto includere in questo articolo le autobiografie delle innumerevoli rockstar più o meno genuine che affollano gli scaffali di ogni negozio di libri.
Alcune autobiografie, però, fanno eccezione. Mi viene alla mente ad esempio Adventures of a Waterboy, scritto da Mike Scott, leader appunto della band Waterboys. Qui ci troviamo davanti a un racconto onesto e profondo che, oltre a raccontare il percorso di un adolescente da fan a rockstar, offre anche uno spaccato rivelatore della scena musicale in cui questo percorso si è svolto. Chi conosce i Waterboys sa anche quanto Mike Scott sia un talentuoso poeta e scrittore, un narratore nato. Purtroppo non esiste un’edizione italiana di questo libro. Quella inglese è del 2012. Del 2015 è invece The Sick Bag Song di Nick Cave, questa volta pubblicato in Italia nel 2016. Nick Cave è uno scrittore visionario, autore anche di diversi romanzi. Qui mescola prosa, poesia, canzoni e autobiografia in un testo che, letto con il giusto spirito, può essere fonte di grande ispirazione. Uscendo dal terreno delle autobiografie, troviamo ancora tre libri molti interessanti.
Il primo è Roots, Radicals and Rockers. How Skiffle Changed the World, pubblicato da Billy Bragg nel 2017. Non sprecate tempo a cercarlo in italiano, non è mai stato tradotto. In questo caso, si tratta di un vero e proprio saggio su un sottogenere tutto britannico, lo skiffle, che è stato un precursore del rock’n’roll in Gran Bretagna: un fenomeno musicale e sociale di una certa importanza, che Bragg racconta in maniera molto ben documentata. C’è poi un italiano… “finalmente” direte voi! Franco Fabbri è stato chitarrista degli Stormy Six e co-fondatore del movimento Rock in Opposition. Ma è anche un musicologo e docente universitario. Nel 2005 ha pubblicato L’ascolto tabù, un illuminante saggio sulla “popular music”, intesa come fenomeno culturale con implicazioni importanti, un fenomeno che riguarda tutti, non solo i musicisti.
Per finire, vorrei consigliare a tutti un’ultima lettura: La poetica della musica di Igor Stravinskij. Il libro raccoglie una serie di conferenze tenute dal grande compositore russo fra il 1939 e il 1940, quando venne chiamato dall’Università di Harvard a parlare di musica agli studenti americani. Nonostante dal titolo sembri un trattato tecnico e specialistico, si tratta di un appassionante libretto accessibile anche agli appassionati di musica, in cui si affrontano temi legati alla creatività, all’ispirazione, alle forme e ai generi musicali.
David Byrne, Come funziona la musica
In Come funziona la musica, pubblicato in Italia da Bompiani nel 2012, David Byrne racconta uno spaccato della produzione musicale, l’importanza della creazione di una scena musicale, le scelte artistiche. Lo fa utilizzando le proprie esperienze, in particolare con i Talking Heads, come spunto di partenza per i ragionamenti e i consigli. Il libro è anche un trattato sulla creatività e su come riuscire a rimanere una vita intera nel mondo della musica. Non è un’autobiografia, anche se contiene aneddoti e racconti di esperienze personali. Non è neanche un manuale, di certo non un manuale tecnico. È invece un libro essenziale per i musicisti, ma consigliatissimo anche per i semplici appassionati. Nel video vi propongo Love for Sale, un brano contenuto nell’album True Stories, pubblicato dai Talking Heads di David Byrne nel 1986. Questo è il video ufficile, in cui lo stesso Byrne compare, come spesso accade, anche nelle vesti di regista.
Daevid Allen, Gong Dreaming 1
Autopubblicato originariamente nel 1994, Gong Dreaming 1 è stato poi stampato da un vero e proprio editore nel 2006, seguito da Gong Dreaming 2 nel 2009. Si tratta di due libri di memorie, è vero, ma che raccontano soprattutto del processo creativo e della vita di un gruppo di artisti che stavano per fare la storia, il tutto accompagnato dallo stile poetico e dai disegni dell’autore. Sì, perché Daevid Allen è stato anche un poeta e un illustratore, un artista di rottura a tutto tondo. Il primo volume si concentra sugli anni Sessanta, il periodo dei Soft Machine e della nascita dei Gong, mentre il secondo volume ci racconta il dietro le quinte dei Gong dal 1969 al 1979. Nonostante questi due libri siano molto ricercati da una quantità di collezionisti, non ne è mai stata fatta una pubblicazione in italiano.
I libri sono pieni di aneddoti e racconti dal punto di vista dell’autore, principalmente sui musicisti che lo circondavano, uno su tutti Jimi Hendrix. Ma soprattutto sono un tentativo di raccontare il processo creativo che ha dato vita a due band così lontane dal mainstream commerciale, eppure così importanti e seminali per tutta la musica. Nel video vi propongo un brano originariamente contenuto nell’album del 1972 dei Soft Machine Jet Propelled Photographs, noto anche come Faces and Places vol. 7 o At the Beginning: una raccolta di demo registrate nel 1967 dalla band, che negli anni Novanta sono state riprese da un progetto parallelo di Daevid Allen, gli University of Errors. Nel 2004 esce la loro versione di Jet Propelled Photographs. Nel video gli University of Errors eseguono live nel 2008 When I Don’t Want You, brano firmato dal bassista dei Soft Machine Hugh Hopper.
Victor Wooten, The Music Lesson
Pubblicato nel 2008, The Music Lesson: A Spiritual Search for Growth Through Music non è mai stato tradotto in Italia. Nel 2021 è stato seguito da The Spirit of Music: The Lesson Continues. Si tratta di un bellissimo libro sulla musica, quasi un romanzo, o forse più un libro in stile Castaneda, ma con al centro la musica e tutti i suoi aspetti più immateriali, sciamanici e impalpabili. Un’invenzione sotto forma di racconto per diffondere la filosofia di Victor Wooten sulla musica: una filosofia forse un po’ naive, certamente un po’ hippy, ma decisamente interessante, potente e accessibile ai musicisti come ai non musicisti. Nel video vi propongo The Lesson, brano contenuto nell’album di Victor Wooten Palmystery del 2008: mi pare che già il titolo del brano si adatti bene anche al tema del libro.
Chris Cutler, File Under Popular
Pubblicato in Inghilterra nel 1985 dalla costola editoriale dell’etichetta discografica di Chris Cutler, la Recommended Records, File Under Popular è una raccolta di saggi scritti da Cutler tra il 1978 e il 1983. Non si tratta di saggi tecnici, quanto di ragionamenti sugli aspetti principalmente politici della musica e delle sue definizioni. In particolare, l’attenzione è rivolta a cosa sia la musica popolare e a come la notazione musicale prima e la registrazione poi hanno cambiato il nostro concetto di musica. Alcuni saggi sono incentrati su personaggi particolari, come Sun Ra, Elvis Presley, i Residents e sul progressive inglese, il tutto visto nel contesto dell’evoluzione della musica. In uno dei saggi Cutler cerca anche di spiegare come la sua band più famosa, gli Henry Cow, abbiano potuto funzionare al di fuori del sistema dell’industria musicale.
Un libro forse non per tutti, ma un tesoro inestimabile per chiunque voglia approfondire aspetti della musica di cui raramente si parla. Purtroppo non è mai stato tradotto in italiano. Chris Culter, oltre ad essere batterista degli Henry Cow, musicologo, co-fondatore del Centro internazionale per gli studi sul rock e la musica popolare, fondatore di un’etichetta discografica e della sua costola editoriale, ha preso parte a numerosissimi progetti musicali in giro per il mondo, dovunque ci fosse sperimentazione: dal Rock in Opposition al krautrock, dalla psichedelia alle ricerche più estreme. L’album Just Woke Up di Peter Blegvad, pubblicato nel 1995, in cui ha registrato la batteria insieme al bassista John Greaves, anche lui ex Henry Cow, è forse uno dei progetti più accessibili all’ascoltatore medio, per cominciare a conoscere questo genio musicale. Nel video vi propongo la quinta traccia dell’album Meet the Rain.
Julian Cope, Japrocksampler
Julian Cope è un personaggio estremamente intrigante. Ha cominciato la sua carriera musicale a inizio anni Ottanta con il gruppo punk Teardrops Explode, per poi passare nella sua carriera da solista dal pop a una sperimentazione sempre più personale e sempre molto ricca di inventiva. Contemporaneamente, però, si è sempre dimostrato uno studioso attento, instancabile ed estremamente pignolo, pubblicando un libro sul krautrock, una raccolta di sue recensioni di miriadi di band underground e addirittura un saggio di archeologia che ancora oggi è considerato un punto di riferimento imprescindibile dagli archeologi stessi! Japrocksampler, pubblicato in Italia da Arcana nel 2008, l’anno dopo la sua pubblicazione in lingua originale, è un’analisi del periodo in cui la musica europea è entrata in contatto con la cultura giapponese e di come da questo scontro culturale siano nate una serie di band che hanno creato i presupposti per una scena rock in Giappone.
Molte band europee, e aggiungerei italiane, hanno fatto fortuna in Giappone: un mercato fondamentale sia per i tour live che per la vendita degli album. E tutto ciò proprio grazie a questa scena rock e ai pionieri che l’hanno costruita. Il libro contiene poi anche un dettagliato e minuzioso elenco delle band che hanno iniziato il rock in Giappone, con tanto di recensioni dei loro album. Nel video vi propongo Soul Desert, traccia di apertura di Jehovakill del 1992, eseguita dal vivo con sola chitarra e voce a Edimburgo nel 2020.
Joe Jackson, Gravità zero. Un viaggio nella musica
Pubblicato originariamente nel 2001, Gravità zero è stato tradotto e pubblicato in Italia da Fucci nel 2019. Contiene aneddoti e ricordi di Joe Jackson fino alla pubblicazione del suo primo album Look Sharp! del 1979. Ma soprattutto ci propone uno spaccato della scena musicale della fine degli anni Settanta in Gran Bretagna e una finestra sulle peripezie di un musicista straordinario prima di diventare un professionista a tutti gli effetti. Joe Jackson è un polistrumentista, cantautore e cantante. Ha affrontato diversi stili e generi nei suoi album e in alcuni casi ha registrato tutti gli strumenti. Molte sue hit degli anni Ottanta sono famosissime, per cui vi propongo l’ascolto di un brano famoso, ma un po’ meno: Down to London è tratta da Blaze and Glory del 1989.
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