La patria del’albero di Natale? E’ la Germania

BERLINO – Ogni anno e’ tutelato come fosse un’oasi dell’anima, ed e’ l’incanto. Il momento mistico in cui i genitori aprono una porta rimasta fino a quel momento chiusa, la sera della vigilia di Natale, e mostrano ai bambini l’albero acceso. Sui rami ci sono candele vere. Perche’ in Germania le luminarie elettriche sono bandite in casa dei puristi della tradizione. E il sempreverde ‘Tennenbaum’ e’ tradizione particolarmente sentita dai tedeschi. Anche perche’ lo hanno inventato loro.

Nel 1419, secondo la vulgata prevalente, un’associazione di pasticceri di Friburgo allesti’ degli alberelli con dolciumi che i bambini avrebbero avuto il permesso di mangiare solo col nuovo anno.

Tedesche sono poi le corone dell’avvento con le quattro candele, la predilezione per Sankt Nikolaus, piuttosto che per l”impostore’ americano Santa Claus. Tedesco e’ lo Stollen, tronchetto all’uva passa coperto di zucchero a velo, che rievoca il ‘Gesu’ bambino in fasce. La passione per i canti di Natale, che i bambini suonano per strada, combinando voci incerte di violini, violoncelli, flauti in cambio di una moneta.

Il Raeuchermann, ometto di legno che tira fuori dalla bocca l’incenso. Insomma fra i tedeschi e il Natale c’e’ un rapporto sentimentale forte. E l’attesa e le feste hanno qui un candore antico.

Un sondaggio del bollettino dei farmacisti Apotheken Umschau rivela in questi giorni che ormai due terzi dei tedeschi preferiscono le luci elettriche, per paura degli incendi. Ma un terzo continua a perpetrare il rito – e il rischio – addobbando l’albero con romantiche fiammelle tremule di fuoco vero. Va sorvegliato a vista ovviamente, ti raccomandano, ”per non trasformare la festa in tragedia”. E del resto un 2,5% degli intervistati ha riferito di aver gia’ provato il temuto momento di terrore di fronte all’abete in fiamme.

Gli incidenti domestici capitano anche con le tipiche, diffusissime corone dell’avvento: 1 su 10 dichiara di aver avuto qualche brutta esperienza. Ad ogni modo non si spegne la passione per la cera rossa che riempie le case: ogni domenica di dicembre si accende uno dei 4 ceri appoggiati su una corona di rami.

E’ un’altra tradizione nata in Germania: quando un uomo di Amburgo, che provvedeva a dei bambini poveri, alla domanda ripetuta ogni giorno, ‘quando arriva Natale?’, rispose mettendo 20 candeline rosse su una vecchia ruota di un carro e i 4 grandi ceri bianchi: cosicche’ potessero ‘vedere’ l’avvicinarsi della festa. Cosi’ deve essere nata anche l’idea del calendario, che regala un cioccolatino ogni giorno fino al grande pranzo del 25, quando i tedeschi mangiano l’oca, rievocando il pasto di San Martino, alla fine di un lungo tempo di digiuno, oggi in disuso.

Capita poi di dover sentire delle invettive contro Babbo Natale: Coca cola ha utilizzato una figura della storia della chiesa che in Germania e’ ancora assai rispettata: il 6 dicembre si festeggia, infatti, Sankt Nikolaus. I bambini lucidano le loro scarpe, le mettono fuori della porta di casa, e il giorno dopo ci trovano dentro qualche dolcetto, le caramelle, un libro.

Insomma e’ San Nicola – protettore dei bambini e delle ragazze madri, venerato nell’originaria Mira, in Turchia – a portare i regali, nella versione originale, riformattata poi in chiave capitalista. E a Babbo Natale, in Germania si puo’ scrivere davvero: con cassette della posta ad indirizzi come ‘Porta del paradiso’.

La festa si sente anche, moltissimo, per strada. Sono affollatissimi i mercatini di Natale: a Berlino quest’anno ne sono stati aperti 70. Un tripudio del kitsch, certo, anche. Ma spesso le piccole botteghe di legno sono un inventario di eleganti tradizioni artigianali. Fra i fumi dei ‘brat Wuerst’ e le folate di cannella del vin brule’, si vendono ancora mele caramellate, pelli di pecora e coperte di lana. E, in qualche angolo recondito della Germania, capita in questo scenario di sentirsi un po’ come in un presepe.

Gestione cookie