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“La sapienza politica”, saggio di Luigina Mortari è un libro necessario, e per certi versi anche rivoluzionario

“La sapienza politica”, saggio di Luigina Mortari è un libro necessario, e per certi versi anche rivoluzionario. Dentro c’è molto, ma al centro di tutto si posiziona il tentativo di formulare le ragioni ed i tratti essenziali di una nuova politica che sia capace di prendersi cura della comunità e del mondo nel quale viviamo; un tema emergenziale, altrove banalizzato, che in queste pagine trova invece onesta soddisfazione.
Luigina Mortari insegna Epistemologia della ricerca qualitativa ed Ermeneutica delle pratiche educative presso l’Università degli Studi di Verona. Quest’ultimo volume, “La sapienza politica”, può essere considerato il quarto di una ipotetica tetralogia cominciata nel 2015 con “Filosofia della cura” e proseguita con “Aver cura di sé” (2019) e “La politica della cura” (2021).

Quattro volumi imprescindibili per chiunque abbia interesse ad approfondire il tema dell’etica della cura, ovvero la capacità di promuovere una vita pienamente umana, fatta di attenzione per sé,  per gli altri, per le istituzioni e per la natura.
Forse “La sapienza politica”, con sottotitolo “Grammatica dell’agire giusto”, è tra i quattro quello più problematico, nel senso che va a toccare la pelle viva dei problemi, quelle attitudini che una politica giusta dovrebbe possedere per governare i processi della nostra contemporaneità. Lo fa in un continuo gioco di richiami alla filosofia antica: Platone, Aristotele, Cicerone, Sofocle, ed altri ancora, diventano specchio dei nostri giorni, come se nel passato fossero conservate le lezioni fondamentali per capire e risolvere il futuro.
Il libro è composto da cinque capitoli più “Premessa” e “Bibliografia”. Per chi ha l’abitudine di sottolineare i passaggi più significativi si troverà a marcare quasi tutte le pagine. Destino quest’ultimo dei libri più riusciti, quelli che vanno dritti e lasciano fuori della porta orpelli inutili e noiosi: in questo caso il brodo non è allungato ma giusto, appena 160 pagine in tutto.

La struttura del saggio è semplice

Il primo capitolo si sofferma ad analizzare la realtà nella quale viviamo e di come questa abbia necessità di una nuova politica per essere compresa e guidata. Detto con altre parole, sono le pagine dove s’individua la malattia e le cure che occorrerebbero per debellarla.

“Siamo in un’epoca segnata da profonde e inaccettabili ingiustizie economiche, sociali e culturali, da un indebolimento della cultura civica e dei saperi della cittadinanza” (pagina 13).
“C’è necessità di cittadini e politici che siano consapevoli del valore della politica e agiscono mossi dall’intenzione di dedicare il giusto tempo alla cura della comunità” (pagina 21).

Nel secondo capitolo invece la questione si complica, nel senso che si entra nel merito dei componenti costitutivi della medicina. Affettando concetti si potrebbe affermare che questa parte affronta due temi centrali: cosa s’intende per “essenza della politica” – o meglio “essenza dell’agire politico” – e quali debbano essere le indispensabili caratteristiche dell’uomo politico.
“L’essenza della politica si può dire consistere nell’immaginare il mondo da abitare, nel tenere insieme la comunità, e tanto l’immaginare quanto il tenere insieme implica il saper dialogare, che esamina in modo largo e con profondità le questioni al fine di deliberare con saggezza.

Il deliberare presuppone a sua volta il saper giudicare correttamente e l’esercizio di un giusto giudizio richiede di cercare la più ampia e profonda comprensione degli altri e degli eventi” (pagina 29).
È evidente lo iato tra quel che si legge in questa porzione del saggio e le quotidiane manifestazioni di cattiva politica alle quali assistiamo affranti; ma non deve essere il parametro con il quale fruire questa lettura che, altrimenti, apparirebbe quasi ingenua e retorica. In qualche modo è proprio la stessa professoressa Mortari a dircelo: “il negativo della politica rientra nell’ordine della possibilità, ma non è affatto una necessità, ossia non è una forma ineludibile del suo accadere; la politica è altro e se si vuole che questo altro accada, allora è necessario cogliere della politica la sua essenza e farne l’oggetto del pubblico dibatto” (pagina 19).

Comunque sia, l’elenco delle “doti” che un uomo politico dovrebbe avere non manca: capacità di tenere insieme le persone, di dialogare, di confrontarsi, di deliberare, di giudicare, di comprendere il senso degli eventi, di conoscere ciò che accade, di coltivare la disciplina e l’esercizio del pensare, di saper problematizzare ed esercitare un’attenta analisi critica degli argomenti, virtù, etica, ed ovviamente una spiccata propensione all’onestà.

Già in questi primi capitoli si riesce a intravedere il piano di novità sul quale si posa il libro. Tuttavia, per coglierne la profondità, si deve arrivare nella seconda parte del volume. Qui si passa dalla generalità delle soluzioni alla specificità delle proposte. Ad esempio, quella che inizialmente viene indicata come “nuova politica”, adesso trova definizione e diventa “politica delle virtù”, “non più concepita tecnicisticamente ma eticamente solida, una politica che assume come orizzonte simbolico l’etica delle virtù” (pagina 74).

Ma è soprattutto nel capitolo quarto, che avviene il passaggio forse più radicale, e basta citarne due frasi per capirlo o almeno intuirlo: “la politica è l’arte che riguarda l’anima” (pagina 85), “non è possibile occuparsi di politica se non si riserva il giusto tempo alla cura di sé” (pagina 116).
Solo l’uomo che ha cura della propria anima, l’uomo che cerca di conoscere se stesso, la propria grandezza d’animo, può avere le caratteristiche essenziali per fare politica.

Salto culturale non da poco quello che ci propone la professoressa Mortari. Ancora una volta lo iato con la realtà, ma i lettori di questa recensione già sanno che esiste un antidoto: la cattiva politica è una possibilità non una necessità.

Cercare la verità, essere pacati, coltivare l’amore per la libertà, agire con rispetto, avere coraggio, essere umili, sviluppare l’etica amicale, aver cura delle parole, attenersi alla ricerca del bene comune, in questo saggio non sono retorica ma le virtù ineludibili di una sapienza politica fondata sull’agire giusto.

“La democrazia dovrebbe prendere la forma di un’aristocrazia diffusa, perché se l’aristocrazia è il governo dei migliori, allora la vera democrazia è quella dove i migliori sono i molti, e ciò può accadere solo se diffusa è la formazione politica nel senso più alto del termine” (pagina 153).
“Quando chi è al potere riduce gli spazi e le risorse dedicate alla formazione politica dei cittadini, allora la democrazia è già in pericolo e chi è stato eletto di fatto sta ritagliando uno spazio decisionale per sé. Qui inizia la fine della politica e viene lasciato spazio al potere dispotico” (pagina 154).

Dunque, un saggio necessario e rivoluzionario, nel senso che ha il coraggio di dire ciò che molti tacciono e di indicare la prospettiva che sappiamo essere quella giusta ma che fatichiamo o non vogliamo realizzare, cittadini e politici, nessuno escluso.
Questo libro è una collana di agli contro i vampiri, fatene buon uso, perché la notte, sta per arrivare.

“La sapienza politica. Grammatica dell’agire giusto” di Luigina Mortari, Raffaello Cortina Editore, pp. 160, formato cartaceo €16,00.

Emiliano Chirchietti

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