Quando si mette su un gruppo, spesso la fase della ricerca del nome giusto è una vera tribolazione. E a volte la scelta finale ricade su un errore, più o meno voluto: esistono diversi esempi famosi di band dai nomi “sbagliati”. “Sbagliati” nel senso che contengono un gioco di parole, uno spelling sbagliato, a volte voluto, altre volte derivato da un fraintendimento, o magari sono basati su una parola inesistente venuta fuori per caso.
Molte band famose hanno cambiato il nome in corsa, appena prima di affacciarsi alla celebrità o di firmare un contratto discografico che avrebbe lanciato la loro carriera. E in molti di questi casi, la scelta è stata guidata dal fato, da un incidente di percorso, da un libro aperto a una pagina random o, perché no, dalla fretta. Chissà, magari qualche giovane musicista potrà trovare qui l’ispirazione giusta per il nome della propria band!
Alcuni esempi sono talmente famosi che ho evitato di includerli in questa lista. Tuttavia, ne citerò alcuni qui, in modo che non pensiate che li ho dimenticati! Il primo fra tutti è ovviamente quello dei Beatles, che in inglese suona come la parola “beetles”, ma è scritto diversamente. Qui naturalmente la scelta è voluta, per sottolineare l’aspetto del beat, quindi si tratta di un vero e proprio gioco di parole basato sull’assonanza. Ma c’è anche il caso dei Duran Duran, che devono il loro nome al Dr. Durand-Durand, personaggio del film di fantascienza Barbarella.
Il nome degli Alice in Chains, invece, deriva da una band glam metal di cui faceva parte il cantante Layne Staley prima di fondare gli Alice in Chains. La band in questione si chiamava Alice N’ Chains: la modifica è lieve, ma è evidente il riferimento letterario a Alice in Wonderland di Lewis Carroll. I Bananarama devono il nome a un gioco di parole plasmato sul titolo di una canzone dei Roxy Music: Pyjamarama. Bon Iver invece ha preso il nome dal francese “bon hiver”, buon inverno, espressione con cui si salutavano i personaggi di un episodio di Northern Exposure, serie tv che in Italia si chiamava Un medico tra gli orsi. Poiché nella pronuncia inglese hiver appariva troppo simile a liver (fegato), si è scelto di togliere l’h e modificare la pronuncia.
Infine, c’è il caso dei Marillion: anche qui si tratta di un riferimento letterario, esattamente al Silmarillion di Tolkien. La scelta di togliere la prima parte sembrerebbe banalmente dovuta alla paura di incorrere in problemi legali.
I Matching Mole sono stati una band fondamentale della scena Canterbury, sempre in bilico tra psichedelia, improvvisazione e ricerca, anche se di vita breve. Fondati da Robert Wyatt dopo la sua uscita dai Soft Machine, devono il loro nome proprio alla traduzione letterale in francese di “soft machine” in “machine molle”, che poi, riportato in inglese per assonanza, ha preso la forma definitiva rappresentata dalla famosa talpa della copertina del primo album. Pubblicato nel 1972, il primo album Matching Mole contiene alcune perle indimenticabili, come O Caroline. Qui ho scelto per voi invece Part of the Dance.
Qui invece siamo di fronte a un vero e proprio fraintendimento, uno fra i più colossali della storia della musica. I tedeschi Tangerine Dream volevano infatti prendere il nome da un verso di Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, ma apparentemente avrebbero frainteso il cantato di “tangerine trees” con “tangerine dreams”. Pionieri del krautrock e dell’elettronica, i Tangerine Dream hanno sempre cercato la sperimentazione e la ricerca di sonorità “cosmiche” oltre i limiti dell’ordinario, firmando anche diverse colonne sonore. Phaedra è la title track di un album del 1974, che ci può dare un’idea di quanto la loro musica sia adatta alle colonne sonore. Nel video, il brano è eseguito dal vivo nel 2019.
Brutti, sporchi, irlandesi e soprattutto irriverenti! La band capitanata da Shane McGowan all’inizio portava in giro un nome che era tutto un programma, in stretto irlandese: Pòg mo thòin, che si traduce letteralmente in “baciami il culo”. Giunti a una discreta fama, però, i solerti addetti alla censura della BBC, che tanti aneddoti legati alla musica ci hanno regalato, si sono ovviamente lamentati. Così il lungo nome originario è stato accorciato nel più enigmatico Pogues. Qui sotto il video originale della title track e traccia di apertura dell’album If I Should Fall from Grace with God del 1988.
Il nome dei Foghat sembrerebbe una bizzarra costruzione a partire da due parole esistenti: fog, nebbia, e hat, cappello. Questo è più o meno quello che deve aver pensato il fratello del cantante Dave Preverett quando, giocando a Scrabble, cercò di farla passare per una parola esistente. O forse stava solo cercando di barare… Sta di fatto che la sua insistenza e la sua inventiva hanno dato la luce al nome della band di Preverett. Fool for the City è uno dei loro album più famosi, pubblicato nel 1975. Nel video, la title track è eseguita dal vivo poco dopo la pubblicazione dell’album.
La band di Steven Tyler ha preso il nome dal protagonista di un romanzo di Lewis Sinclair, Arrowsmith, tradotto in italiano come Il dottor Arrowsmith. Non è chiaro se la storpiatura in Aerosmith sia voluta o frutto di un errore, anche se personalmente punterei sulla prima ipotesi. Walk This Way è uno dei brani che li ha portati al successo, accanto alle numerose ballad che hanno punteggiato la carriera della band. Pubblicata nel 1975 nell’album Toys in the Attic, venne poi riproposta nel 1986 insieme ai rapper Run DMC. Nel video, un’esecuzione dal vivo nel 2004.
Paladini del punk britannico, i Buzzcocks devono il nome al tormentone con cui iniziava sempre lo show televisivo Rock Follies: “It’s the buzz, cock!”, dove “cock” è lo slang per “mate”, e che quindi si tradurrebbe più o meno con “Questo si dice in giro, amico!”. L’unione delle due parole finali dà un tono un po’ più sboccato e diretto, perfettamente adatto a un gruppo punk. Qui sotto, il video ufficiale di What Do I Get?, brano pubblicato nel 1978 come singolo e poi inserito come bonus track nella riedizione del primo album della band di questi “bravi ragazzi” di Manchester, Another Music in a Different Kitchen.
“Husker Du”, senza la dieresi sulle u, in norvegese significa “ti ricordi?”, ed è anche il nome di un popolare gioco da tavolo scandinavo. La cosa che ha dell’inspiegabile è che pare che qualcuno l’abbia urlato dal pubblico durante uno dei primi concerti della band punk hardcore statunitense. Questo fatto insolito non passò inosservato per i membri della band, che decisero di farne il loro nome, inserendo le dieresi per una maggiore originalità… Zen Arcade, pubblicato nel 1984, è il loro album simbolo, quello che li ha resi famosi. Considerate anche che pubblicare un doppio lp, che è anche un concept album, non è esattamente la cosa più ovvia per un gruppo punk. All’interno di questo album troviamo Pink Turns to Blue, che nel video è proposta dal vivo nel 1985.
Chiunque conosca questa band si sarà chiesto almeno una volta cosa diavolo significhi Biffy Clyro. La risposta è semplice: niente! Si tratta di un banale gioco di parole. Pare che durante le prove della band, girasse spesso in sala una penna di un tale Cliff, che veniva spesso indicata come “Cliff’s biro”. Finché qualcuno, forse per gioco, forse per errore, non se ne uscì con “Biffy Clyro”, ed ecco il nome della band! Nel video, un live in cui i Biffy Clyro eseguono Mountains, brano estratto dall’album Only Revolutions del 2009.
Anche il nome dei Linkin Park ha un’origine quasi banale. Deriva ovviamente da Lincoln Park, luogo che i membri della band attraversavano ogni volta che andavano a fare le prove. Dal momento, però, che il dominio su internet per Lincoln Park costava troppo, il nome venne “storpiato” in quello che tutti noi conosciamo. Sopravvissuti alla morte prematura di ben due cantanti, i Linkin Park stanno per pubblicare un nuovo album a novembre 2024, From Zero, che vedrà una nuova voce, questa volta femminile, accanto a quella del fondatore Mike Shinoda. Insieme ad Emily Armstrong sono già comparsi in tour. Ed è proprio da uno di questi recenti concerti che è tratto il video, con una esecuzione live della celeberrima Numb, traccia di chiusura del loro secondo album Meteora del 2003.
Anche in questo caso, siamo davanti a un nome “sbagliato”, che per essere corretto dovrebbe essere scritto Megadeath. In effetti, pare che Dave Mustaine abbia preso il nome da un articolo di giornale in cui si parlava del potenziale distruttivo di una testata nucleare, ma che abbia eliminato la a di death dopo aver scoperto che Megadeaths era il nome originario di quelli che poi sarebbero diventati i Pink Floyd. Holy Wars… The Punishment Due è la traccia di apertura di Rust in Peace, uno degli album più famosi della band, pubblicato nel 1990. Nel video, il brano è eseguito dal vivo nel 1992.
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