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Le cover più ardite di Leonard Cohen: Nick Cave, Elton John, Scary Pockets…

Poeta e cantautore canadese, dalla fine degli Sessanta fino agli anni Duemila Leonard Cohen ha prodotto una considerevole quantità di album, ma soprattutto di grandi successi. Moltissimi suoi brani sono infatti stati reinterpretati da numerosi altri artisti, famosi e meno noti. Qui, però, ci concentreremo sulle cover più ardite di Leonard Cohen, quelle che, pur mantenendo un’alta qualità musicale, si discostano di più dalle versioni originali.

Dai R.E.M. agli U2, da PJ Harvey a Iggy Pop, da Suzanne Vega a Norah Jones, da Joan Baez agli Specials, davvero non si riescono a nominare tutti i grandi nomi che hanno reinterpretato almeno un brano di Cohen, in un coro di tributi che attraversa epoche e generi musicali. Ovviamente, la cover più famosa è la celebre Hallelujah di Jeff Buckley, che è divenuta uno standard e conta a sua volta innumerevoli imitazioni. A dire il vero, la potremmo già considerare una cover “ardita”, di certo molto diversa dall’originale. Ma la conoscete sicuramente tutti e l’avrete ascoltata a noia, quindi ho deciso di non includerla in questo articolo.

Anche in Italia il repertorio di Leonard Cohen è stato più volte reinterpretato e addirittura tradotto. L’esempio di De André è forse il più calzante, con le sue versioni in italiano di Giovanna D’Arco, Nancy, Suzanne… La cosa singolare in questo caso è che le stesse versioni di De André sono state successivamente prese come punto di partenza per nuove cover e reinterpretazioni. Insomma, il vasto repertorio di Leonard Cohen ha certamente il merito di aver ispirato e influenzato generazioni di musicisti di ogni genere e ambito musicale.

Menzioni speciali

La grande mole di reinterpretazioni delle canzoni di Leonard Cohen ha naturalmente dato vita a un’infinità di tributi, album costruiti come compilation di cover degli artisti più disparati. Ma sono tantissimi anche i singoli artisti o band che hanno dedicato un loro album esclusivamente alle reinterpretazioni dei brani di Cohen. Tra questi, sempre nell’ottica delle cover più ardite, vi segnalo l’album How the Light Gets In, pubblicato nel 2009 dai Fantastic Merlins con la partecipazione di Kid Dakota: spiccano in particolare le tracce Waiting for the Miracle e Who By Fire.

Nel 2011, invece, Nadia Kazmi ha pubblicato Strange Songs: The Songs of Leonard Cohen, album ricco di interpretazioni molto originali, come nel caso della sua versione di Came So Far For Beauty. Nick Cave si è cimentato in diverse occasioni con brani di Leonard Cohen, dando vita sempre a versioni molto personali. La sua versione di Avalanche apre l’album pubblicato nel 1984 con i Bad Seeds From Her to Eternity. Mentre la sua cover di I’m Your Man è stata inclusa nell’album tributo Leonard Cohen – I’m Your Man, del 2006.

Cambiando drasticamente mondo musicale, vi segnalo l’interpretazione di Coming Back to You da parte di Martin Gore dei Depeche Mode, pubblicata nell’album tributo Tower of Song – The Songs of Leonard Cohen del 1995. Anche i Pixies hanno pubblicato una cover di Cohen, che nella loro versione è arricchita del tipico sound del periodo d’oro dei Pixies, con Kim Deal al basso. Si tratta di I Can’t Forget, contenuta nella compilation I’m Your Fan pubblicata nel 1991. Vi segnalo inoltre la versione di So Long, Marianne realizzata da John Cale insieme a Suzanne Vega e pubblicata nel loro Bleecker Street: Greenwich Village in the ’60s del 1999.

Ci sono poi una serie di cover lievemente meno ardite, ma certamente di grande qualità, che meritano secondo me una menzione in questo spazio. Nina Hagen ha reinterpretato By the Rivers Dark, traducendola in tedesco come Am Dunklen Fluss, in Leonard Cohen in deutscher Sprache – Poem, una compilation pubblicata nel 2014. Ian McCulloch, ex voce degli Echo and the Bunnymen, ha realizzato un’interessante cover di There is a War, pubblicata nel suo album Mysterio del 1992: già in precedenza la sua reinterpretazione di Lover Lover Lover aveva ottenuto ottimi risultati di vendite.

Norah Jones è presente con la sua interessante versione di Steer Your Way nella compilation Here It Is: A Tribute to Leonard Cohen del 2022. Nella stessa compilation, troviamo anche la cover di Here It Is ad opera di Peter Gabriel. Nel 2021, invece, gli Specials hanno pubblicato come singolo la loro versione di Everybody Knows. Ma adesso passiamo alle reinterpretazioni che si sono guadagnate il titolo di cover più ardite di Leonard Cohen.

Scary Pockets, Hallelujah

Di Hallelujah esistono moltissime versioni, in genere piuttosto fedeli all’originale del 1984, contenuta nell’album Various Positions di Leonard Cohen, oppure pesantemente debitrici della celebre cover di Jeff Buckley. Tra le tante, però, vi segnalo la cover poco conosciuta ma davvero interessante pubblicata dai Tangerine Dream nel loro album Under Cover del 2010, che tra l’altro include anche una versione di Suzanne. Gli Scary Pockets sono un progetto di un duo di Los Angeles, che si avvale della collaborazione di una serie di turnisti a rotazione per produrre un video a settimana di una cover in versione funky. Ma voi ve la immaginate Hallelujah in versione funky? Be’, è difficile, ma ascoltate qui, nella registrazione pubblicata nel loro album Cycles del 2020…

Christine Tobin, Suzanne

Pubblicata originariamente nell’album di esordio di Cohen Songs of Leonard Cohen del 1967, Suzanne è stata composta partendo dal testo di una poesia dello stesso Cohen pubblicata l’anno precedente. Anche in questo caso, si contano innumerevoli e importanti reinterpretazioni di questo brano. Nell’ottica delle cover “ardite”, vi segnalo quella di Peter Gabriel, inclusa nella compilation Tower of Song del 1995 e quella in chiave jazz di Gregory Porter, inclusa nella compilation Here It Is del 2022. Christine Tobin è una talentuosa cantante e compositrice jazz irlandese, che per anni ha animato la scena jazz londinese. Nel 2014 pubblica A Thousand Kisses Deep, un album interamente dedicato alle canzoni di Leonard Cohen. Tutti i brani dell’album sono versioni piuttosto particolari, ma secondo me questa sua Suzanne spicca, distanziandosi dal più consueto tono cantautorale che ha sempre colorato le più celebri e importanti cover di questo brano.

Sting & The Chieftains, Sisters of Mercy

Quando una band affermata di folk irlandese incontra Sting per suonare insieme una versione di un brano di Leonard Cohen, be’… direi che le probabilità di una cover “ardita” sono piuttosto alte. L’originale di Cohen, pubblicato nell’album Songs of Leonard Cohen, è un brano già particolare, con suo andamento in 3/4. Ma nella versione dei Chieftains, pubblicata nella compilation Tower of Song del 1995, prende un carattere fortemente irlandese, e l’interpretazione vocale di Sting si sposa perfettamente in un connubio sorprendente.

Elton John, I’m Your Man

Altro brano che conta innumerevoli interpretazioni, anche importanti, pubblicato originariamente da Cohen nel suo album I’m Your Man del 1988. Tra le altre versioni, vi segnalo in particolare quella di Holly Miranda con Joan as Police Woman, pubblicata nel 2017 nell’album Sincerely L. Cohen – A Live Celebration of Leonard Cohen, e anche l’interpretazione jazzata della canadese Patricia O’Callaghan inclusa nell’album del 2000 Real Emotional Girl. La cover realizzata da Elton John e inclusa nella compilation Tower of Song del 1995 si distanzia decisamente dall’atmosfera cantautorale dell’originale, prendendo toni molto più rock’n’roll.

Joe Cocker, I’m Your Man

Di solito non è mia abitudine in questi articoli, ma in via eccezionale vi propongo qui una seconda versione “ardita” dello stesso brano di Leonard Cohen. Sembra infatti che I’m Your Man si presti particolarmente ad interpretazioni originali che si discostano dal tono della registrazione di Cohen. Nell’album One Night of Sin del 1989, Joe Cocker registra questa sua cover, naturalmente con il suo caratteristico stile, e anche in questo caso si tratta di una cover “ardita”, oltretutto ben diversa da quella di Elton John.

Close Lobsters, Paper Thin Hotel

Paper Thin Hotel è un brano incluso originariamente nell’album di Cohen Death of a Ladies’ Man del 1977, un album che, in generale, ha ispirato molte meno cover rispetto ad altri lavori del cantautore canadese. I Close Lobsters sono una band scozzese fondata negli anni Ottanta. Questa loro interpretazione di Paper Thin Hotel suona talmente anni Ottanta da far pensare più a un brano degli Smiths che a una canzone di Cohen! Fu pubblicata sul mini cd di soli quattro brani Nature Thing del 1989, e poi nella compilation di singoli del 2009 Forever, Until Victory!

Concrete Blonde, Everybody Knows

I Concrete Blonde sono una rock band americana di Los Angeles, attiva dagli anni Ottanta. Nel 1990 hanno contribuito alla colonna sonora del film Alza il volume (Pump Up the Volume) con questa cover di Everybody Knows di Leonard Cohen. Si tratta di una cover caratterizzata da un’interpretazione decisamente più rock rispetto all’originale pubblicato da Cohen nell’album I’m Your Man del 1988. La versione dei Concrete Blonde venne in seguito inclusa nell’album Recollection: The Best of del 1996.

Lester Flatt & Earl Scruggs, Tonight Will Be Fine

Tonight Will Be Fine è la traccia conclusiva del secondo album di Cohen Songs from a Room del 1969. L’anno successivo, Lester Flatt e Earl Scruggs, entrambi componenti dei Foggy Mountain Boys, band fondamentale per lo sviluppo e la storia del bluegrass americano, pubblicarono una loro versione di Tonight Will Be Fine nell’album Final Fling: One Last Time (Just for Kicks). In questa cover, il sapore bluegrass prende decisamente il sopravvento sul tono più sobrio dell’originale di Cohen.

Nick Cave and the Bad Seeds, Tower of Song

Pubblicata da Cohen nel 1988 all’interno dell’album I’m Your Man, Tower of Song è un inno all’impresa eroica dell’artista, del musicista, ma è anche una delle canzoni di Cohen che ha visto più interpretazioni “ardite” nel corso degli anni. Tra le altre, vi segnalo la versione dei Jesus and Mary Chain, pubblicata nel 1990 come singolo e poi inclusa nella Expanded Version dell’album Honey’s Dead del 1992. Ma vi segnalo anche la versione di Marianne Faithfull, che come al suo solito non si smentisce e ci regala un’interpretazione decisamente originale nel suo album Vagabond Ways del 1999. Qui però ho scelto la versione di Nick Cave and the Bad Seeds, pubblicata nel 1991 nella compilation I’m Your Fan e poi nell’album B-Sides and Rarities del 2005. Si tratta di un estratto di una jam improvvisata sul brano di Cohen, che i Bad Seeds hanno portato avanti e registrato per circa trenta minuti, con repentini e drastici cambi di tono e atmosfere. Il risultato è senza dubbio una cover “ardita” e di grande qualità.

The Flying Pickets, Tower of Song

Infine, permettetemi ancora una volta di fare un’eccezione e proporvi una seconda cover “ardita” dello stesso brano, Tower of Song. In questo caso si tratta della versione a cappella, realizzata esclusivamente con l’uso di voci, incisa dai Flying Pickets nell’album Only Human del 2019. Quella dei Flying Pickets è una versione originalissima e addirittura divertente e, a mio modo di vedere, non poteva assolutamente mancare in questo articolo.

 

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