Paul Simon e Art Garfunkel hanno scritto negli anni Sessanta alcuni dei più grandi successi planetari nell’ambito del folk rock, ripresi e reinterpretati da moltissimi artisti. Io qui sono andato a caccia delle cover più ardite di Simon & Garfunkel, quelle che in qualche modo si sono maggiormente scostate dalle versioni originali. Nei cinque album pubblicati dal duo fra il 1964 e il 1970 si trovano canzoni celeberrime ancora oggi, forse anche grazie ai tanti nomi del panorama musicale internazionale che le hanno costantemente riprese ed interpretate negli anni.
Dopo il 1970, anno dello scioglimento del sodalizio, i due artisti hanno proseguito con carriere separate: quella di Paul Simon è certamente la più famosa. Ma in questo articolo ho deciso di concentrarmi esclusivamente sulla produzione del duo.
Ognuno dei loro cinque album ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti internazionali, nonostante alcuni critici degli anni Sessanta li accusarono di essere troppo conservatori. Addirittura tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, Simon & Garfunkel hanno ricevuto premi alla carriera e sono stati inseriti nella Rock’n’Roll Hall of Fame, nella categoria della canzone folk.
Tra i moltissimi celebri artisti internazionali che hanno reinterpretato le canzoni di Simon & Garfunkel, non si può non citare Bob Dylan e la sua versione di The Boxer, un grande classico pubblicato originariamente nell’album Bridge Over Troubled Water del 1970. La versione di Dylan venne pubblicata pochi mesi dopo nel suo Self Portrait, sempre del 1970. Sicuramente un’interpretazione personale, ma sempre di ambito folk e quindi non molto dissimile dall’originale.
Forse più interessante, dal punto di vista della rielaborazione, è la versione di Alison Krauss insieme a Shawn Colvin e Jerry Douglas, registrata nel 2007 al concerto dedicato a Paul Simon in occasione del premio per la canzone folk, e pubblicata su dvd. In questa versione perlomeno troviamo tutti gli stilemi del bluegrass. Negli anni Ottanta, le Bangles registrarono una hit riprendendo un brano meno famoso di Simon & Garfunkel, A Hazy Shade of Winter, originariamente pubblicato nel 1968 nell’album Bookends. Anche in questo caso, nonostante l’inserimento delle chitarre elettriche e di un cambio più marcato nel bridge, il brano rimane sostanzialmente invariato.
Anche i Wings di Paul McCartney si sono cimentati con un brano del nostro duo, Richard Cory, originariamente in Sounds of Silence del 1966 e ripreso dai Wings nel 1976. Dello stesso brano, segnalo anche una versione del 1966 dei Them con Van Morrison alla voce. Ma andiamo a vedere quali sono invece le interpretazioni più ardite delle canzoni di Simon & Garfunkel…
Pubblicata originariamente nel 1968 in Bookends, America è uno dei brani più celebri di Simon & Garfunkel, e anche uno dei più frequentati. È raro però trovare versioni che si discostano dalla prima registrazione. C’è una bella versione di David Bowie, dal vivo a New York nel 2001, eseguita con la sola voce accompagnata da una tastierina. Ma nessuna versione potrebbe mai risultare più ardita dell’interpretazione che gli Yes inserirono nel loro album Fragile del 1972. Una vera e propria dimostrazione di come un brano folk può essere trasformato in un classico del prog. Tanto che potrebbe facilmente passare per un brano degli Yes… e sono sicuro che qualcuno di voi pensava fosse così! Nel video vi propongo una esecuzione dal vivo.
The Sound of Silence è forse il brano più famoso di Simon & Garfunkel. Le sue atmosfere delicate sono state riprese da tantissimi artisti, fra cui Emiliana Torrini, gli Smashing Pumpkins (in una interpretazione interessante), i Disturbed e addirittura le Bananarama! Ma ora provate a pensare cosa potrebbe mai succedere se questo brano, contenuto nel primo album Wednesday Moring, 3 a.m. del 1964, finisse in mano a un gruppo punk… Se la vostra immaginazione non ci arriva, ascoltatevi questa versione dei Dickies, pubblicata nel 1978 come lato B del singolo Silent Night…
Un altro grande classico del nostro duo, che conoscono anche le pietre! Forse il brano reintepretato più volte da una miriade di artisti internazionali: i Jackson Five, i Supremes, Stevie Wonder, Elvis Presley, Cilla Black, Eva Cassidy, Roy Orbison, persino Franco Battiato… solo per nominarne alcuni! Una versione piuttosto interessante venne pubblicata nel 1971 da Aretha Franklin. Ma l’interpretazione senz’altro più ardita è quella del paladino dello ska Prince Buster, inserita nell’album Sister Big Stuff del 1976.
Un altro brano famosissimo, registrato la prima volta nel 1967 e inserito poi nell’album Bookends del 1968, dopo essere apparso nella colonna sonora del film Il laureato del 1967. Anche in questo caso, sono molti i nomi illustri che l’hanno reinterpretato: Frank Sinatra, Louis Prima, Lee Lessack & Johnny Rodgers e addirittura Bobby Solo! Ma la versione dei Lemonheads, inclusa nel loro album It’s a Shame About Ray del 1992 lo fa apparire come un brano moderno. Nel video vi propongo una esecuzione live per un programma tv nel 1992.
Contenuta originariamente in Bridge Over Troubled Water del 1970, Cecilia non è forse un titolo familiare ai più. Ma sono certo che quando ascolterete la melodia la riconoscerete… In questa versione di Suggs, cantante ska già leader dei Madness, la melodia rimane sostanzialmente invariata. Ma la base ritmica diventa ragamuffin… e tanto basta per considerarla una cover “ardita”. Il brano è contenuto nell’album The Lone Ranger del 1995.
Una canzone in grado di mettere allegria come poche, inserita nell’album Parsley, Sage, Rosemary and Thyme del 1966 e che conta numerose reinterpretazioni. Segnalo le versioni dei Moog Machine, di Richie Haven, di Lee Lessack & Johnny Rodgers, di Rachael MacFarlane e addirittura del Quartetto Cetra con il titolo Tre minuti. Una versione certamente ardita è quella dei Pizzicato Five in giapponese, che però mi pare scada un po’ nel ridicolo… Il brano si presta ad essere reintepretato in chiave più blues, come nella bella versione dei Cochise del 1970. E sostanzialmente come nella interpretazione di Al Kooper e Mike Bloomfield, registrata dal vivo per l’album The Live Adventures of Mike Bloomfield and Al Kooper del 1969. Qui, nel mixaggio finale lo stesso Paul Simon aggiunse dei cori armonizzati nell’ultimo ritornello.
Scarborough Fair è un arrangiamento di una canzone tradizionale inglese originaria dello Yorkshire, inserito nell’album Parsley, Sage, Rosemary and Thyme del 1966 e successivamente anche nella colonna sonora del film Il laureato. In quanto traditional, ne esistono innumerevoli versioni, soprattutto in ambito folk, tra cui quella di Ewan MacColl. Vi segnalo però anche le interpretazioni di Marianne Faithfull, delle Gothard Sisters, di Wes Montgomery, di Herbie Hancock, di Natalie Choquette e infine quella di Annie Barbazza in un medley con John Barleycorn Must Die dei Traffic. La versione dei Queensryche, pubblicata nel 1990 nell’album Empire, ci porta decisamente in ambito metal, pur mantenendo le atmosfere gaeliche del traditional.
Traccia conclusiva di The Sounds of Silence del 1966, I am a Rock ha visto diversi arrangiamenti, prevalentemente acustici, prima di prendere la forma con chitarre elettriche incisa sull’album. L’ardita particolarità della versione dell’americana Carey Yaruss è che qui è eseguita a cappella, con la sola voce nuda. Questa versione è la decima traccia dell’album Blurt del 2011, poco conosciuta e difficile da rintracciare sul web.
Altro brano tratto dall’album The Sounds of Silence del 1966, Leaves That Are Green può non essere tra i più famosi di Simon & Garfunkel, ma si tratta di un brano che ha avuto una enorme influenza: basti pensare che i versi iniziali sono stati citati da Billy Bragg nel suo A New England del 1983. La versione di Pete Philly è contenuta nell’album One del 2011, in un arrangiamento completamente vocale, con orchestrazione fatta di armonizzazioni vocali e beatbox.
Per concludere, vi propongo un brano che, a rigore, non è esattamente una cover. Si tratta piuttosto di un omaggio che Henry Mancini, grande compositore jazz, autore tra l’altro del tema della Pantera Rosa, ha incluso nel suo album Moon River del 1971. Mancini qui arrangia in chiave jazz e strumentale alcuni grandi classici di Simon & Garfunkel e li giustappone in un medley in cui si susseguono le atmosfere di Scarborough Fair, The Sound of Silence, Mrs Robinson, El Condor Pasa e Bridge Over Troubled Water.
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