Quando andiamo a vedere un concerto, un ruolo importante, anche se a volte sottovalutato, è quello della band che apre la serata suonando prima degli headliner. E allora vediamo alcune delle migliori e delle peggiori accoppiate dal vivo presentate in concerti passati. Le band spalla, incaricate di “riscaldare” l’atmosfera in attesa dell’evento più importante, vengono spesso scelte dagli artisti principali, soprattutto quando si tratta di un’accoppiata che deve fare un intero tour insieme.
Altre volte, sono scelte dal management o dall’agenzia di booking, nel tentativo di dare visibilità ad artisti spesso meno noti, sfruttando il richiamo di headliner più famosi. Il risultato è che capitano degli accostamenti quantomeno improbabili: a volte sono ben riusciti e la serata è un successo; altre volte invece possono risultare in veri e propri disastri, sia per il pubblico che per le band stesse.
Naturalmente, tutti i grandi nomi che oggi conosciamo come artisti famosi in grado di richiamare un grande pubblico, hanno dovuto iniziare facendo la gavetta. Con il senno di poi, fa comunque un po’ impressione scoprire che i Queen hanno fatto da spalla ai Mott the Hoople nel 1974 o che i Guns’n’Roses hanno aperto i concerti degli Aerosmith nel 1988. Lo stesso Prince ha aperto per i Rolling Stones nel 1981, mentre i Ramones fecero da spalla ai Toto nel 1979, questa già un’accoppiata rischiosa…
Altrettanto bizzarra appare l’accoppiata Heart e Michael Bolton del 1988 e quella dei Black Eyed Peas che nel 2009 aprirono il concerto degli U2. I Blue Oyster Cult hanno una storia particolare di band scelte per aprire i loro tour: nel 1978, ad esempio, erano i Japan il loro gruppo spalla, ma già in precedenza avevano avuto i Rush come gruppo di apertura: una scelta rischiosa, perché a volte capita anche che la band di apertura faccia una performance che mette in ombra quella dell’evento principale!
Succede anche che i gruppi spalla vengano cambiati in corsa, durante un tour, o perché decidono di abbandonare un tour impostato su un’accoppiata che non funziona, o perché vengono cacciati. È il caso, ad esempio, dei Black Crowes, che nel 1991 aprivano i concerti del tour americano degli ZZ Top. Il tour aveva uno sponsor piuttosto invadente, con striscioni e messaggi pubblicitari sul palco e ben evidenti. Il cantante dei Black Crowes si sentì in obbligo di dissociarsi dallo sponsor al microfono ogni sera, così la band venne cacciata e sostituita dagli Hall Aflame, un gruppo rock, certo, ma indubbiamente tutt’altra cosa rispetto ai Black Crowes…
Questo è forse uno degli esempi più famosi di un’accoppiata disastrosa. Nel 1967 Hendrix aveva appena messo su la band storica deli Experience ed era già un nome in Gran Bretagna, ma era quasi sconosciuto in America. Così, il manager decise di organizzare un tour negli Stati Uniti come apertura per artisti più famosi, in modo da guadagnare visibilità. Purtroppo vennero scelti i Monkees, band famosa e molto seguita ma che proponeva un pop leccato e rassicurante, perfettamente rispecchiato dall’immagine della band.
Orde di adolescenti urlanti accorse ad acclamare i Monkees fischiarono e quasi buttarono fuori Hendrix per vedere i loro idoli. Chissà se, raggiunta un’età più consapevole, si sono mangiati le mani o se si sono vantati di aver visto il dio della chitarra dal vivo quando non era ancora famoso in America… Certo sarà stata un’esperienza assistere allo show invasato di questo rumoroso hippie come riscaldamento per il pop un po’ melenso dei Monkees. Hendrix abbandonò il tour dopo nove date. Solo tre anni dopo, la Jimi Hendrix Experience era esplosa anche negli States, come dimostra l’esecuzione live di Voodoo Child (Slight Return) proposta nel video.
Ancora i Blue Oyster Cult, ma stavolta con una storia interessante. Nel 1973, i Kiss esordirono sulla scena professionale aprendo i concerti dei Blue Oyster Cult. Immaginando lo show un po’ glam con le facce pitturate e le lingue di fuori dei Kiss, viene da pensare che fosse una scelta rischiosa e un accoppiamento un po’ bizzarro. In questo caso, però, funzionò talmente bene che tre anni dopo le parti si invertirono, con i Blue Oyster Cult che aprivano i concerti del tour dei Kiss del 1976, proprio nell’anno della pubblicazione del loro brano più famoso, Don’t Fear the Reaper, contenuto in Agents of Fortune.
Nel 1972 i Jethro Tull organizzarono un lungo tour europeo con diverse date anche in Italia, con i Gentle Giant come band di apertura. Girarono voci sulle difficoltà di Ian Anderson ad uscire sul palco dopo le esibizioni funamboliche dei Gentle Giant, perfetti ad ogni serata. In realtà, lo stesso Ian Anderson ha smentito queste dicerie in un’intervista, dichiarando che aveva scelto lui i Giant come band di supporto e che quindi poteva solo essere contento del loro successo.
Ad ogni modo, sono convinto che sarebbe arduo per chiunque suonare dopo questi alieni: virtuosi polistrumentisti che incendiavano i palchi con un’energia incrollabile e con le loro complesse composizioni. In questa esecuzione live del 1974 in uno studio televisivo di Funny Ways, tratta dal primo album della band Gentle Giant, ad esempio, il bassista Ray Schulman suona il violino e la tromba e il cantante Derek Schulman suona il basso, mentre il tastierista Kerry Minnear si cimenta in un assolo di vibrafono, oltre a suonare anche il violoncello.
Nel 2009 venne organizzato un tour che vedeva Aphex Twin come headliner e i Kraftwerk nel ruolo di spalla. Fa un po’ impressione pensare ai padri della musica elettronica che aprono un concerto di chiunque, tanto più quando lo stesso Aphex Twin ha riconosciuto i Kraftwerk come un’influenza fondamentale nella sua musica. Certo, si tratta sempre di elettronica, ma è comunque difficile immaginare due spettacoli più diversi e due tipi di pubblico più lontani. Testimonianze dal concerto tenuto a Livorno parlano di gente che è andata via dopo la performance dei Kraftwerk e di altri che sono arrivati tardi solo per ascoltare Aphex Twin. Quindi mi sembra di poter dire che sia stata un’accoppiata abbastanza disastrosa. Nel video, i Kraftwerk in un programma televisivo tedesco nel 1982, che eseguono il loro singolo del 1978 Das Model.
Agli inizi degli anni Ottanta, ad aprire i concerti dei Devo erano i Dove: una band che eseguiva le canzoni dei Devo in versione christian rock. Non saprei dire quanto le serate possano essere state un successo, ma di certo si tratta di una delle accoppiate più bizzarre che abbia mai sentito. Ma i provocatori Devo non erano certo nuovi agli accoppiamenti anomali. Basti pensare che nel 1975 fecero da gruppo spalla nientedimeno che a Sun Ra! Qui sotto il video ufficiale di Girl U Want dei Devo, tratta dal loro album Freedom of Choice del 1980.
Nel 2003 a Toronto si tenne un concerto che vedeva in cartellone un abbinamento esplosivo: AC/DC e Rolling Stones. Quale mente diabolica può aver pensato che era una buona idea far aprire la serata a… Justin Timberlake? Davvero faccio fatica a immaginare che il pubblico abbia apprezzato questo abbinamento, o che questa esibizione abbia potuto soddisfare anche l’artista… Voi riuscite a immaginare un’apertura più sbagliata per i Rolling Stones e per i distinti signori che nel video suonano Back in Black?
La ricerca dei due ex Zeppelin nelle varie tradizioni popolari del mondo è nota a tutti e anche degna di rispetto. Quando però nel 1998 ad aprire un loro concerto in Croazia comparvero i Gazde, l’impressione fu che qualcuno si fosse lasciato prendere la mano. Una band croata, sì, di musica popolare, sì, ma estremamente nazional-popolare, con costumi tradizionali e nessuna spinta a innovare la tradizione: insomma, musica da museo della cultura popolare… Nulla a che vedere comunque con il mondo di Page & Plant, che il video ci propone in una performance live del 1994 di Friends, brano originariamente pubblicato dai Led Zeppelin in Led Zeppelin III del 1970, ma qui eseguito con la London Metropolitan Orchestra insieme all’Egyptian Ensemble.
Questo è il racconto di un’esperienza personale. Credo fosse il 1985 e i Marillion dell’epoca di Fish vennero in concerto a Roma per presentare il loro nuovo album Misplaced Childhood. Sui biglietti era annunciato un generico “special guest” in apertura. Potrete immaginare la sorpresa di tutto il pubblico quando esce sul palco la band di Alberto Solfrini e comincia ad eseguire il proprio repertorio fatto di liscio, valzer e simili.
Inizialmente abbiamo tutti pensato a una presa in giro, forse una band di rock demenziale, poi abbiamo iniziato a guardarci spaesati l’un l’altro, perfino a dubitare di essere andati nel posto giusto… Ricordo ancora la sensazione stridente di Solfrini che cantava “A Forlimpopoli c’è tutta gente onesta…” mentre noi eravamo in trepidante attesa di Misplaced Childhood! Nel video, i Marillion live solo un paio di anni prima con Forgotten Sons, brano contenuto in Script for a Jester’s Tear del 1983.
In questo caso, direi che non si può proprio parlare di accoppiata disastrosa. Certo che affiancare l’industrial rock della band di Trent Reznor con un duo che è stato definito “dark cabaret” è stata una scelta quantomeno azzardata. D’altra parte, quando nel 2005 i Dresden Dolls aprirono il concerto dei Nine Inch Nails, assistere a un concerto del genere deve essere stata certamente un’esperienza!
Molti di voi conosceranno almeno un po’ la produzione dei Nine Inch Nails, ma forse pochi sanno chi sono i Dresden Dolls. E allora vi propongo un video di un live molto recente in cui eseguono il loro brano forse più famoso, Coin Operated Boy, tratto dal loro album d’esordio Dresden Dolls del 2003.
Un concerto del 1987 in California dei Jane’s Addiction vedeva ad aprire la serata, accanto alla band punk Crocth Rockets, i Double Freak. Ora, i Double Freak presentavano un repertorio di funky leggerino spesso mescolato a interventi rap e con una tastiera molto presente. Erano conosciuti per la partecipazione al basso di un fotografo famoso e nella loro storia hanno avuto collaborazioni con Gwen Stefani e i No Doubt. Credo che questo basti a dipingere il quadro della serata… Dieci anni dopo, i Jane’s Addiction suonavano dal vivo con Flea al basso e questo è un esempio di cosa succedeva su Stop, brano tratto da Ritual de lo habitual del 1990.
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