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LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: "Filosofia minima del pendolare" di Björn Larsson (foto Ansa-Blitzquotidiano)
Intruppati come sardine in scatola o soli dentro scompartimenti malinconicamente deserti, da pendolari affrontiamo con ostinata rassegnazione l’odissea quotidiana del muoverci per poter campare. Che ce ne facciamo di questo interludio che sottrae tempo al tempo, come restituire significato a questa cronaca senza eventi?
Possiamo affidarci a un acuto e divertente “testimone del pendolarismo”, grande velista è vero ma soprattutto grande frequentatore per quasi mezzo secolo di autobus e treni, traghetti e aerei, su e giù fra la Danimarca e la Svezia, l’Italia e l’Europa.
LeggerMente: “Filosofia minima del pendolare”
Björn Larsson ci offre un divertente vademecum per esorcizzare il disagio implicito di ogni spostamento obbligato: “Filosofia minima del pendolare” (Iperborea, traduzione di Andrea Berardini, pagg- 224, euro 18) è il racconto di questi viaggi anonimi.
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Magari con l’aiuto di scrittori amati (da Beckett a De Beauvoir, da Orwell a Camus) prova a restituire se non dignità almeno un tocco di umorismo a quei momenti quasi sospesi che non sapendoli collocare dobbiamo mettere “tra parentesi”.
Tocco leggero perché la tragedia è sempre all’erta, come quando l’altoparlante annuncia l’ennesimo ritardo perché qualcuno ha deciso di gettarsi sotto a un treno.
“Tra il 2001 e il 2015 duecentotrentadue danesi hanno scelto di porre fine alla propria vita sui binari. A Copenaghen, come pure sul versante svedese, esistono appositi gruppi di sostegno per assistere i macchinisti che hanno avuto la sfortuna di travolgere qualche poveraccio stanco della vita. È un’idea sensata. Chi ha bisogno di aiuto è chi deve andare avanti a vivere. Il suicidio, ha scritto giustamente la sempre originale Bodil Malmsten, è un crimine in cui il colpevole taglia la corda lasciando chi resta a scontare la pena”.