LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: "I fascisti invecchiano", di Vitaliano Brancati
“Sui vent’anni, io ero fascista sino alla radice dei capelli. Non trovo alcuna attenuante per questo. Mi attirava, del fascismo, quanto esso aveva di peggio, e non posso invocare per me le scuse a cui ha diritto un borghese conservatore soggiogato dalle parole Nazione, Stirpe, Ordine, Vita tranquilla, Famiglia, ecc.”.
È un Vitaliano Brancati quasi quarantenne quello che, a cadavere del fascismo ancora caldo, si accinge a ripercorrere a modo suo – il comico disincanto non esclude lo sguardo impietoso – la tragica farsa del ventennio. Giusto 80 anni fa usciva la raccolta di otto brevi testi, sul confine tra saggio e invenzione narrativa, “I fascisti invecchiano” (Eliot, pagg. 72, euro 9,50).
Un esame di coscienza individuale e collettivo in cui Brancati non risparmia nessuno, a partire dal se stesso precedente alla “conversione” maturata nella seconda metà degli anni ’30, fino ai troppi opportunisti di un antifascismo “puro, ufficiale, codificato e vendicativo”.
Insieme alla retorica asfissiante ma respirata a pieni polmoni, le teste rasate, le camicie nere, gli stivaloni, l’obbedienza ottusa, il culto servile del capo… Ricchissimo il catalogo delle nefandezze morali. “Una crudeltà priva di follia e rimorsi, una pedanteria priva di scienza, una ingegnosità senza fantasia o estro, una barbarie senza candore e una corruzione senza estetismo…”.
Secondo Leonardo Sciascia, l’imbarazzo e la vergogna per l’antica entusiastica adesione costringe il futuro autore de “Il bell’Antonio” a dormire “con un occhio solo come il custode nella casa già visitata dai ladri”. Un invito dunque alla vigilanza, specie su sé stessi.
Acuto il ritratto che gli cucirà addosso il critico comunista Asor Rosa: “Fascista piuttosto ortodosso, vitalistico, nazionalistico, retorico; insomma di quel fascismo da cui non si esce per entrare nel progressismo populista, ma di quel fascismo da cui, quando si esce, si può entrare in una sovrana inattaccabile, indistruttibile osservazione scettica e ironica del mondo”.