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LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: “I Magi e la stella. Viaggio a Betlemme”, di A. Mussara

Cosa resta di Betlemme? Cosa sappiamo di questa non rilevante città della Giudea di David, dove si manifestò quell’evento che ha cambiato per sempre la storia del mondo? Antonio Musarra insegna Storia medievale alla Sapienza Università di Roma, ha scritto “I Magi e la stella. Viaggio a Betlemme” (Il Mulino, pagg. 328, euro 30), un vero e proprio diario di viaggio nei luoghi della Natività, Betlemme, un villaggione a dieci km da Gerusalemme, dalla quale è divisa da un alto muro, nella West-Bank, in Cisgiordania.

LeggerMente: “I Magi e la stella. Viaggio a Betlemme”

Un diario di viaggio che è anche un saggio e un’esplorazione rigorosa, una cavalcata tra i millenni che spazia tra fonti vetero-testamentarie e testimonianze alto-medievali, dispacci persiani e racconti di viaggio arabi, la Bibbia, i vangeli apocrifi, il Corano… Fatti storici per lo più indecidibili si confondono con le narrazioni mitiche.

LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: “I Magi e la stella. Viaggio a Betlemme”, di A. Mussara (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Si scopre che fino al Basso Medioevo il cristianesimo delle origini dava somma importanza rituale  alla Resurrezione e alla Passione, il mito della Natività si consolidò soprattutto grazie a San Francesco. E l’autore scommette sull’attendibilità storica del suo viaggio in Terra Santa.

Verso la fine del libro, incontreremo finalmente quei misteriosi personaggi che chiamiamo Magi, e ci faremo ammaliare dal potere divinatorio della stella. Una storia che ricorre solo nell’evangelista Matteo.

Il papa emerito e teologo Ratzinger li aveva inquadrati i Magi: “Il termine “magi” (mágoi), nelle relative fonti, ha una notevole gamma di significati, che si estende da un senso molto positivo fino ad uno molto negativo. […] Anche se non appartenevano esattamente al ceto sacerdotale persiano, erano tuttavia portatori di una conoscenza religiosa e filosofica che si era sviluppata ed era ancora presente in quegli ambienti.[…]”.

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Francesca Ripoli