“Ogni epoca è un’epoca di ignoranza”, c’è poco da fare, ci avvisa Peter Burke in questa ponderosa, divertente e tragica storia di ciò che sappiamo di non sapere e di ciò che non concepiamo nemmeno di non sapere. “Ignoranza. Una storia globale” (Raffaello Cortina, 2023, pagg. 384, euro 25) è miniera e cornucopia di fatti, aneddoti, personaggi, per dimostrarci che l’ignoranza non è solo un vuoto, una mancanza, rispetto a un presunto pieno.
LeggerMente: “Ignoranza. Una storia globale” di Peter Burke
L’ignoranza è contagiosa. Si ignora per difetto di informazioni e scarsità di intelletto, ignora l’uomo comune e ignorano con più successo il leader, il generale, l’amministratore delegato; ignoriamo tutti insieme. Oggi si ignora per eccesso di informazioni. E perché da sempre si presume troppo.
Professore emerito di Storia culturale a Cambridge, Burke invita con garbo a disfarci di qualche illusione sul progresso: il mondo, in fondo, va da sé, che noi sappiamo o non sappiamo. Si procede, si accumulano nuove conoscenze, ma per farlo qualcosa dobbiamo lasciare indietro, occorre alleggerirci delle zavorre, rinunciare a saperi che consideriamo superati.
“Data la brevità della vita umana, il bisogno di dormire e la competizione per l’attenzione tra le nuove forme di arte o di sport, dovrebbe essere abbastanza ovvio che ciascuna generazione di ciascuna cultura difficilmente è capace di conoscere più di quelle che l’hanno preceduta”.
Già, ma perché uno storico della cultura, il raffinato esperto del Rinascimento, dovrebbe occuparsi di ignoranza? Perché, dice Burke, non è possibile che oggi la gente creda in massa a personaggi come Trump o Bolsonaro, che hanno offerto “incredibili esempi di ignoranza” e lo rivendicano tronfi.