Dopo il Blue Monday e il Trump 2 the Revenge di ieri, tocca oggi attaccarci anche alla Giornata mondiale degli Abbracci (21 gennaio, National Hugging Day) per tirarsi un po’ su, un’americanata anche questa, ma tant’è, un tonico emotivo purchessia.
A pensarci un momento, la circostanza offre anche l’opportunità di ripensare a un bel titolo di una ventina di anni fa del grande scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, uno agli antipodi della mentalità yankee, cantore di un’America Latina della quale ha mostrato le “vene aperte”.
De “Il libro degli abbracci” proponiamo l’ultima traduzione (Sur, traduzione di Fabrizio Gabrielli, prefazione Maurizio De Giovanni, pagg. 321, euro 18) uscita l’anno scorso.
”Ricordare: dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore”, questa l’epigrafe che introduce questa collezione di pensieri, ricordi, apologhi minimi, scampoli di vita vissuta, frammenti di convivialità temperata, perchè ogni abbraccio è anche un momento di dolore. 191 brevi capitoli che guardano alla storia dal basso, non più “ridotta a sflilata militare”.
Irriducibilmente umano e essenziale il punto di vista: “Sono nudo. Padrone di niente, padrone di nessuno, neppure padrone delle mie certezze, sono il mio viso nel vento, controvento, e sono il vento contro il mio viso”.