Come trasformare una noiosa ora di italiano in una festa dell’intelligenza? Serve un prof un po’ matto ma appassionato, erudito ma senza che in mano rechi il bastone della cultura: Giuseppe Antonelli è perfetto per il ruolo. Professore ordinario di Storia della lingua italiana all’Università di Pavia, autore di grammatiche per medie e superiori, divulgatore d’eccellenza, Antonelli è un fuoriclasse.
E se volentieri crediamo alla sua simpatica formula dell'”etimo fuggente” per descrivere l’avventurosa origine delle parole, fuoriclasse lo è perché il suo ultimo saggio romanzato, in uscita il 14 gennaio (“Il mago delle parole”, Einaudi, pagg. 208, euro 15,50), è insieme esortazione colta e piano di fuga giocoso per evadere dal grigiore di un’aula scolastica.
La grammatica, se giocata con entusiasmo, è tutt’altra esperienza rispetto alle polverose cose che attribuiamo a vecchiume e pedanteria: la grammatica è glamour.
Un’avventura senza fine tra usi e significati delle parole, neologismi e cadaveri linguistici, vocaboli sommersi e salvati, dove attraversare le frontiere del tempo e dello spazio è la regola. Con obiettivo massimo il divertimento in sé che ci procura l’iscrizione all’Accademia dell’arte grammatica, mentre accresciamo la consapevolezza del nostro stare al mondo. E minimo, di “dimostrare l’importanza di non dire sempre importante”. Suvvia, e crepi l’avarizia lessicale.