Lifestyle

LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: “L’anniversario”, di Andrea Bajani

Si possono abbandonare impunemente mamma e papà? Dalla frusta metafora del recidere cordoni ombelicali al sempiterno Edipo, il distacco dalla famiglia, l’emancipazione dal controllo dei genitori sarebbero eventi obbligati e imprescindibili per la realizzazione di un proprio sè, qualunque esso sia.

Ma il non volerne sapere più nulla, girare loro le spalle per sempre… Così, a naso, siamo ai confini di un tabù. Andrea Bajani con “L’anniversario” (Feltrinelli, pagg. 128, euro 16, prefazione Emmanuel Carrère) lo affronta di petto, lo rivive in prima persona, protagonista di una storia che non avrebbe dovuto appartenergli, quasi un altro io che sabota l’autore mentre indaga con ferocia di esaminatore traumatizzato degli anni di infelice esperienza familiare fino alla presa d’atto di una separazione della quale redigere uno sbrigativo bilancio.

LeggerMente: “L’anniversario”, di Andrea Bajani

Separazione da una famiglia disfunzionale come tutte le famiglie, va da sé. L’incipit del romanzo – definizioni alternative come memoriale, autofiction, biografia romanzata, pendono come etichette scadute –  annuncia perentorio la fine: “L’ultima volta che ho visto mia madre, mi ha accompagnato alla porta di casa per salutarmi”. Tornerai a trovarci, chiede la madre, mentre sembra intonare una preghiera, elargire finalmente un consiglio, non tornare più, “salvati”.

LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: “L’anniversario”, di Andrea Bajani (foto Ansa-Blitzquotidiano)

Ma chi è questa madre? Non la odiosa, violenta e formidabile Angela di “Il fuoco che ti porti dentro” di Antonio Franchini, per citare un altro tentativo di indagine sui propri genitori. Vero centro della vicenda per renitenza di vita, questa madre è invece una specie di buco nero che si annulla per compiacere il marito, che rinuncia a tutto pur di brillare anche solo un attimo negli occhi di questo’uomo che pure è capace di slanci di generosità ma per lo più è violento, ossessionato dal controllo, ricattatorio e possessivo.

Bajani non risolve enigmi psicologici né illustra ordinarie sventure familiari, la sua è l’anatomia di un distacco meditato e irreversibile e del prezzo pagato per mandare al macero scrupoli di coscienza  e sensi di colpa. Lo fa con passo narrativo che deve alla frequentazione della poesia una sua malia, un sortilegio che non prevede inganni. Poesia che, a proposito di genitori, sarebbe arma affilatissima: “They fuck you up, your mum and dad. / They may not mean to, but they do…” (da “This Be The Verse” di Philip Larkin).

 

Published by
Francesca Ripoli