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LeggerMente, il consiglio letterario di oggi: "Suicidi imperfetti", di Fabrizio Coscia
Suona come un’ingiunzione il famoso incipit di Camus secondo cui “vi è solamente un problema filosofico veramente serio: “quello del suicidio”. E sia, ma da che parte cominciare l’esame? Fabrizio Coscia seleziona una ventina di suicidi diciamo celebri, perché noti erano gli artisti e spettacolare l’evidenza del gesto.
LeggerMente: “Suicidi imperfetti”, di Fabrizio Coscia
Se ne serve intanto per registrare i segni della sua personale ossessione intorno al problema, risolta attrraverso una galleria di ritratti rapidi e partecipati, senza pretese di esaustività antologica, calibrati su una misura di sobrietà e affettuosa distanza. Con l’idea di raccogliere il bello che pure resta in certe tragiche uscite di scena.
Accompagnato da sicuri numi letterari – da Leopardi a Baudelaire – ecco i “Suicidi imperfetti” (Editoriale Scientifica, pagg. 196, euro 15) di poeti e attori, fotografi e filosofi e scrittori soprattutto scrittori. Da David Foster Wallace a Cesare Pavese, passando, tra gli altri, per Philipp Mainländer, Rachel Bespaloff, Marylin Monroe, Hart Crane.
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“Nessun suicidio, nemmeno il più lucido e programmato, si compie in una perfezione d’intenti. C’è sempre un’incongruenza, un dettaglio che sfugge, che rivela un desiderio di ripensamento, di riconciliazione, per quanto tardivo, per quanto vano, poiché in fondo la vita è molto più illogica della morte”.
Se non è il problema filosofico per definizione, è utile esplorare con Coscia i territori dove resta almeno una soluzione. E tutt’altro che negazione di sé, piuttosto una paradossale affermazione nel rovesciamento ironico dello slancio vitale bergsoniano nel beffardo “elan mortel” sbandierato dal surrealista René Crevelne “La morte difficile”.
Dovremo infine accomodarci forse a guardare al suicidio, suggerisce Matteo Marchesini sul Domenicale del Sole 24 Ore, come a “una fuga dalla schizofrenia tra la dimensione interiore e pubblica, dalla paralisi di un narcisismo a cui ogni scelta si mostra ormai uguale, minacciosa o inutile. In certi artisti è come il rovescio della grazia”.